lunedì 27 settembre 2010
Sport o videogame???
Diciamocelo pure senza falsi pudori: la straordinaria vittoria di ieri della Ferrari al GP di Singapore ci ha ringalluzzito anzicchennò!!!
E’ stata una gara entusiasmante, difficilissima ed affascinante come può essere garantito solo da un circuito cittadino e che ha esaltato (in senso sia positivo che negativo) le caratteristiche di macchine e piloti.
Fin qui, mi direte, è solo un succintissimo riassunto di quello che è avvenuto ed avete ragione.
Quello che voglio mettere in discussione, invece, è il dilemma se la Formula 1 (ma per estensione, tutti gli “sport” dove compare il mezzo meccanico-tecnologico) sia da considerare uno sport, nella sua accezione più nobile, o piuttosto come una specie di “video-gioco” in cui la macchina è prevalente sull’uomo.
Non vi è dubbio che esiste una differenza abissale tra un Nuvolari (che cambiava le marce compiendo le stesse azioni di un automobilista della domenica e, magari, doveva fare pure la “doppietta”) ed un Alonso che, invece, è assistito e supportato da un’elettronica spaziale, nonché da un battaglione di ingegneri che gli dicono pure la distribuzione dei granelli di sabbia sulle gomme.
E’ verissimo; ma se Nuvolari era considerato uno sportivo,ciò non vedo perché non possa esserlo Alonso; sarebbe come dire che non possiamo non definire transoceanico un pilota di un Airbus, solo perché è assistito da un’avionica formidabile, contro la sola bussola che assisteva il buon Lindbergh; con la differenza però che il pilota di oggi deve “gestire” un mezzo che impiega quasi sei volte in meno per coprire lo stesso percorso!
Per contro, la preparazione fisica (per non parlare delle conoscenze tecniche) che deve avere un Alonso è decisamente superiore a quella di un Nuvolari e, forse, questo è il solo parametro che può far considerare l’automobilismo uno “sport”.
Ma proviamo ad inquadrare il problema sotto un’altra ottica!
In un mondo globalizzato, in cui le esigenze televisive ci costringono ad assistere ad avvenimenti sportivi nelle ore più assurde (comprese quelle normalmente dedicate ai bucatini all’amatriciana) o viene elevato a dignità di “disciplina olimpica” ciò che era solo un passatempo di paese, io parlerei di spettacolo piuttosto che di “sport” come lo aveva sognato il buon De Goubertin, non fosse altro che per il vorticoso giro di quattrini che lo alimenta.
Ne deriva che è l’accezione stessa del termine “sport” che ha perso in nobiltà, accettando di ridursi ad essere sinonimo di affari miliardari, di schifezze di vario genere, di tradimenti e di spionaggio; per cui, se così è, non vedo perché la Formula 1 non debba essere considerata uno sport!
Voi che ne pensate?!
Ettore
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Caro Ettore , come già ti avevo anticipato da tempo, cioè da quando anni fa mi chiedevi perché andavo a far la pennica piuttosto che vedere in TV il GP di F1, sono adesso ancor più convinto che le corse automobilistiche NON sono più uno sport, ma solamente un grande spettacolo organizzato da una gigantesca organizzazione che utilizza le case automobilistiche per guadagnare e far guadagnare un fracasso di soldi.
RispondiEliminaOltretutto negli ultimi tempi è diventato uno spettacolo sempre uguale e ancorchè più noioso.
Basta vedere chi parte per primo e poi sai già l’ordine di arrivo.
Durante l’ultima corsa, quella di Singapore, bellissima la location come dicono quelli che se ne intendono, ci sono stati due avvenimenti che mi hanno confermato ancor di più nella mia convinzione.
Il primo: l’ultima posizione di Massa in griglia dovuto alla rottura ( o meglio ancora ad una errata programmazione del computer di bordo) durante le prove, cioè l’impossibilita di un pilota di non poter rientrare nella disputa per un motivo che non dipende dalla sua volontà (sarebbe come se un calciatore che si deve allacciare la scarpa accortosi che ha un buco nella suola, una volta uscito dal campo, non potesse più rientrare).
Il secondo : ancor più eclatante, quando, mi sembra, Webber, ha chiesto ai box lo stato dei suoi freni , come se lui non fosse nell’abitacolo, ma in poltrona a casa sua con la Play Station di ultima generazione in mano e chiedesse al computer come sta andando.
Per cui smettiamola di definire la F1 sport e, suggerisco, che alle premiazioni si presentino sul palco tutti i protagonisti dello spettacolo, dal pilota (attore principale) ai meccanici (attori secondari ma non comparse) e agli ingegneri che hanno scritto la sceneggiatura finale .
Tra poco vedremo in tv , già hanno iniziato le selezioni, i campionati di Poker americano e diranno che anche questo è uno sport, visto lo sforzo intellettuale profuso ad altissimo livello dai giocatori e il fattore “C” che è insito in tutti gli sport .
Oliviero
Concordo con Ettore. Anche io non vedo perché la Formula Uno non debba essere considerata uno sport. La preparazione fisica dei piloti deve essere a livelli altissimi e credo che nessuno di noi comuni mortali si potrebbe permettere di percorrere neanche dieci metri com una vettura di Formula. Se non altro per la difficoltà di andare dritti con un volante così sensibile.
RispondiEliminaE se attorno alla Formula Uno girano milioni di euro, e solo perché l'interesse per le gare è mondiale ed è assolutamente necessario che piloti e team siano costituiti da professionisti per potere mettere in pista dei "laboratori viaggianti", come li definiva Enzo Ferrari (che ho avuto il piacere di conoscere quando facevo servizio in Accademia).
Ah, visto che è stato citato da Ettore, ricordo che Tazio Nuvolari (classe 1892) fece - e vinse - la sua ultima corsa nel 1950, alla veneranda età di 58 anni. Ecco, forse questo ci potremmo chiedere: sarebbero i piloti di oggi in grado di essere competitivi fino a quasi 60 anni?
Giovanni Bernardi