Non c'ero per motivi miei, ma vi prego di non chiedermene il motivo. Sono e rimango a Roma con i miei problemi. Mi ha fatto piacere vedere in foto i quasi 70 compagni di corso che hanno deciso di esserci. Alcuni riconosciuti di primo acchitto, altri con un piccolo sforzo, altri (forse per la scarsa nitidezza della foto o per colpa mia) non riconosciuti.
Ho vissuto quei due anni di Accademia come due anni di prigione, ma non li rinnego. Così come non li ho rinnegati quando nel 1970 la lasciai per tornare a casa dei miei e poi a Torino. Non feci, come qualcuno, il gesto clamoroso di gettare via kepì e spadino e sinossi. L'Accademia apparteneva al mio passato e come tale la vivo ancora oggi.
Ebbi anche la fortuna di viverla da capitano comandante di compagnia, e poi da capo sezione segreteria e quindi da capo sezione pubbliche relazioni (negli anni 1980-89). Fino a quando fui trasferito in Belgio al Comando supremo delle forze alleate in Europa.
Accademia Militare è la mia formazione di uomo. Lì ho maturato la mia personalità e lì ho conosciuto i miei compagni di corso "nudi", così come nudo ero io per loro. Nudi, oltre che fisicamente, intendo dire nell'animo. Perché in due anni non si riesce a indossare la maschera tutti i giorni e tutto il giorno. In alcuni momenti si ha bisogno di levarla. Ebbene, in quei momenti in cui ho dovuto levare la maschera sono sicuro che i miei compagni di corso mi hanno conosciuto nudo, così come io ho conosciuto nudi loro.
Ma questo è il passato. Oggi viviamo l'oggi. Mi auguro di potere vivere l'oggi con qualcuno dei miei compagni di corso così come siamo, senza titoli o gradi che distinguano chi ha vinto e chi ha perso, ma solo noi stessi.
Un abbraccio a tutti.
Giovanni Bernardi Primo plotone della Quinta compagnia
Carissimo Gianni, ti ringrazio, innanzi tutto, di questo tuo intervento a commento del nostro Raduno a Torino dove, più che l'uscita dall'Accademia, abbiamo celebrato l'agognata, prima Stelletta. A dire il vero, eravamo qualcuno di più dei "quasi 70" da te contati e, per buona parte degli assenti o per qualche loro familiare, ha giocato un ruolo micidiale l'anagrafe ed i suoi acciacchi. Contro ogni legge della Fisica, abbiamo fermato il Tempo; abbiamo riportato indietro le lancette dell'orologio della vita a quei primi, formidabili anni '70; ci siamo sciacquati dei guai, delle preoccupazioni, delle delusioni, dei dolori patiti in questi quaranta anni. Ed è per questo che ci siamo ritrovati, come hai detto giustamente tu, "nudi" nell'animo; ci siamo abbracciati, sfottuti e chiamati per nome (più spesso, per soprannome!) come in quei tempi, ahimé, lontani; ci siamo seduti a tavola alla rinfusa, i Generali di Corpo d'Armata a fianco di chi, Generale, non lo è diventato nemmeno "alla vigilia"; le nostre mogli sembravano le "ragazze" spensierate di allora, perché NOI ci sentivamo ed eravamo i "ragazzi" spensierati di allora. Sì, Gianni: abbiamo trascorso tre gioni meravigliosi, praticamente "nudi"!!! Per tua scelta (che tu hai voluto confidarmi e che io rispetto) hai preferito non esserci; sappi, comunque, che, quando tu e solo tu lo vorrai, troverai molti di noi pronti ad incontrarti e...tutti rigorosamente "nudi". Un abbraccio, Ettore.
Dai Oliviero non esagerare, gli amici veri, per fortuna, si possono trovare dovunque. La nostra è un'amicizia anomala e, forse, ancor più forte perchè non ha avuto bisogno di frequentazioni. Essa nasce dalla consapevolezza interiore di avere gli stessi valori ed è quindi intima, incomprensibile ad un esterno. Questa intimità, però, può anche essere il suo punto debole perchè nel momento in cui non si è più contenti di se stessi, si rinnega tutto ciò che ha contribuito alla formazione del proprio essere. Gianni sta confessando di aver vissuto l'Accademia come una prigione ed è in questa affermazione che si racchiude il suo stato d'animo che non credo sia voglia di compatimento. Gianni, qui hai degli amici e se vuoi parlare, sul blog (meglio) o in privato, tutti vorranno ascoltarti e, magari, esprimere il loro punto di vista. Ciao Francesco
Caro Francesco, è vero che l'umanità intera è uno sterminato serbatoio di potenziali "amici veri", come è vero che l'Amicizia (con la maiuscola) che lega ognuno di noi all'altro -con punte di "intimità, più elevate per quelle più "personali"- è deicisamente "anomala", specie in rapporto alla miseria spirituale del mondo d'oggi. Tuttavia, come tu stesso ammetti quando le riconosci l'atipicità legata alla non-frequentazione, le conferisci anche il crisma della "unicità" che la eleva sulle altre nate e coltivate con i "civili". Sai che tra i miei molti difetti non albergano né l'arroganza né la superbia; però, in questo caso, mi sento di appartenere , e con orgoglio, ad una élite. Bene ha fatto, quindi, Oliviero a calcare un pò la mano per sollecitare un nostro Amico a liberarsi dei fantasmi di un passato, fortunatamente oramai sepolto ed a cui non si può consentire di condizionare il presente ed il futuro. Un abbraccio, Ettore.
Carissimi amici, il mio pseudonimo Pipo deriva dal fatto che per intervenire sul blog di mia figlia mi sono dovuto registrae su gmail. E siccome lei mi chiama Pipo, l'ho fatto con questo pseudonimo. Questo blog è di gmail e io rimango Pipo.
Per quanto mi riguarda, esserci o non esserci non è il problema. Il problema sarebbe se io rinnegassi tutta la mia vita, a partire dal 22 ottobre 1968 a quando ho lasciato il servizio.
Non lo faccio né penso di farlo mai. La MIA Accademia mi ha formato come uomo (penso di averlo già scritto) e nel seguito della mia carriera ho avuto opportunità che forse nessuna altra carriera mi avrebbe potuto offrire.
Sono grato, quindi, a Mamma Accademia (ricordate il generale Giannangeli?) per avermi dato l'opportunità di vivere una vita densa di avventure e di poter conoscere persone lontane da me qualche anno luce.
Per darvene un esempio, tempo fa conobbi a Chiscinau (capitale della Moldova) un capitano di vascello orgoglioso di essere stato al servizio della Marina della Unione Sovietica. Mi dette un grande esempio di passione e di attaccamento al dovere.
Confesso che, ovunque sia stato (Stati Uniti, Albania, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Romania, Bulgaria, eccetera), ho sempre trovato ufficiali di nazionalità diverse ma miei commilitoni. Persone che avevano lo stesso senso dello Stato che avevo io. E che avevo imparato in Accademia.
Oggi abbiamo chiuso il nostro servizio, ma credo che il concetto di "essere al servizio di" non sia venuto meno al nostro essere. Siamo e resteremo sempre al servizio della Patria.
Caro Giovanni mi piace quello che dici, io ho avuto una minima esperienza militare ma mamma Accademia mi ha dato quei valori ai quali fai riferimento e per questo considero come fratelli tutti coloro che con me hanno intrapreso quella strada. Questa fratellanza vale per tutti, per coloro con i quali si aveva una maggiore frequentazione e per coloro con i quali si è scambiato, in quattro anni, una sola parola...basta l'appartenenza al 150° corso. Dai comincia ora a esprimerci il tuo modo di vedere le cose, con la stessa semplicità, ironia e simpatia che mostravi quarantadue anni fa. Un abbraccio Francesco
Io non c'ero.
RispondiEliminaNon c'ero per motivi miei, ma vi prego di non chiedermene il motivo. Sono e rimango a Roma con i miei problemi. Mi ha fatto piacere vedere in foto i quasi 70 compagni di corso che hanno deciso di esserci. Alcuni riconosciuti di primo acchitto, altri con un piccolo sforzo, altri (forse per la scarsa nitidezza della foto o per colpa mia) non riconosciuti.
Ho vissuto quei due anni di Accademia come due anni di prigione, ma non li rinnego. Così come non li ho rinnegati quando nel 1970 la lasciai per tornare a casa dei miei e poi a Torino. Non feci, come qualcuno, il gesto clamoroso di gettare via kepì e spadino e sinossi. L'Accademia apparteneva al mio passato e come tale la vivo ancora oggi.
Ebbi anche la fortuna di viverla da capitano comandante di compagnia, e poi da capo sezione segreteria e quindi da capo sezione pubbliche relazioni (negli anni 1980-89). Fino a quando fui trasferito in Belgio al Comando supremo delle forze alleate in Europa.
Accademia Militare è la mia formazione di uomo. Lì ho maturato la mia personalità e lì ho conosciuto i miei compagni di corso "nudi", così come nudo ero io per loro. Nudi, oltre che fisicamente, intendo dire nell'animo. Perché in due anni non si riesce a indossare la maschera tutti i giorni e tutto il giorno. In alcuni momenti si ha bisogno di levarla. Ebbene, in quei momenti in cui ho dovuto levare la maschera sono sicuro che i miei compagni di corso mi hanno conosciuto nudo, così come io ho conosciuto nudi loro.
Ma questo è il passato. Oggi viviamo l'oggi. Mi auguro di potere vivere l'oggi con qualcuno dei miei compagni di corso così come siamo, senza titoli o gradi che distinguano chi ha vinto e chi ha perso, ma solo noi stessi.
Un abbraccio a tutti.
Giovanni Bernardi
Primo plotone della Quinta compagnia
Carissimo Gianni,
RispondiEliminati ringrazio, innanzi tutto, di questo tuo intervento a commento del nostro Raduno a Torino dove, più che l'uscita dall'Accademia, abbiamo celebrato l'agognata, prima Stelletta.
A dire il vero, eravamo qualcuno di più dei "quasi 70" da te contati e, per buona parte degli assenti o per qualche loro familiare, ha giocato un ruolo micidiale l'anagrafe ed i suoi acciacchi.
Contro ogni legge della Fisica, abbiamo fermato il Tempo; abbiamo riportato indietro le lancette dell'orologio della vita a quei primi, formidabili anni '70; ci siamo sciacquati dei guai, delle preoccupazioni, delle delusioni, dei dolori patiti in questi quaranta anni.
Ed è per questo che ci siamo ritrovati, come hai detto giustamente tu, "nudi" nell'animo; ci siamo abbracciati, sfottuti e chiamati per nome (più spesso, per soprannome!) come in quei tempi, ahimé, lontani; ci siamo seduti a tavola alla rinfusa, i Generali di Corpo d'Armata a fianco di chi, Generale, non lo è diventato nemmeno "alla vigilia"; le nostre mogli sembravano le "ragazze" spensierate di allora, perché NOI ci sentivamo ed eravamo i "ragazzi" spensierati di allora.
Sì, Gianni: abbiamo trascorso tre gioni meravigliosi, praticamente "nudi"!!!
Per tua scelta (che tu hai voluto confidarmi e che io rispetto) hai preferito non esserci; sappi, comunque, che, quando tu e solo tu lo vorrai, troverai molti di noi pronti ad incontrarti e...tutti rigorosamente "nudi".
Un abbraccio,
Ettore.
Carissimo Pipo (detto Gianni), se vuoi avere Amici veri, li troverai solo tra di noi, e ..... smettila di compatirti.
RispondiEliminaOliviero
Dai Oliviero non esagerare, gli amici veri, per fortuna, si possono trovare dovunque. La nostra è un'amicizia anomala e, forse, ancor più forte perchè non ha avuto bisogno di frequentazioni. Essa nasce dalla consapevolezza interiore di avere gli stessi valori ed è quindi intima, incomprensibile ad un esterno. Questa intimità, però, può anche essere il suo punto debole perchè nel momento in cui non si è più contenti di se stessi, si rinnega tutto ciò che ha contribuito alla formazione del proprio essere.
RispondiEliminaGianni sta confessando di aver vissuto l'Accademia come una prigione ed è in questa affermazione che si racchiude il suo stato d'animo che non credo sia voglia di compatimento.
Gianni, qui hai degli amici e se vuoi parlare, sul blog (meglio) o in privato, tutti vorranno ascoltarti e, magari, esprimere il loro punto di vista.
Ciao
Francesco
Caro Francesco,
RispondiEliminaè vero che l'umanità intera è uno sterminato serbatoio di potenziali "amici veri", come è vero che l'Amicizia (con la maiuscola) che lega ognuno di noi all'altro -con punte di "intimità, più elevate per quelle più "personali"- è deicisamente "anomala", specie in rapporto alla miseria spirituale del mondo d'oggi.
Tuttavia, come tu stesso ammetti quando le riconosci l'atipicità legata alla non-frequentazione, le conferisci anche il crisma della "unicità" che la eleva sulle altre nate e coltivate con i "civili".
Sai che tra i miei molti difetti non albergano né l'arroganza né la superbia; però, in questo caso, mi sento di appartenere , e con orgoglio, ad una élite.
Bene ha fatto, quindi, Oliviero a calcare un pò la mano per sollecitare un nostro Amico a liberarsi dei fantasmi di un passato, fortunatamente oramai sepolto ed a cui non si può consentire di condizionare il presente ed il futuro.
Un abbraccio,
Ettore.
Carissimi amici,
RispondiEliminail mio pseudonimo Pipo deriva dal fatto che per intervenire sul blog di mia figlia mi sono dovuto registrae su gmail. E siccome lei mi chiama Pipo, l'ho fatto con questo pseudonimo. Questo blog è di gmail e io rimango Pipo.
Per quanto mi riguarda, esserci o non esserci non è il problema. Il problema sarebbe se io rinnegassi tutta la mia vita, a partire dal 22 ottobre 1968 a quando ho lasciato il servizio.
Non lo faccio né penso di farlo mai. La MIA Accademia mi ha formato come uomo (penso di averlo già scritto) e nel seguito della mia carriera ho avuto opportunità che forse nessuna altra carriera mi avrebbe potuto offrire.
Sono grato, quindi, a Mamma Accademia (ricordate il generale Giannangeli?) per avermi dato l'opportunità di vivere una vita densa di avventure e di poter conoscere persone lontane da me qualche anno luce.
Per darvene un esempio, tempo fa conobbi a Chiscinau (capitale della Moldova) un capitano di vascello orgoglioso di essere stato al servizio della Marina della Unione Sovietica. Mi dette un grande esempio di passione e di attaccamento al dovere.
Confesso che, ovunque sia stato (Stati Uniti, Albania, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Romania, Bulgaria, eccetera), ho sempre trovato ufficiali di nazionalità diverse ma miei commilitoni. Persone che avevano lo stesso senso dello Stato che avevo io. E che avevo imparato in Accademia.
Oggi abbiamo chiuso il nostro servizio, ma credo che il concetto di "essere al servizio di" non sia venuto meno al nostro essere. Siamo e resteremo sempre al servizio della Patria.
Giovanni Bernardi
Caro Giovanni mi piace quello che dici, io ho avuto una minima esperienza militare ma mamma Accademia mi ha dato quei valori ai quali fai riferimento e per questo considero come fratelli tutti coloro che con me hanno intrapreso quella strada. Questa fratellanza vale per tutti, per coloro con i quali si aveva una maggiore frequentazione e per coloro con i quali si è scambiato, in quattro anni, una sola parola...basta l'appartenenza al 150° corso.
RispondiEliminaDai comincia ora a esprimerci il tuo modo di vedere le cose, con la stessa semplicità, ironia e simpatia che mostravi quarantadue anni fa.
Un abbraccio
Francesco