martedì 31 agosto 2010

Malasanità.


L' episodio, tragico, avvenuto in sala parto al Policlinico Universitario di Messina , ripropone nella sua gravità , la condizione del processo mediatico, seguito normalmente ad un acuirsi dei sensi di perbenismo che ci pervadono periodicamente. Lungi da me il desiderio di commentare una vicenda che ha aspetti etici, professionali e legali ben definibili, la mia attenzione è stata richiamata dalla foga risarcitoria con la quale politici ed opinione pubblica hanno e stanno lavorando sull' ultimo, o forse già penultimo, caso di orribile sanità malata. Medici sciatti, medici corrotti, medici che hanno tradito la missione, verranno giudicati, e radiati, condannati od assolti , ma non ridaranno ciò che hanno tolto ai loro " clienti". Per me, nella falsità di questo teatrino quotidiano, si pone il problema, che vorrei affidare alle valutazioni di Tutti i pazienti lettori, della limitazione a poche ore al giorno dell' assistenza ospedaliera e della volontà politica di affidare sempre più l'organizzazione sanitaria ai privati. Un sistema che ci era invidiato diventerà oggetto di scalata di questo o quel gruppo di potere; ma neanche ciò mi scandalizza. Nulla o assai poco funzionerà sin tanto che l' unità sanitaria ospedaliera dovrà accudire non alla propria coscienza, ormai quasi generalmente venduta ad altre logiche, ma agli aspetti logistico economico di più e più impegni. L'ospedale, residuale, precede normalmente la clinica e lo studio professionale privati. Le visite domiciliari degli infermieri e delle altre figure tolgono interesse e freschezza al loro lavoro. Le macchine, costruite per lavorare a ciclo continuo, vengono utilizzate parzialmente per favorire, in ambienti non sempre idonei, lo sfruttamento, questo si intensivo, di apparecchi obsoleti e poco precisi o di macchine all' avanguardia tecnologica che monopolizzano il mercato. Storie vecchie. Non sempre solo ad appannaggio del Centro e del Sud, che continuano a stupire. O a meravigliare. E a muovere, per gli inutili rituali del momento, i politici e l'opinione pubblica. Nessuno, proprio nessuno, dei politici, Signor ministro in testa, ritiene che si debbano diversificare, dividendone le competenze, gli incarichi: o medico ed infermiere pubblico , o medico ed infermiere privato.
Se così fosse l' ultimo, o penultimo , caso di malasanità non si sarebbero verificati perché ognuno, nella competenza del ruolo, avrebbe avuto ben precise le proprie responsabilità .
Spinto a parlarne dalla rabbia di non poter " costruire", colgo l' occasione per chiederVi, supplicandoVi, se in questi o in altri settori noi, giovani pieni di idee e di buona volontà , possiamo fare qualcosa...... Un abbraccio a Tutti, con la speranza di un cenno di risposta vivace ed attenta ad una necessità che coinvolge proprio tutti .
Carlo Minchiotti

4 commenti:

  1. Carissimo Carlo da, ahimè, frequentatore abituale degli ospedali condivido le tue esternazioni e da critico attento sui provvedimenti emanati dai nostri politici potrei elencare i danni, in termini economici, derivanti dalla ammissione della sanità alle Regioni e dalla eliminizione della vecchia legge Bindi che obbligava i medici impiegati pubblici a svolgere la loro attività solo all'interno dell'ospedale e a non ricevere altri tipi di compensi. La colpa non è però solo dei politici e hanno messo del proprio anche tutti gli italiani facendosi dichiarare invalidi quando non lo erano o riempendosi di medicine inutili quando il tiket era poca cosa.
    Oggi credo che possiamo fare ben poco se non svolgere tutte quelle attività di volontariato che aiutano in qualche modo il prossimo.
    Naturalmente abbiamo anche il potere del voto ma, nonostante la salute sia da considerarsi l'elemento più importate per dare dignità all'uomo, non vedo politici o partiti che la pensino in questo modo.
    Ti abbraccio
    Francesco

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  2. Carletto,
    grazie innanzi tutto, per il "giovani di buona volontà" che (non so se volutamente o no)indica la vera, abissale diffrenza tra noi "giovani nell'animo" e coloro che lo sono solo anagraficamente.
    La Sanità è uno dei grandi malati della società italiota ma, a differenza degli altri, produce guasti irreparabili e, in questa non invidiabile classifica, è seconda solo alla Giustizia.
    Ha ragione Francesco quando accomuna, tra i correi, anche l'esercito dei tanti che hanno "inzuppato il pane" nel calderone del SSN, spesso e volentieri se non incoraggiati almeno "non visti" dai cosiddetti politicanti locali.
    Mi è stata appioppata la nomea del "pessimista cosmico" perché continuo ad evidenziare le voragini, morali e materiali, prodotte dalla grande ammucchiata post-sessantottina, resa ancor più virulenta dalla follia di spesa pubblica degli anni '80 e primi '90.
    Ed allora, ti dico che dubito fortemente che noi "giovani", per quanto "di buona volontà", si possa andare oltre quello che, cristiamente, propone Francesco: ce lo impedisce il semplice motivo che noi, con i nostri Valori, siamo degli alieni in questa società che l'unico "valore" che riconosce è quello proprio del danaro.
    E la perversa commistione tra pubblico e privato nel settore sanitario ne è la prova più devastante.
    Ti abbraccio,
    Ettore.

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  3. Cari "ragazzi",
    mi sono domandato più volte se era il caso di rispondere all'interrogativo di Carlo, ma mi sono anche reso conto che non avrei aggiunto niente al commento di Francesco e quindi ho desistito. Rileggendo però le parole di Ettore e la proposta di Carlo, mi sono deciso ad intervenire ed a lanciare l'idea che mi perseguita da qualche giorno. Mi sono detto che siamo "giovani", formiamo un grupppo coeso, non siamo completamente deficienti, abbiamo in comune dei valori veri , e sicuramente, sotto le ceneri, ancora tanta voglia di fare e di sentirci ancora parte viva della Nazione. Perchè, allora, invece di limitarci a scrivere cose sicuramente interessanti, ma un pò fini a se stesse, non proviamo ad utilizzare questo blog per provare a ritrovarci anche attorno ad un progetto comune, nostro, che ci rapprenti per come siamo e con i nostri valori, anche se non sono più alla moda.
    Gigi, tempo addietro, aveva lanciato un'idea. Non so se è rimasta su un binario morto; se così fosse, forse è stato a causa di obiettive difficoltà. Questo non deve scoraggiarci: confrontiamoci apertamente qui, nel nostro blog, fino a trovare il progetto che accomuni consenso ed adesioni. La sfida è lanciata; personalmente ci credo e sono sicuro che potremmo fare qualche cosa di buono, coerentemente con i valori che ci contraddistinguono. E chissà che poi non scopriamo che non siamo così soli e sorpassati!
    Un abbraccio a tutti e a presto
    Federico

    PS: Per buona pace di Carlo, posto queste righe come anonimo perchè tutti i tentativi per inserire il mio nome sono miseramente falliti !!!

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  4. Ettore Magliocchetti6 set 2010, 09:08:00

    Caro Federico,
    non concordo affatto con il tuo "sotto le ceneri" , dal momento che me ne sento abbondantemente "sopra" e, conoscendo tutti Voi, ho la certezza di essere in buona ed ampia compagnia!
    Se quelli che sono anagraficamente considerati ancora "attivi" avessero solo la metà di quello che abbiamo noi, molto probabilmente non staremmo lì a disquisire sulle disgrazie di questa nostra, povera e malversata Italia (vatti a rileggere il canto sesto dell'Inferno e troverai una terzina che sembra scritta oggi!) .
    Inoltre, le cose che scriviamo non le ritengo affatto "fini a se stesse" (qualcuno si è spinto a definirle addirittura "sterili"), per il semplice fatto che ci consentono di continuare a mantenere la coesione, attraverso un sereno scambio di opinioni su fatti importanti che non può che avere effetti benefici per ciascuno.
    Per quanto riguarda la tua proposta, mi trovi entusiasta sostenitore e credo che si possa ripartire benissimo dall'idea di Giggione, incominciando ad esaminarne tutti gli aspetti concettuali, organizzativi ed esecutivi; l'unica condizione che pongo è che non si mettano in mezzo altre "organizzazioni" similari di cui ho scarsa anzi punta fiducia.
    Grazie del tuo prezioso intervento che potremo senpre riprendere tra qualche giorno in quel di Torino.
    Un abbraccio,
    Ettore.

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