lunedì 24 gennaio 2011

NATURA ED ESSENZA DELLA MAFIA


Correva l’anno 2007, il giorno 24 del mese di maggio, l’Associazione VOX MILITIAE e l’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea organizzarono una conferenza sulla mafia per cercare di capire il fenomeno, per la verità poco conosciuto dalla massa della popolazione. Personalmente pensavo ad un fenomeno malavitoso ed all’onorata società, ma niente di tutto questo. C’è molto di più da capire.
Relatore il dottor Alfio Caruso, giornalista e scrittore di origine siciliana che vive a Milano. Il catalogo completo delle sue opere lo trovate su internet in uno dei tanti motori di ricerca. Io mi limito a segnalarvi che ha scritto “Italiani dovete morire” (best seller su Cefalonia) e “da cosa nasce cosa”. Da quest’ultimo libro, un’antologia sulla mafia che vi consiglio di leggere, un bel tomo regalatomi dall’autore con dedica, ho tratto la pagina che vi segnalo come riflessione. Sull’argomento ha scritto ancora tanto.
Dottor Caruso, gli dissi: “ma come si fa a leggere questo testo di oltre 700 pagine scritte con un carattere così piccolo”? Lui mi rispose: “lo devi mettere sul comodino e leggere un brano a tempo perso, come una bibbia”. Così ho fatto.
L’altra sera, aprendo il libro, si parlava delle difficoltà per la stesura della memoria per il rinvio a giudizio di 474 imputati, se non sbaglio il primo maxi – processo alla mafia, anno 1986. Il pool dei giudici con in testa Falcone e Borsellino, condannati alla pena capitale da parte della commissione mafiosa, furono rinchiusi nell’isola dell’Asinara, trasportati colà d’autorità e senza preavviso con aereo militare. Vita da reclusi.
Questo il brano che vi segnalo:
Cent’anni dopo l’insorgere della questione meridionale, cent’anni dopo il rapporto Franchetti e Sonnino sulla natura e l’essenza della mafia, il Paese prende coscienza che il problema non è soltanto siciliano. La mafia esiste perché esistono i siciliani, ha però fatto comodo, e fa ancora comodo, a tanti. Dietro le sbarre è schierata la variopinta rappresentanza di un mondo in larga misura sconosciuto, ma capace di incutere un rispetto riverenziale. Si coglie che Cosa Nostra non è soltanto un sistema delinquenziale, e che dietro di essa, come sottintende lo stesso nome, c’è una cultura millenaria la quale, per quanto cattiva e fuorviante, rende i suoi adepti più pericolosi di un comune malavitoso. Interi gruppi familiari si tramandano da una generazione all’altra l’appartenenza a Cosa Nostra. Mafioso il nonno, mafioso il padre, mafiosi il figlio ed il figlio del figlio. Sarebbe una vergogna per la famiglia naturale se un erede non venisse accolto nella “famiglia” per antonomasia, la quale conferisce l’illusione di appartenere a un’elite di predestinati. …
Cari amici che ne pensate di questo brano? Avete altro da aggiungere?
Ciao Raffaele (Zeta)

5 commenti:

  1. Francesco Miredi25 gen 2011, 10:55:00

    Ciao Suf, ritengo che ci sia una incongruenza fra l'affermazione "la mafia non è solo Sicilia" e la rilevanza data al senso di appartenenza familiare.
    Se è vero che il fenomeno ha acquisito peso nel momento in cui ha prevaricato i primordiari confini territoriali e sociali, proprio per questo l'appartenenza alla famiglia naturale ha perso importanza per lasciare spazio alle alleanze.
    A mio parere la mafia è una associazione delinquenziale che si alimenta alleandosi con centri finanziari/imprenditoriali e si protegge penetrando nella politica che conta.
    Per usare concetti moderni, potremmo dire che è ormai un fenomeno di globalizzazione.
    Ciao
    Francesco

    RispondiElimina
  2. Caro Francesco, senz'altro è vero quello che dici in fatto di alleanze finanziarie e politiche. Senz'altro c'è poi un'alleanza con le altre organizzazioni malavitose: 'Drangheta e Camorra, ma da quello che rilevo solo per difese di particolari interessi. Sempre leggendo il libro di Caruso si capisce che queste tentate "associazioni" non sono mai andate a buon fine.
    E' vero che il fenomeno è uscito fuori dai confini siciliani, ma è pur vero che è sempre e solo controllato dai siciliani. Nessuno può entrarvi se non è siciliano, ovvero se non ha la cultura della Mafia. Anche nella Mafia negli USA sono solo i siciliani che tirano le fila.
    Ciao Raffaele

    RispondiElimina
  3. Ragazzi,
    vi si legge sempre con particolari attenzione ed interesse, non fosse altro perché, nella fattispecie, ravviso due visioni opposte al drammatico problema della Mafia: da un lato, il pragmatismo essenziale di Francesco; dall'altro, quasi un conservatorismo romantico da parte di Zuff.
    Che la Sicilia sia stata la culla della Mafia, è un dato di fatto incontrovertibile, anche se, nel mondo rurale chiuso degli inizii i suoi connotati erano decisamente più "familiari", nell'accezione migliore del termine.
    Poi le cose sono degenarate, favorite proprio da quel concetto di "famiglia", peraltro comune alle altre organizzazioni criminali del "Continente"; ma, da questo ad affermare che tutti i Siciliani siano dei mafiosi o dei mafiosi "dormienti", ce ne passa e pure tanto!
    Né si può criminalizzare un popolo solo perché lontani discendenti di antichi emigranti hanno un nome siculo e fanno i mafiosi negli USA.
    Come dice bene Francesco, ora il "bissinis" ha una valenza globale e lo si va a fare là dove è maggiormente redditizio: pure Marchionne è a capo di un marchio italiano e guardate cosa ne sta facendo!!!
    Vi abbraccio,
    Ettore.

    RispondiElimina
  4. Caro Ettore, non vorrei essere frainteso, non ho detto che tutti i siciliani sono mafiosi, me ne guarderei bene, ho detto: TUTTI I MAFIOSI SONO SICILIANI. Il che è ben diverso. Mio suocero era siciliano e ci sono ancora tanti parenti in Sicilia che non sono mafiosi.
    Ciao Raffaele

    RispondiElimina
  5. Non sono tanto esperto da poter fare affermazioni certe sul fenomeno mafia, ma posso dire l'opinione che mi sono fatto. La mia idea è che sia un fenomeno endogeno siciliano, la cui nascita forse si perde nella notte dei tempi. Uno stato alternativo allo stato legittimo, ai cui sovrani forse faceva comodo per dare ordine alla struttura societaria. Uno stato alternativo con le sue regole d'onore e che prevedeva anche la pena di morte per chi non le osservava. Forse in alcuni casi non c'era alternativa: se lo stato legittimo non c'era o latitava, l'unica possibilità per affidarsi a una qualche forma di legge era quella di affiliarsi alla mafia. Non credo, quindi, che molti mafiosi affiliati fossero delinquenti nel sangue, ma semplicemente non avevano alternative. Sugli aspetti che oggi rivela la mafia credo che sia tutto un altro discorso: credo che sia solo pura delinquenza, che non mira altro che a fare soldi. Infine, rendo onore alla memoria del nostro compagno di corso Emanuele Basile, caduto sotto i colpi della mafia.

    RispondiElimina

Scrivi qui i tuoi commenti .