martedì 28 settembre 2010
De minimis pretor non curat ........ o NO !!!!
Da quel mefistofele semi trinariciuto che è, il buon Oliviero mi ha stussssicato (rappresentazione scritta della sua fonia!) per commentare l’ultimo afflato oratorio del gentiluomo di Ponte di Legno, facendo leva sul mio conclamato orgoglio di una “romanità” forse obsoleta e sicuramente sparita.
Non voglio mettermi a commentare la frase puerile (nel senso che è abituale in bimbetti al massimo della 1^ elementare!) del gentiluomo in questione a beneficio del suo “popolo” di beoti, i cui antenati vivevano nelle caverne quando quelli dei “porci” abitavano in palazzi di marmo.
Non lo faccio perché -come sentenziavano i dominatori del mondo, antenati dei “porci”- de minimis pretor non curat e perché lo hanno già fatto “penne” immensamente più autorevoli.
Però questa ulteriore dimostrazione di signorilità (che ben fa il paio con il dito medio perennemente alzato!) mi fa pungere vaghezza che ci possa essere una certa qual correlazione tra l’immagine che giornalmente offrono i nostri “dirigenti” e la considerazione che l’Italia riscuote nel mondo.
Da sempre, sostengo che il Clero debba impicciarsi dei fatti dell’anima e non di quelli della società, specie se italiana; però le parole inusualmente dure, sacrosante ed inconfutabili che ha pronunciato ieri il Card. Bagnasco mi hanno profondamente turbato, perché le ho percepite come uno schiaffo, anzi come uno sganassone all’intero sistema Italia, di cui mi sento un modesto componente. E non è la prima volta!
Leggo poi, che la Commissione europea (Presidente in testa) sta studiando una serie di misure restrittive da adottare nei confronti di quei Paesi che non fanno nulla o fanno pochissimo per ridurre il loro debito pubblico; senza stare lì a nascondersi dietro un dito, è evidente che, tra i “grandi”, il maggior interessato è proprio l’Italia che dovrebbe ridurre il suo debito (116% del PIL!!!) dell’8% in tre anni. Tradotto in moneta, sarebbero qualcosa come 130 mld di € che da qualche parte bisognerà pur racimolare; in caso di inadempienza, le sanzioni riguarderebbero il ridimensionamento dell’elargizione di fondi e sussidi, nonché quello di talune prerogative politiche : sganassone comunitario!
Giusto per non farsi mancare niente, sono freschi di pronuncia i reiterati attacchi della Marcegaglia e di Luca Cordero -che non sono certo catalogabili tra gli eredi di Peppone!- alla inconcludente politica economica messa in atto da questo governo: sganassone “amico”!
E per finire, il proditorio mitragliamento di un peschereccio italiano in acque internazionali, commentato dai nostri “politici” con un’alzatuccia di spalle, quando non addirittura addebitato a presunti sgarri dell’equipaggio stesso: non più sganassone ma vero e proprio sputo in faccia!
Fermiamoci qui, per carità di patria.
Però una domanda ce la dobbiamo porre e cioè: perché, dall’interno e dall’estero, ognuno sente il dovere di prenderci a sganassoni, nella convinzione che, tanto, nessuno reagirà e, qualora lo facesse, avrebbe lo stesso peso del due di briscola?!
Ragazzi, io una risposta semplice semplice ce l’avrei pure: perché gli eventuali replicanti si sono talmente auto-sputtanati con i loro comportamenti che oramai non sono più credibili, nemmeno se sostenessero che è la Terra a girare intorno al Sole.
Mettiamoci un po’ nei panni di un osservatore esterno ed esaminiamo i fatti dell’ultimo biennio e vediamo cosa avrebbe visto.
Un governo con una maggioranza schiacciante che non solo non riesce a fare nessuna riforma degna di questo nome ma ricorre con disinvoltura al “voto di fiducia” per fare approvare provvedimenti, a dir poco, discutibili ; un ministro in carica che ha un linguaggio ed una gestualità da taverna contro lo stesso Paese che rappresenta; sindaci che rifiutano di esporre la Bandiera o di far cantare l’Inno nazionale; altri sindaci che millantano vere e proprie sedi di partito per scuole pubbliche; parlamentari che si insultano come camalli; gente eletta in un partito che fa il salto della quaglia ora in questo, ora in quell’altro; battaglioni di indagati che restano sempre impuniti ed impunibili ; lo stallo totale di ogni attività politica, a causa di 70 mq monegaschi, con cucina annessa........
Allora, se foste uno di quegli osservatori esterni, cosa ne dedurreste?!
Un abbraccio a tutti,
Ettore.
Povera Belen, poveri italiani! Che mazzate!!!
Ieri sera tutti i telegiornali hanno definitivamente ucciso il mito del maschio italiano.
L’uomo più invidiato dai maschi e più desiderato dalle femmine da anni aveva una relazione con il suo agente (maschio??), il quale, per amore gli aveva comperato automobili di lusso e appartamenti come si usava nell’antica tradizione tra amanti.
Povera Belen,tradita nel peggiore dei modi!
Chissà quanti dei maschi italiani rimasti vorrebbero consolarla, mi ci metto anch’io ma so che morirei nella mischia.
E se saltasse fuori che ......... quella che "Semprecé" è un maschio e che da anni ha una torbida relazione con Ignaziooo??!?!
Potrebbe anche cadere il Governo!!!
Il Signorin del Blog.
Per completezza clicca su Macho Micio.
lunedì 27 settembre 2010
Sport o videogame???
Diciamocelo pure senza falsi pudori: la straordinaria vittoria di ieri della Ferrari al GP di Singapore ci ha ringalluzzito anzicchennò!!!
E’ stata una gara entusiasmante, difficilissima ed affascinante come può essere garantito solo da un circuito cittadino e che ha esaltato (in senso sia positivo che negativo) le caratteristiche di macchine e piloti.
Fin qui, mi direte, è solo un succintissimo riassunto di quello che è avvenuto ed avete ragione.
Quello che voglio mettere in discussione, invece, è il dilemma se la Formula 1 (ma per estensione, tutti gli “sport” dove compare il mezzo meccanico-tecnologico) sia da considerare uno sport, nella sua accezione più nobile, o piuttosto come una specie di “video-gioco” in cui la macchina è prevalente sull’uomo.
Non vi è dubbio che esiste una differenza abissale tra un Nuvolari (che cambiava le marce compiendo le stesse azioni di un automobilista della domenica e, magari, doveva fare pure la “doppietta”) ed un Alonso che, invece, è assistito e supportato da un’elettronica spaziale, nonché da un battaglione di ingegneri che gli dicono pure la distribuzione dei granelli di sabbia sulle gomme.
E’ verissimo; ma se Nuvolari era considerato uno sportivo,ciò non vedo perché non possa esserlo Alonso; sarebbe come dire che non possiamo non definire transoceanico un pilota di un Airbus, solo perché è assistito da un’avionica formidabile, contro la sola bussola che assisteva il buon Lindbergh; con la differenza però che il pilota di oggi deve “gestire” un mezzo che impiega quasi sei volte in meno per coprire lo stesso percorso!
Per contro, la preparazione fisica (per non parlare delle conoscenze tecniche) che deve avere un Alonso è decisamente superiore a quella di un Nuvolari e, forse, questo è il solo parametro che può far considerare l’automobilismo uno “sport”.
Ma proviamo ad inquadrare il problema sotto un’altra ottica!
In un mondo globalizzato, in cui le esigenze televisive ci costringono ad assistere ad avvenimenti sportivi nelle ore più assurde (comprese quelle normalmente dedicate ai bucatini all’amatriciana) o viene elevato a dignità di “disciplina olimpica” ciò che era solo un passatempo di paese, io parlerei di spettacolo piuttosto che di “sport” come lo aveva sognato il buon De Goubertin, non fosse altro che per il vorticoso giro di quattrini che lo alimenta.
Ne deriva che è l’accezione stessa del termine “sport” che ha perso in nobiltà, accettando di ridursi ad essere sinonimo di affari miliardari, di schifezze di vario genere, di tradimenti e di spionaggio; per cui, se così è, non vedo perché la Formula 1 non debba essere considerata uno sport!
Voi che ne pensate?!
Ettore
ARTIGLIERE DEL 150° CORSO !!!
venerdì 24 settembre 2010
Vorrei che a governarmi fosse il mio amministratore di condominio
Ciao ragazzi dopo le lacrime (perché l’incontro è durato poco) di Torino siamo ritornati nella nostra quotidianità e riprendo a stigmatizzare ciò che considero sbagliato; questa volta ho potuto scambiare qualche parola, dopo almeno quarant’anni, con Chiavarelli, Papi e Suffoletta e sono certo che riprenderanno a commentare le mie elucubrazioni; mi piacerebbe anche che lo facesse il buon Genta perché alcuni aspetti della politica economico sociale si basano su principi matematici e ricordo che lui era molto attratto da questi.
I fatti che voglio commentare sono tre: 1) Il divieto sancito dalla maggioranza sull’uso delle intercettazioni relative a Cosentino; 2) la volontà espressa dai Finiani di non approvare l’ultima meraviglia di Alfano sul processo breve a causa delle “calunnie” del Giornale; 3) le ultime dichiarazioni di Tremonti sul debito pubblico e la tassazione.
1) Cicchitto e Capezzone hanno dichiarato che l’atto con il quale il Parlamento ha negato l’uso delle intercettazioni a carico del loro compagno di partito è da considerarsi una grande vittoria della democrazia contro il giustizialismo. Io credo che il giustizialismo inteso come applicazione unanime della giustizia sia, in linea di principio, una buona cosa che può diventare cattiva quando non si applica con imparzialità o non dà all’accusato ogni possibilità di difesa. In questo caso non è stato potenziata la difesa dell’indagato ma è stato tolta all’accusa una grossa (forse l’unica) possibilità di agire. In sostanza, sono state disattivate, all’inquirente, le armi per poter ripristinare un torto che lo Stato aveva ricevuto. Questo non può definirsi una atto di democrazia e si palesa come ingiustizia bella e buona, non perché lo dica Di Pietro o Bersani o chicchessia ma perché è un atto di protezione verso un individuo che, probabilmente ha sbagliato. Il no del Parlamento è, a mio avviso, un atto di difesa di casta e non può essere giustificato dal fatto che l’individuo beneficiario appartenga ad una categoria eletta dal popolo perché quelle elezioni sottintendono sempre la volontà di perseguire interessi pubblici non privati.
2) Nella vicenda Fini mi sono schierato dalla sua parte non per essere in contrapposizione a Berlusconi ma per stima nei confronti dell’uomo e, principalmente, del politico che, a mio avviso, stava ben operando nella funzione di Presidente della Camera. Il modo come i suoi delfini hanno risposto alle ultime “scoperte” del Giornale mi ha molto deluso. Non è possibile controbilanciare le eventuali calunnie su un fatto privato con l’ostruzionismo su un atto politico di pubblico interesse quale è la riforma della giustizia. Se non si condivide la linea tracciata da Alfano per diminuire la durata dei processi (o per proteggere il premier dai procedimenti giudiziari), la contestazione va fatta con motivazioni adeguate (come stava facendo Fini) non perché il Giornale ha detto che il reale proprietario della casa in Montecarlo è il cognato di Fini…chi se ne frega!. Spero proprio che Fini prenda le distanze da questa assurda posizione perché, in caso contrario, un’altra speranza svanirà nel nulla.
3) Tremonti ha dichiarato che l’Italia è terza al mondo come debito pubblico e, purtroppo, non è terza al mondo come sviluppo industriale; ciò nonostante lui si è opposto alla tassazione dei BOT perché non vuole penalizzare i risparmiatori. Decisione encomiabile per coloro che risparmiano e mantengono, con questo, buona parte del debito statale e della finanza bancaria ma quali vantaggi porta a coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese? Chi gestisce la finanza pubblica deve tendere a proteggere, in primis, le categorie più deboli ed è indubbio che negli ultimi anni sono aumentati i poveri ed il precariato. Il federalismo regionale in atto e gli scarsi risultati nella lotta contro l’evasione hanno fatto sì che ad un mantenimento formale della percentuale Irpef corrispondesse un aumento costante ed indiscriminato di tassazioni regionali, provinciali e comunali di modo che le accise o i balzelli o la tassazione pubblica sono diventati sempre più pesanti. Non voglio, con questo, dire che è giusto tassare i BOT e colpire gente che, in ogni caso, non ha problemi di alimenti ma se fossi al suo posto preferirei dare maggiori speranze a chi non risparmia per il semplice fatto che non ha nulla da risparmiare e dire loro che mi sto adoperando per farli vivere con un più tranquillità
Questa sera ho una riunione condominiale e l’amministratore mi attende con terrore (ha preparato una scorta formata da un avvocato e da un commercialista) perché oggetto è la verifica della sua contabilità. Egli sa che ho riscontrato un anomalo aumento su alcuni contratti di somministrazione e di manutenzione che non si giustificano con i normali aumenti dei prezzi della materia prima e della mono d’opera e che, per questo, chiederò che si dimetta o che non presenti la propria candidatura alle prossime elezioni.
L’amministratore condominiale deve essere eletto annualmente; ha sulle spalle un numero elevatissimo di responsabilità; non appartiene ad alcuna categoria protetta e, per responsabilità accertata, può essere revocato e citato per danni in qualsiasi momento. Visto che entrambe le categorie hanno lo stesso scopo, amministrare il bene comune, perché non applichiamo ai politici eletti le stesse regole in vigore per gli amministratori condominiali?
Un abbraccio a tutti
Francesco
Mentre inserivo la foto del condominio nel blog ho trovato questo "cartello romano" e non ho resistito! Troppo bello !
Q.d.B.
venerdì 17 settembre 2010
La genuflessione.
Senza stare lì a rimpiangere il mare nostrum, si resta un tantinello perplessi nel constatare che, quel mare, non solo non è più nostrum, nell’accezione imperiale del termine, ma addirittura non possiamo nemmeno più solcarlo senza correre il rischio di essere presi a mitragliate.
Il fatto lo conosciamo tutti e non possiamo che esecrare chi lo ha compiuto e compiangere chi non lo ha condannato.
Ma quello che mi induce un moto vorticoso a spin antiparalleli degli zebedei, è l’infimo profilo delle “proteste” da parte delle nostre autorità di governo che, almeno in teoria, dovrebbero essere i primi paladini di tutti gli Italiani: di terra, di mare e di cielo.
Ed invece a cosa abbiamo assistito?!
A nessun “severo monito” , evidentemente da pronunciare più per stigmatizzare i presunti diritti di tre operai semi-sabotatori che per sottolineare l’ indignazione per l’attentato alla vita di onesti pescatori che si guadagnano la pagnotta conducendo una vita dura e pericolosa.
Al sorriso a enne denti dell’ineffabile gestore della nostra “politica estera “(sic!) che ha avuto la spudoratezza di dichiarare che i nostri pescatori “sapevano di star a compiere un atto illegale”, ergo: si meritavano le mitragliate e gli è andata pure bene!!! Se poi qualcuno mi spiega in cosa consista “l’illegalità”, gliene sarò grato; a meno che il ministro smile non abbia già accettato che le acque territoriali libiche arrivano fino a Siracusa!
All’espressione luciferina di un altro inclito rappresentante governativo che, con l’aria tipica “di chi sa”, ha dichiarato che, forse, erano stati scambiati per “pericolosi” aspiranti clandestini che, come prevede il Diritto Internazionale Marittimo, sono da sempre i bersagli privilegiati delle mitraglie.
A nemmeno uno straccio di dichiarazione “indignata” da parte dei tanti garantisti in spe che hanno elevato “l’indignazione” a loro ragion d’essere; a nemmeno un quarto d’ora di sciopero di solidarietà proclamato dagli illuminati sindacati nostrani, tanto prodighi di sproloqui quando si tratta di “sicurezza sul lavoro”.
Ad un appiattimento verso il basso dei cosiddetti mass media che hanno trattato il tragico evento con lo stesso risalto della gravidanza della Nannini; anzi di meno, perché non c’è stato nessun dibattito televisivo né la discesa in campo dei soliti “esperti”.
Ad una sola voce che si è alzata,ferma, autorevole ed incazzatuccia anzicchennò, per condannare il piratesco episodio: quella del Vescovo di Mazara del Vallo che, alla fin fine, non mi sembra che ci azzecchi più di tanto con lo Stato “sovrano” italiano.
Ed allora, cari vecchiacci del Blog: come la mettiamo?!
Non ci sono bastate le manifestazioni circensi in casa nostra? Non ci è bastato lo sfacciato proselitismo islamico all’ombra del Cupolone? Non ci sono bastate le umilianti dichiarazioni di “scuse” (e l’esborso di tanti miliardi!) per il nostro passato coloniale, manco i nostri vecchi fossero barbari assetati di sangue e non poveracci che cercavano di scampare alla miseria nostrana in una terra straniera, insegnando per di più qualcosa di buono?
Ed in più, devo pure sorbirmi la favoletta del ritrovato “ruolo internazionale” dell’Italia; scusatemi ma mi sento proprio cornuto e mazziato!
Vabbé il bussines, vabbé la lotta all’immigrazione clandestina, vabbé il fantomatico spirito pan mediterraneo....però credo che anche la propensione alla genuflessione debba, ad un certo punto, trovare un limite in un briciolo di dignità.
Ciao a tutti,
Ettore.
(La foto è stata inserita dal vermiglio del Blog.)
giovedì 16 settembre 2010
mercoledì 15 settembre 2010
Gran Madre. La predica di Don Minin
Che cosa rappresenta l’anima di una cultura, la carta di identità di un popolo? I valori. Non sono una componente qualsiasi, ma il suo principale fattore. Una cultura entra in crisi e si disgrega quando i valori fondamentali sono contestati e rifiutati.
Perché un discorso sui valori? Perché questa mattina siamo qui a celebrare la grandezza di Dio nella vostra vita e nell’opera professionale che questa vita ha contraddistinto.
Nonostante i condizionamenti, voi ci testimoniate che dei valori è sempre possibile una percezione mediante un’intelligenza attenta al messaggio del cuore e dell’essere.
Dietro ciascuno di voi c’è una storia di umiltà, dedizione, regola, eroismo e fedeltà. E quest’oggi tutte e ciascuna di queste esperienze di vita ci incoraggiano a continuare a credere al valore della ragione in ordine alla conoscenza della verità oggettiva. La situazione culturale sembra dominata da un forte paradosso: una critica distruttiva alla ragione come facoltà del vero sembra essere diventata un “dogma” piuttosto diffuso.
Voi avete aiutato generazioni di giovani a credere alle facoltà umane ed avete insegnato loro ad usarle correttamente. Voi ci avete educato alle domande, quelle vere, quelle proprie dell’umanità di sempre e che attraversano l’intera storia umana. Queste domande, che oggi sono soffocate, ma non spente, dalle ceneri dell’apparenza, dell’utile eletto a sistema, della emotività, delle sensazioni forti, voi le avete fatte emergere dal mondo interiore di ciascuno, formulate correttamente, poste all’interno di un percorso formativo: quanti vi hanno avuto come esempio! Mettendo a fuoco le vere domande, che esprimono le esigenze e i desideri profondi della persona, l’uomo si trova sulla strada dei valori autentici, si pone in sintonia con il mondo interiore; entra nel dinamismo strutturale del valore.
Voi avete messo in luce il fatto che ciò che è personale non è separabile dal sociale. Ci avete fatto scoprire il “vincolo” come valore: i vincoli che derivano dai rapporti con gli altri e con il mondo. Ci avete fatto percepire certi vincoli non come prigione e diminuzione di libertà, ma come liberazione dai propri individualismi e arricchimento della propria persona. Essendo l’uomo “relazione” per natura, non solo si costruisce sempre in rapporto con gli altri, ma ogni sua scelta non è mai totalmente privata perché ha comunque vincoli comunitari. Il valore brilla non solo nel rapporto con il singolo, ma certi valori come la libertà, la solidarietà, la laboriosità, la famiglia ….. brillano anche nel rapporto con la società nel suo insieme. E’ questo che costituisce l’ethos di un popolo. Quando certi valori non sono più percepiti come tali da una società, l’ethos si corrompe e il senso di appartenenza si allenta.
Ci si educa ai valori non solo attraverso la riflessione che indaga, scopre e approfondisce, ma anche attraverso tutta la persona.
Non è sufficiente prendere coscienza della propria vita o dei valori. Constatare che nella propria vita c’è disordine non significa aver messo ordine. E’ necessario un lavoro paziente e preciso, l’esercizio del valore intravisto: solo così il valore riconosciuto mette radici nelle profondità della persona e parla dentro di noi. La via della ragione non è l’unica via per giungere alla verità dei valori; esiste anche l’esperienza fatta per convinzione propria o anche sulla fiducia verso qualcuno. Provando il valore se ne scopre la verità.
E’ lo spirito che qualifica e definisce la persona nella sua apertura alla Trascendenza e quindi al suo destino, agli altri, a se stesso. Presentare in modo chiaro e motivato i valori che contribuiscono alla costruzione del progetto uomo. Ciò richiede una costante palestra di riflessione, di approfondimento, di esperienza personale.
Comandante autorevole, infatti, può essere solo chi lotta e si sacrifica, perché è questa lotta che gli conferisce credibilità, saggezza ed efficacia. Le esortazioni, i discorsi, la diversità degli stimoli, i metodi, sono tutti strumenti necessari. Ma la vita viene destata e accesa solo dalla vita, cioè dal fatto che chi ha responsabilità in prima persona si protende in avanti e fatica per crescere perché sa che l’evento educativo accade quando l’altro si percepisce “riconosciuto” come un “tu” nel rapporto personale. Comandare è formare, significa generare uomini di valore, accompagnare in modo autorevole l’altro a scoprire se stesso, ad avere fiducia in sé.
Questo è un merito che la comunità riconosce nel 150° Corso Montello.
Don Marco MININ Cappellano della Scuola di Applicazione
martedì 14 settembre 2010
Quarantennale della Stelletta.
Vabbé che al cuor non si comanda; vabbé che la forza dello spirito sovrasta quella dell’anagrafe; vabbé che non c’è nessun rapporto consequenziale tra l’incedere traboccante delle maniglie dell’amore e l’agile freschezza del pensiero....vabbè tutto questo ma resta pur sempre sconvolgente lo spettacolo che, noi ragazzi del 150°, abbiamo saputo mettere in scena ed interpretare in quel di Torino qualche giorno fa.
Lasciatemelo dire anzi diciamocelo pure, papale papale: è stato il più bello e più spontaneo inno alla gioventù interpretato da chi, giovane, non lo è più ma solo per l’anagrafe!!!
Certo, la goliardica idea di trovarci tutti nello stesso comprensorio ha facilitato gli incontri; certo, il desiderio di scrollarsi di dosso i guai e le preoccupazioni ha innescato sorrisi a raffica; certo, quell’indissolubile filo che ci unisce da oltre quaranta anni ha giocato un ruolo fondamentale .... ma il dato di fatto è uno solo: per due giorni, non hanno avuto più interesse né panze, né cellulite, né rughe e, sedendoci agli stessi tavoli della mensa (e mangiando pure le stesse cose d’epoca!!! per ben tre volte uguale), quasi quasi si era tentati di alzare il piatto per vedere se c’era la famigerata busta gialla!
Personalmente sono strafelice di avere avuto la fortuna di rincontrare tutti coloro che hanno voluto esserci e di rinverdire i ricordi mai sopiti dei bei tempi passati.
Sono commosso per la graditissima partecipazione di coloro che la Stelletta non l’hanno presa con il resto del Corso o, addirittura, non l’hanno presa mai.
Mi dispiace per i tanti a cui gli acciacchi hanno impedito di essere presenti.
Non mi dispiace affatto, invece, per i pochi che ci hanno snobbato, fino al limite dell’irrisione; anzi li compatisco perché non sapranno mai cosa si sono persi!
Vi ringrazio tutti, cari Amici; vi ringrazio di avermi consentito di unirmi a voi in questa ulteriore, esaltante declinazione del verbo volersi bene: sarà lo stimolo per il prossimo raduno che, manco a dirlo, ci vedrà più giovani che mai!!!
Un abbraccio a tutti, Ettore
lunedì 13 settembre 2010
CLAMOROSO !!! - ESCLUSIVA MONDIALE
Torino, pomeriggio di sabato 11 ottobre 2010.
Piazza Castello.
Finalmente alla Festa del PD.
"Guardiamo bene in giro se c'è qualcuno che mi conosce."
" I miei amici rompic... , dovrebbero già essere tutti andati a casa."
" Ce l'ho finalmente fatta!"
"Anche quest'anno ho rinnovato la tessera."
"Si !! E' sicuro, non mi ha visto nessuno!"
E finarmente !!!!
Forza Intere !!!!
Quanto me manchi Mourinho!!!
sabato 4 settembre 2010
Carlo ci scrive .....
Ai miei carissimi Francesco, Ettore ed Oliviero: a Voi che scrivete, a quegli altri pochi che di tanto in tanto si fanno sentire su questo disgraziato mezzo di comunicazione, a me che vorrei fare tanto per l'"Universo creato" e che non riesco neppure a saper "postare" un commento, se non ricorrendo ad Oliviero, cavaliere perfetto e conoscitore del mezzo. A Noi, dunque, l'arduo compito di solleticare i nostri compagni di Corso a partecipare a questa simpatica piazzetta mediatica per sentirci partecipi di questo mondo, senza, per questo, tralasciare lavoro e più importanti interessi. Vedo, intorno al veicolo disinteresse che potrebbe essere anche frutto di apatia o di minore o assoluta disconoscenza di esso. Ed allora, sempre Chi sa, perchè non accoglie tecnologicamente la mia proposta di comunicare periodicamente ed in automatico a tutti i compagni di Corso mail forniti una sintetica comunicazione del tipo" apri www.150blog ecc. : hanno pubblicato i loro articoli: A e B, ci hanno inviato considerazioni su " oggetto " ,C e D, vorremmo avere il Tuo contributo di idee. Naviga con noi nello spirito che anima il nostro Corso"
Grazie per l'attenzione, nella certezza che io continuerò a leggerVi con affetto ed interesse crescenti. Vi abbraccio Carlo Minchiotti