martedì 13 maggio 2014

Patres Patriae

Esimi Colleghi,
 avrei voluto chiamarVi “Cari” ma, persino ad uno come me, sarebbe parso eccessivo, se non addirittura irriverente.
Non so se nel posto in cui Vi trovate, Vi giungono le notizie che riguardano quell’Italia che avete tanto amato e per la quale non avete lesinato sforzi, sacrifici e, pure, tanti guai. Se non ne avete, Vi aggiorno subito: se pensavate di essere solo Voi a poter essere chiamati Padre della Patria, ebbene Vi annuncio che ora ci sono anche Io (la maiuscola, ora, mi compete)!
Oddio, se proprio si volesse guardare al capello (anche posticcio), Voi, di quel titolo, ne siete stai insigniti; Io me lo sono autoattribuito, quale logica conseguenza di tutto quello che ho fatto in venti anni di proscenio: una trascurabile differenza che, però, non cambia la sostanza.
continua ....
un altro Padre.

5 commenti:

  1. Francesco Miredi13 mag 2014, 19:07:00

    Il fatto che rientri fra le etichette "Ettoriadi" fa presumere che l'autore sia Ettore ma certamente potrebbe essere di Trilussa o, spostandoci un pò più a sud, di Totò. Forse l'entusiasmo nasce dal mio ormai conclamato antiberlusconismo ma mi ha fatto ridere di gusto. Anche oggi pomeriggio, mentre mi spostavo in macchina per lavoro, ho riso sentendo il berlusca leggere un messaggio elettorale per le europee ma, confesso, che il riso è stato leggermente più amaro.
    Francesco

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  2. Caro Padre, non so se volontariamente o per amnesia, hai dimenticato un altro collega che hai avuto nel secolo scorso. Anch’egli ha visto brillare la sua stella per un ventennio e, come te, ha avuto una giovane “fidanzata” in tempi più che maturi.
    Esistono però alcune differenze, per tua fortuna:la Tua caduta ti ha portato a renderTi utile agli Italiani che si trovano in una casa di riposo:molti avrebbero preferito vederTi appeso ad un distributore!
    Anche l’amore per gli animali vi accomuna: tu hai Dudù mentre l’altro aveva una splendida lupa in Campidoglio.
    Tu hai inventato la televisione privata e lui Cinecittà, il Tuo impero mediatico ancora resiste mentre
    il suo è svanito da tempo.
    Taccio sugli svaghi che si prendeva nelle pause di lavoro a Palazzo Venezia ma anche Tu non ci scherzi ……..
    Forse è il caso di qualche riflessione anche su questo Tuo predecessore.
    Saluti imperiali. Giovanni.

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  3. ...e poi dovevamo non parlar più di B.!!!
    Se a Francesco l'articolo ha fatto ridere, a me ha fatto piangere.. per chi l'ha scritto!
    Veramente siete caduti in basso. Meno male che da fonti "amerigane" qualcuno disse qualcosa di sporchetto che si giocò contro la persona in oggetto.
    Una cosa per me è certa: chi ha scritto l'articolo è "nu poco figghio de mignotta", mentre B. proprio non lo è, visto la dolcissima mamma che aveva e che amava.

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  4. Carlo Minchiotti21 mag 2014, 15:38:00

    a Marco Perani: anch'io, come Francesco, ho riso di gusto. Un po' di sana ironia, dopo tutte le becere volgarità sopportate ma anche, troppo spesso, sollecitate, non guasta. E non guasterebbe, soprattutto, un po' di quella filosofia di Roma che pretendeva di "risparmiare i vinti". E il presunto ultimo "padre della patria" , oggi, nonostante le sue certezze ed i suoi melensi proclami, non sembra proprio rivestire il ruolo di vincitore.
    Orsù, dunque, Marchetiello nostro, se proprio non ci riesci a condividere la simpatia che la missiva del neo papà ispira, non dare la stura a chi, con memoria lunga,potrebbe ricominciare ad illustrarci, in negativo, i meriti del nostro ventennale reggitore delle illusioni nazionali.
    Un complimento a chi,interpretandone i sentimenti ed i pensieri, ha saputo ben traslitterare quelli del decaduto Cavaliere.
    Un abbraccio a Tutti
    Carlo Minchiotti

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  5. Ridi, ridi...e ridi... su cosa? ... Forse Marco ha proprio ragione, viste le argomentazioni, trite e ritrite e.. le becere e gratuite volgarità che Carletto vede, forse
    con un solo occhio. E, finiamola con B.!.... una volta per tutte. Ma, a quanto pare, pur infiocchettando gli interventi con citazioni (pseudo) dotte, non si riesce a dire un gran che di nuovo. Un caro saluto. Carlo MORI

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