Cliccate sulle foto per ingrandirle.
Avevo già avuto fra le mani il vecchio album degli autografi che mio padre aveva ricevuto forse in dono per la 1^ Comunione in America.
Si, perchè insieme ai miei nonni e i miei zii era emigrato in America nel 1923 sul bastimento Conte Rosso: sono gli ultimi 6 della lista.
Poi era tornato in Italia con le dediche che le brave suore Americane gli avevano scritto. Quel taccuino non lo ha lasciato più e se lo è portato anche in guerra.
Si era iscritto all’Università di Bologna alla Facoltà di Economia ma nel 1940, come risulta dall’archivio storico, interruppe i suoi studi. In quell’anno fu ammesso a frequentare il Corso allievi Ufficiali per studenti Universitari : quel corso si svolgeva ad Arezzo. E cosi i suoi camerati , allora si diceva così, ebbero modo di lasciare le loro dediche su quell’album. Poi la guerra lo portò in Africa e, siccome non solo parlava, ma pensava anche in americano, fu impiegato nel Servizio Informazioni del Regio Esercito. E così ebbe modo di parlare col nemico sia prima che dopo la cattura.
Nella foto a destra , quello al centro con gli occhiali è mio padre tra i prigionieri alleati.
Non era un cattivaccio tanto è vero che anche i prigionieri alleati ebbero voglia di lasciare un loro ricordo sulle pagine che non erano state ancora scritte. Un indiano scrisse una dedica bilingue, come la stele di Rosetta !
Un Sud Africano , Uys Krige ( poi diventerà uno scrittore famoso nel suo paese) , gli dedicò addirittura una poesia : “ To Aldo Papi”:
I casi della vita : questo Uys Krige fu ristretto fino al settembre 1943 nel Campo n.78 che si trova nei pressi di Sulmona, dove io abito dal 1973.
Ha scritto anche un libro sulla sua esperienza di prigioniero e sulla sua fuga verso le linee alleate. Tuttora a Sulmona le scuole in primavera percorrono il “Sentiero della Libertà”, utilizzato anche dal Presidente Ciampi nel 1943 e che presenziò alla prima manifestazione tenutasi nel 2001 , credo.
Se ne volete sapere di più digitate Uys Krige nel motore di ricerca e vedrete anche le sue foto.
Ma torniamo al taccuino : non tutta la famiglia Papi tornò dall’America e una mia zia , Lena, rimase là. E così mio padre si portava in guerra , sempre tra le pagine degli autografi, due santini. Uno lo aveva ricevuto da mia nonna e l’altro dalla sorella Lena che era rimasta in America .
Quello che gli ha regalato sua sorella , mia zia , si riconosce subito :
A quei tempi le mamme non potevano aspettare i figli alla libera uscita e , così mia nonna inviava
cartoline.
Se volete sapere cosa e’ successo dopo l’8 settembre, ve lo dirò un’altra volta.
Giovanni
Grazie Giovanni,
RispondiEliminaci hai relagato la più bella, la più spontanea, la più semplice e quindi la più vera "commemorazione" che io abbia mai letto: un perfetto e riuscito connubio di sacralità e di umanità!
Un abbraccione , Ettore.
Bellissima storia e splendide rappresentazioni.
RispondiEliminaGrazie Giovanni e complimenti per tuo padre.
Francesco