lunedì 2 agosto 2010

Quando è finito il raccolto dei datteri, ciascuno trova da ridire alla palma.


La gratitudine è un sentimento che invecchia presto” e questo ultra-bi-millenario insegnamento di Aristotele è stato confermato dai recenti, squallidi avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi giorni unitari dell’ex Popolo della Libertà.
In un altro momento, vi inviterò a spiegarmi come si concilia il concetto di “Libertà” (quella con la maiuscola) con l’epurazione di stampo sovietico che è stata posta in essere contro i dissidenti interni, che, a loro volta, non sono affatto degli angioletti: ci è mancata solo la pubblica abiura e, poi, avremmo assistito ad un tragico deja vu.
In questo momento mi interessa, invece, analizzare e cercare di capire perché in tanti -il cui livello cultural-politico li avrebbe proiettati al massimo in una fulgida carriera di attacchini di manifesti elettorali- si sono invece rivoltati contro chi aveva loro consentito di ricevere onori e prebende.
Non facciamo nomi, anche perché sono noti a tutti; resta la sconcertante ed avvilente amarezza nel constatare quanto gretto sia l’animo umano, specie in coloro che reggono le sorti di un intero Paese e che si ergono a pontifica tori, anche su questioni etiche.
In questi oltre quaranta anni, di schifezze ne abbiamo viste tante ma, seguendo il consiglio di uno che se intendeva, “ci siamo turati il naso” e siamo andati avanti più o meno bene; però, non abbiamo mai dovuto assistere a questa specie di rivolta di pretoriani (con tutto il rispetto per i Pretoriani!) contro quel “principe” che se li era cresciuti in seno e che aveva ricompensato proiettandoli sulla ribalta nazionale e pure al massimo livello.
Non mi interessano i distinguo “politici”, anche perché sono straconvinto che non ce ne siano, a meno che non si millantino per “politici” gli incollaggi alle poltrone o i salti carpiati sul carro del vincitore; a me interessano gli aspetti etici di ciascun uomo (sic!) e deontologici di ciascun politico.
E non mi si venga a raccontare la favola sulla “sporcizia” della Politica che, poveraccia, deve il lordume che la ricopre solo agli uomini che la frequentano; qui non si parla né di sporco né di pulito, bensì di un voltafaccia vero e proprio, perpetuato per miseri interessi di bottega personali che nulla hanno a che fare con la Politica.
Al riguardo, riesce molto ma molto difficile (almeno per me) capire come mai quelli che solo due anni fa si vantavano di esser i “colonnelli” (con la minuscola, ben’inteso!) ora non si sono fatti scrupoli di abbandonare il loro “ducetto” per gettarsi tra braccia ben più munifiche; delle due l’una; o erano in mala fede allora o lo sono adesso!
Vorrei continuare ma desisto per non far condizionare il mio vocabolario dal sentimento di ripulsa che mi domina.
Allora concludo con questo vecchio proverbio italico: Dio mi guardi da furia di popolo, da cattiva giustizia e da mano di traditore. La seconda e la terza le abbiamo già: che sia in arrivo anche la prima?!
Ciao a tutti, Ettore.

10 commenti:

  1. Caro Ettore, sarà l'ora tarda, ma faccio fatica a seguire i tuoi ragionamenti e faccio soprattutto fatica a capire con chi ce l'hai: con la direzione del Pdl che ha "epurato" i dissidenti interni (mentre il loro dissenso non rimaneva per niente interno), con i dissidenti stessi (continuo a usare i tuoi termini non quelli che riterrei più corretto usare nei loro confronti), con gli ex-"colonnelli" che hanno abbandonato il loro ex-"ducetto". Su una cosa comunque sono completamente d'accordo: è tutta una vicenda estremamente squallida, anche se non mi sento di distribuire le colpe ugualmente su tutti gli attori.
    Un augurio: nonostante tutto, cerca di passare una notte serena e non ti fare il sangue amaro.

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  2. Caro Gino,
    mi riferisco essenzialmente ai "colonnelli", quelli cioé che hanno inzuppato il pane ed, ora, sputano in quella stessa ciotola.
    Avremo modo (perché non cominci tu?) di approfondire anche gli altri aspetti di questo squallore senza confini.
    Per il resto, non ti preoccupare: ci tengo troppo al mio sangue per rovinarlo con simili bassezze!
    Un abbraccio, Ettore.

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  3. Luigi Chiavarelli3 ago 2010, 18:30:00

    Caro Ettore,
    tu, come me, sei un soldato e ragioni da soldato: vai per linee rette, parli di gratitudine, di onore, di lealtà, di bene comune ecc. ma nel mondo politico le cose non funzionano così. Pensa a quante camicie nere, con ancora in bocca i peli dello sfintere mussoliniano, sono diventate istantaneamente rosse dopo il 25 aprile del 45 o quanti “compagni” sono saltati a pié pari, in tutte le direzioni, dal vascello PCI in affondamento. Mi meraviglio che tu ti meravigli.
    Fini sa che il PDL è Berlusconi e finito il Berlusca sarà finito il PDL, cosi, sbattendosene degli impegni fatti agli elettori, si prepara ad un altro minestrone di fine legislatura (o prima) dove raccoglierà l’UDC e tutti gli scontenti del PD e della Lega, quasi tutti ex democristiani e socialisti. Per non restare impregnato dall’ afrore berlusconiano, tenta di crearsi una nuova verginità da vero democratico evoluto e progressista, una falsa indipendenza, per tornare a quel mondo di “do ut des”, di “una mano lava l’altra”, di favori, favoricchi, levantinismi e compiacenze che era e tornerà ad essere la politica italiana. Caduto il Capo vero, i saltafossi torneranno a regnare nella loro rapace mediocrità. Ci riusciranno? Spero di no. Ho fiducia (ma non troppa) negli Italiani.
    Un abbraccio.
    Luigi

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  4. Caro Ettore, alla luce degli ultimi sviluppi, per che cosa "i colonnelli" dovrebbero oggi essere grati al ducetto? Per essere stati manipolati e usati a "fini" personali? Quantomeno, il proprietario delle braccia "ben più munifiche" a cui tu fai riferimento si è sempre dimostrato leale con i suoi alleati.

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  5. Gino, Amico mio,
    mi sembra che i "fini", alla fin fine, abbiano procurato benefici sia all'uno che agli altri che, per incanto, si sono ritrovati ad occupare poltrone altrimenti chimeriche e dalle quali possono anche abbandonarsi a sproloqui da Legge 190.
    Non vorrei distruggere un mito forse dovuto alla tua giovane età (in confronto alla mia!)ma credo che il termine "lealtà" ed i suoi derivati non appartengano al mondo politico, specie quello italico.
    Se poi lo affianchiamo al "munifico", siamo lontani anni luce.
    Un abbraccio, Ettore.

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  6. Caro Ettore,
    sei proprio convinto che Fini abbia procurato benefici a qualcun'altro oltre che a se stesso? Ma dove e cosa sarebbe oggi Fini senza Berlusconi? Presidenza della Camera: altro che chimera! Se qualcuno doveva dimostrare gratitudine e lealtà, questi doveva essere proprio il Signor Fini in (meglio, nei) Tulliani. Se qualcuno doveva dimostrare coerenza, questi doveva sempre essere il succitato Signor Tulliani: aveva detto "siamo alle comiche finali" e poi? Ha avuto paura di perdere il posto, le prebende e i benefit per sè e per i suoi? Qui se qualcuno dimostra di essere ancora ammaliato dai miti non credo di essere io, nonostante la più giovane (o meno avanzata) età. E sempre a proposito di lealtà, mi dai un esempio in cui Berlusconi non è stato leale con gli alleati?
    Ricambio l'abbraccio,
    Gino
    Gino

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  7. P.S. al precedente commento:
    Bersani, D'Alema, la Bindi (quella più bella che intelligente) e ora anche Violante vogliono allearsi con Fini: se ce ne fosse stato bisogno, la semplice offerta (peraltro non respinta sdegnosamente dal summenzionato) è il suggello del tradimento.

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  8. E no caro Gino,
    non voglio spostare la querelle sulla "lealtà politica" perché sarebbe come volere la luna nel pozzo.
    Io ho sempre e solo parlato di "lealtà personale", sai di quella che discrimina un Uomo da un quaquaraquà; di quella che ti fa rimanere leale verso un'Idea incarnata, in quel momento da un uomo; di quella che ti fa andare avanti sulla strada intrapresa insieme, anche se questa strada ha tutta l'aria di portarti al disastro.
    Ma, per fare tutto questo, bisogna avercela quell'Idea, bisogna essere, appunto, Uomini.
    Se, cme ne sono certo, condividi lo spirito di queste mie parole, spiegami per piacere in quale categoria collochi La Russa e Matteoli.
    Un abbraccio, Ettore.

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  9. E no caro Ettore,
    tu non puoi continuare a cambiarmi continuamente bersaglio. Voler parlare di La Russa e Matteoli è, per dirla alla Di Pietro, "guardare il dito (La Russa, Matteoli e tutti (tanti) quelli che sono rimasti fedeli all' idea e quindi non hanno seguito l'uomo (rigorosamente con la minuscola)) e non vedere l'asino (il signor Tulliani) che vola". Il problema della coerenza e della lealtà qui è esclusivamente del signor Tulliani che nel tempo ha abiurato a tutto quello che era l'anima del suo partito per buttarsi (esclusivamente per interesse personale) nelle braccia di Repubblica, della Bindi e compagni. E tu pretendi che per supposta "lealtà personale" i La Russa, i Matteoli e altri avrebbero dovuto seguire il "ducetto" in questa avventura sinistra?

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  10. E va bene, caro Gino,
    incasso il colpo e ti do ragione sulle acrobazie ideologiche di colui che tu definisci in maniera tanto sprezzante.
    Ti lascio solo uno "spunto di meditazione" e poi la piantiamo qui e incominciamo a parlare d'altro: ma coloro che ora gli sputano addosso erano o non erano compartecipi di quelle acrobazie?!
    Un abbraccio, Ettore.

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