E' Natale.
Con gli auguri, desidero ricordare a me stesso che , con il detto "Aiutati che Dio ti aiuta", dovremmo riflettere tutti sulla necessità di rimboccarci le maniche per "aiutarci"!
Ne abbiamo davvero bisogno in un Paese allo sbando.
La classe politica attuale solo quattrocento giorni fa, tredici mesi, poco più di un anno, ha di fatto dichiarato la propria incapacità a guidarci fuori dall'attuale situazione. Essa ora, tuttavia, si ripropone compatta come se nulla fosse accaduto. In ogni schieramento appaiono i medesimi connotati nefandi che producono iteratamente modelli negativi, privi di qualunque etica.
Occorre che le forze migliori e sane emergano per raddrizzare la situazione con modelli sani ed alti. La nostra comune formazione ci ha visto certamente protagonisti in ogni settore. Sono certo che esistano forze sane e capaci.
Esse, oggi, devono uscire allo scoperto ed adoperarsi fattivamente per ricostruire il nostro disastrato Paese. Lo dobbiamo fare prima che i nostri Valori scompaiano definitivamente e non vi siano più formatori e maestri per le giovani generazioni.
Romanticamente mi piacerebbe che le Accademie, le Scuole Militari, Noi ex loro Allievi, scendessero in campo a dare una mano: nuovi eroi per una guerra silenziosa che divora e distrugge la cultura e la società italiane.
Materialmente auspicherei che una massa - qualitativamente e quantitativamente rappresentativa del malessere del ceto medio, della borghesia, delle persone che eravamo, che siamo e che non dobbiamo vergognarci di essere- scendesse in campo.
Come?!
A chi mi dovesse criticare perché non so costruire, offro la mia testa! Non credo da solo di poter fare alcunché , so che Voi- che abbiate fatto parte delle Forze Armate, che siate stati " ufficiali o dottori" e che ora , giovanili nell' aspetto , siete giovani dentro- so che Voi ci siete.
Occorre che maturiate l'idea di esporVi : come? Passeggiata di dieci Corsi, dieci, di Modena, Livorno, Pozzuoli, Napoli, Milano, Venezia, Firenze per una via di una qualsiasi città d' Italia.
Il clamore mediatico verrebbe da sè, il calore dell'iniziativa sgorgherebbe dai nostri Cuori, stanchi di vedere questa povera, bistrattata Italia in queste condizioni.
Sicuramente il solito collega/amico/benpensante mi darà addosso ! Uno o più : li conosco, li conosciamo. Loro criticano, non propongono, io non organizzo ma loro non offrono collaborazione a modificare qualcosa che è solo VOGLIA DI FARE.
Ma Voi dove siete? Cosa occorre fare per cacciarVi fuori dal Vostro letargo?
Va tutto bene? Il Vostro silenzio- che dura da sempre- serve per mantenere un serio distacco, per conservare una rendita di posizione che siete destinati a veder affievolire perché siamo soggetti indifendibili e perciò ulteriormente tartassabili?
La Vostra posizione è di vigliaccheria, di disinteresse, di abbandono all' onda veniente ?
Sono certo che non sia così !
Date un segno di vitalità e, anche laddove abbiate altre idee- anche quella di non voler più essere disturbati- fatelo sapere. E' un modo per contarci, per ritrovarci intorno ad una Formula di sostegno a Chi vuole esporsi per migliorare la nostra Res publica, evitando che diventi la " Loro".
Speriamo che il 2013 possa essere ricordato come l'anno della rinascita e che vi sia la vera Epifania che ci consenta di guardare di nuovo in faccia i nostri figli ed i nostri nipoti.
Vi abbraccio Tutti,
Carlo Minchiotti
domenica 23 dicembre 2012
mercoledì 19 dicembre 2012
martedì 18 dicembre 2012
Buon Natale a Tutti!
Da circa dodici anni sono socio di una Onlus dal nome “Pane Quotidiano” il cui scopo è quello di fornire, gratuitamente, pane e cibo a tutti coloro che giornalmente lo chiedono.
La tipologia dei richiedenti è completamente mutata nel tempo trasformandosi dalle iniziali poche decine di barboni milanesi, a qualche centinaia di extracomunitari, alla attuale massa eterogenea di migliaia di persone fra le quali molti giovani disoccupati o separati e molti anziani con pensioni insufficienti.
La situazione economica del nostro Paese è ancora peggiore di come viene descritta perché una buona parte della media borghesia che ha sempre svolto onestamente (dichiarando tutto, pagando le tasse e meritandosi il lavoro per bravura e non per conoscenza o corruzione) il proprio lavoro autonomo (avvocati, commercialisti, ingegneri, artigiani etc. etc.), vede i propri redditi più che dimezzarsi non per mancanza di lavoro bensì per l’insolvenza di clienti che ha servito per anni e verso i quali non può agire con azioni giudiziarie che porterebbero alla chiusura totale dell’azienda debitrice.
Credetemi, quando si tende ad evidenziare le difficoltà dei dipendenti, spesso si esagera nello stigmatizzare situazioni favorevoli ed inesistenti agevolazioni del datore di lavoro il quale, al contrario, se onesto, rischia di non avere nessun guadagno ma paga lo stipendio ed i contributi ai propri collaboratori.
Cosa c’entra tutto questo con il Natale?!...c’entra perché per molti questo Natale sarà più povero di beni materiali ma può essere l’occasione per riscoprire la grandezza e l’indispensabilità di atri beni quali l’affetto, l’amicizia, l’amore per la propria compagna e per i propri figli. Pensate alla gioia che si può provare nel vedere il viso dei propri Cari quando, nello scartare il regalo natalizio, si illuminerà con la stessa gioia degli anni precedenti, nonostante il valore del regalo sia di molto inferiore. No, non voglio assumere le vesti del predicatore ed elargire buonismo a basso costo; resto l’anti berlusconiano di sempre, saccente e polemico come mi vedono coloro che la pensano in maniera diversa.
A Natale, però, ci si rende conto che l’incazzatura che ci ha accompagnati per un anno non serve a niente se non ad allontanarci da coloro che, senza alcuna mala fede, vogliono restare aggrappati al proprio ideale politico, calcistico, bocciofilo etc. etc. etc. .
Domenica scorsa ho passato la giornata con Leonardo Modeo, Capo Corso dei nostri Cappelloni, e, nonostante anche lui abbia lasciato l’Esercito dopo pochi anni di servizio, non abbiamo parlato di politica o di finanza o di economia; l’argomento principe delle nostre conversazioni è stata l’Accademia Militare ed in particolare il periodo che ha preceduto la nostra prima licenza natalizia. Io avevo fatto il viaggio in treno con due nostri anziani, i fratelli gemelli De Ninno (Nicola ci ha lasciato da poco), e sento ancora oggi l’orgoglioso fremito che avevo nello scendere alla stazione di Bari ed abbracciare i miei genitori mostrando loro la mia divisa ed il mio spadino.
Di quel primo periodo da Cadetto, ricordo bene il viso, le espressioni, i pensieri esternati dai compagni di plotone: Ozzola, Genta, Manco, Palmieri, Mastrantonio, Libenzi, Persia, Gibellino, Plasmati, Pogliani e la durezza dello scelto Scheggi che contrastava con la bonaria solidarietà dell’istruttore Visentin (ho scritto i nomi che mi sono venuti in mente e spero di non aver saltato qualcuno; ho omesso Magnani perché non ricordo esattamente quando si è unito a noi). Allora, come oggi, eravamo diversi sia fisicamente che caratterialmente e certamente avevamo anche diverse simpatie politiche.
Inoltre eravamo entrati in una Scuola meritocratica e questo creava una naturale propensione alla competitività. Quella prima licenza natalizia, quindi, avrebbe potuto rappresentare un breve periodo di liberazione ma credo che così non lo sia stato per nessuno di noi perché al primo impatto con i nostri vecchi compagni “borghesi” abbiamo capito la grandezza dell’ideale che ci univa ai nostri fratelli cadetti. L’ideale era rappresentato dalle parole del “Pompa”, dalla nostra Bandiera, dal Giuramento fatto, dal suono del Silenzio, dalle parole che componevano la “poesia del soldato”, dalla consapevolezza che i meriti avrebbero prevalso su qualsiasi altro argomento, dalla certezza che il tuo compagno cadetto era come te e, per questo, non avrebbe mai fatto nulla per farti del male.
Sono passati molti anni, la scuola ha lasciato il posto ai reparti e la vita ha evidenziato quelle diversità che allora non potevamo sentire ma tutte le volte in cui ci siamo incontrati io ho rivisto lo stesso sguardo e le stesse espressioni di tanti anni fa. Credo che questo sia possibile solo perché, al di là delle diversità, è rimasto integro, in ciascuno di noi, il legame verso il giuramento fatto e verso la nostra Costituzione.
Ieri ho seguito la trasmissione di Benigni commentata (anche prima che venisse trasmessa) da alcuni come faziosa e dispendiosa. Ebbene, io credo che sia stato un male, per gli Italiani, l’allontanamento dal teatro perché, attraverso le sue rappresentazioni, veniva facilitata la comprensione su principi, situazioni, atteggiamenti della vita comune. Forse Benigni è stato pagato troppo (meno di quanto paghiamo, perché “onorevoli”, gli avvocati di Berlusconi per difenderlo dal’accusa di induzione alla prostituzione minorile) ma ha profuso arte e, forse, ha fatto comprendere agli italiani perché, 47 anni fa, un corpuscolo di giovani, in piena rivoluzione culturale, scelsero la via del lavoro, della fedeltà e dell’onestà.
Buon Natale a tutti,
Francesco
Auguri Junior!!!
Caro Babbo
Natale,
nel lavoro
intenso di questi giorni, non dimenticare di effettuare un
"passaggio" benefico in quel di Finale Emilia.
Sappiamo che sei
veramente e tanto impegnato ma lì, in quella terra , si è concentrata una
devastante forza che ha tolto il sorriso alla gente, non la speranza. Sai, noi del 150° Corso “Montello”, abbiamo visto, quasi ammirato -direttamente o con le fotografie scattate nell'occasione- quei ragazzi dello “Junior Finale”, una vecchia, paludata e nobile Società sportiva che oggi attende alla formazione, non solo atletica, dei giovani. Abbiamo constatato quanta volontà, quanta grinta abbiano i Dirigenti, spesso anche genitori, i Tecnici e gli stessi ragazzi. Ed abbiamo conosciuto il Sindaco, che ci è sembrato un uomo volitivo, determinato, entusiasta: quello che si dice “un tosto”!
E' gente che,
nella sfortuna, ha sicuramente raccolto intorno a sé la solidarietà , la
simpatia di tanti, anche lontani. Abbiamo letto che, dopo soli sette mesi dalla
tragedia del terremoto, nessuna delle 2200 persone sistemate sotto tenda lo è
più: un vero inno all’efficienza ed alla determinazione di quella Gente
meravigliosa.
Nonostante
questo, però, abbiamo avuto l' impressione che, fatto molto, manchi oggi il
calore del sostegno, quell' attenzione alla Famiglia che è tutto in periodi
normali ma che diventa INDISPENSABILE nei momenti di sofferenza, di privazione.Ed allora, Babbo Natale, carica la Tua slitta del dono dell'Amore, aggiungi sacchi di sorriso e di aiuto a continuare a sperare, fai in modo che , soprattutto i ragazzi, sentano l'affetto di quelli più fortunati - noi tra essi - che vorrebbero la pronta e definitiva risoluzione di ogni Loro problema.
Sappiamo, Babbo
Natale, di averTi dato un compito arduo ma contiamo molto sulla Tua esperienza:
Tu sai come diffondere la serenità e la Tua presenza è garanzia di allegria. di
conforto, di speranza.
Oggi contiamo su
di Te, augurando ai nostri Amici, ai Loro Genitori, alla popolazione di Finale
Emilia ed a tutti gli Emiliani colpiti dal sisma, una vita più tranquilla di
quella toccata Loro in sorte.
E che Tu, lieve
nella Tua goffa dimensione da favola, possa dare Loro , come nella migliore
tradizione, il sollievo del Tuo passaggio.
Buon Natale a
Te, buon Natale ai nostri Cari ragazzi ed ai Loro Familiari.
Il 150° Corso “Montello”.
Natale 1973
Ogni volta che si avvicinano le
Feste di Fine Anno, mi torna in mente il mio primo Natale a Sulmona.
Nel Dicembre del ’73, come tutti noi, ero Comandante di un Plotone e sostituivo il Comandante di Cp. ( nel mio caso Fucilieri ) . Non c’è niente di eroico o esaltante nei miei ricordi che, vista l’età, potrebbero non essere precisissimi. Forse Giggione potrà correggermi, non lo potrà più fare , purtroppo, il nostro indimenticabile amico Roberto.
Ebbene , in quel fine anno ,
naturalmente trascorsi il Natale di servizio (forse di Picchetto o forse in
Compagnia, boh ! ) ma le due cose , contrastanti fra loro , che caratterizzano quei
giorni , furono queste : il 31 dicembre , di mattina presto, giunse alla
Stazione un treno merci, lunghissimo, carico di munizioni che, per un mai ben
chiarito motivo burocratico, dovevano essere caricate sui CM e trasportate al
vicino Deposito, entro la fine dell’anno. E così tutti i reparti del
Battaglione, a turno, riuscirono, sotto una pioggia torrenziale, a compiere
quel piccolo miracolo che tanti vecchi soldati di quel contingente,
ricorderanno ancora come uno dei tanti, imspiegabili misteri della vita
militare! Probabilmente c’erano anche Roberto e Giggione con i loro uomini, ….chissà…..
! In particolare ricordo l’ “odore” del cappotto di panno che , inzuppato come
era, ci mise più di due giorni ad asciugarsi sopra il termosifone.
L’altro compito che fu assegnato
alla mia Compagnia fu quello, tradizionale per il 17°, di fornire un S.Ten. con
una maglia radio necessaria per il coordinamento delle varie azioni che
dovevano essere eseguite durante lo svolgimento del ……..Presepe Vivente di
Rivisondoli.
Ebbene sì, a quei tempi non
c’erano esigenze di bilancio, orario di servizio, straordinario ed i soldati erano tutti di
leva. E così nei giorni precedenti la rappresentazione -che si svolge tuttora
il 6 gennaio-, questo sparuto gruppo di specializzati delle Trasmissioni , si
addestrarono in cortile con le vecchie R300 di cui tutti noi ricordiamo il peso
sulle spalle. Io, per far passare una tranquilla Epifania al C.te di Btg,, fui
incaricato di accompagnare la pattuglia di eroi . Così, dopo aver montato le
catene sui mezzi, ci avviammo e
raggiungemmo il paese, bellissimo sotto la neve. Affidai, come indicatomi, la
squadra ai responsabili della manifestazione e rientrai in Caserma. Tornarono
nel pieno della notte -perché il Presepe si svolge di sera- e finalmente il
Cap. d’Ispezione ed io potemmo tornare a casa ; l’Ufficiale di Picchetto
scrisse l’ora del rientro nel registro delle novità, mettendo la parola fine a
quella attività così singolare per dei militari.
Arrivò anche una lettera di
elogio per l’impegno mostrato dai soldati cui seguì l’immancabile licenza premio.
A quei tempi non c’era ancora
l’inflazione delle manifestazioni popolari che oggi pullulano in tutti i paesi
ed in tutte le città : il Presepe di Rivisondoli, con i suoi tanti figuranti a
cavallo e , a volte, sui cammelli, era un evento pressoché unico in Italia.
Un Saluto ed un Augurio a tutti,
Giovanni Papi
P.S.
Giustamente, gli eventuali
lettori si chiederanno quale motivo ci possa essere per rendere pubbliche
queste superflue e personali rimembranze : nemmeno io lo so ma lo sa
sicuramente lo spirito del nostro splendido Corso. sabato 15 dicembre 2012
Arrivederci Comandante!
Oggetto: Il Silenzio.
Con preghiera di trasmettere all’ “Allievo qualunque”:
Caro Amico ,
non si sorprenda per la confidenza, ma siamo certi che ne capirà il senso dopo aver ascoltato ciò che abbiamo da dirle: oggi pomeriggio un alpino della Taurinense ha suonato nella chiesa di Lombardore un lacerante “silenzio” .
E’ stato il saluto più appropriato che abbiamo ritenuto di far rivolgere a Papà nel momento in cui si presentava al cospetto del Superiore Generale.
Quando, poche settimane fa, ci fu proposto di organizzare un incontro con alcuni di Voi Allievi del 150° Corso , dovemmo prendere una difficile e penosa decisione. Da una parte, infatti, sapevamo che le condizioni di Papà non permettevano quell’incontro ma eravamo altrettanto consapevoli di mentire quando, manifestando un necessario ma infondato ottimismo, ventilavamo la possibilità di un rinvio alla prossima primavera.
Era ormai evidente che le condizioni di salute di Papà si stavano progressivamente aggravando e quell’ incontro non avrebbe più potuto tenersi.
Nel comunicarvi la notizia del decesso di Papà , avvenuto ieri mattina, desideriamo ribadire che l’abbraccio contenuto nel vostro recente messaggio gli è stato di grande conforto e lo ha stretto sostenendolo nel suo inevitabile finale.
Per questo, caro Amico “Allievo qualunque”, e per tutta la gioia che il suo costante ricordo Gli ha procurato negli anni, non possiamo far altro che rivolgerle il nostro più sentito ringraziamento.
Pierluigi e Giancarlo DurantiCaro Amico ,
non si sorprenda per la confidenza, ma siamo certi che ne capirà il senso dopo aver ascoltato ciò che abbiamo da dirle: oggi pomeriggio un alpino della Taurinense ha suonato nella chiesa di Lombardore un lacerante “silenzio” .
E’ stato il saluto più appropriato che abbiamo ritenuto di far rivolgere a Papà nel momento in cui si presentava al cospetto del Superiore Generale.
Quando, poche settimane fa, ci fu proposto di organizzare un incontro con alcuni di Voi Allievi del 150° Corso , dovemmo prendere una difficile e penosa decisione. Da una parte, infatti, sapevamo che le condizioni di Papà non permettevano quell’incontro ma eravamo altrettanto consapevoli di mentire quando, manifestando un necessario ma infondato ottimismo, ventilavamo la possibilità di un rinvio alla prossima primavera.
Era ormai evidente che le condizioni di salute di Papà si stavano progressivamente aggravando e quell’ incontro non avrebbe più potuto tenersi.
Nel comunicarvi la notizia del decesso di Papà , avvenuto ieri mattina, desideriamo ribadire che l’abbraccio contenuto nel vostro recente messaggio gli è stato di grande conforto e lo ha stretto sostenendolo nel suo inevitabile finale.
Per questo, caro Amico “Allievo qualunque”, e per tutta la gioia che il suo costante ricordo Gli ha procurato negli anni, non possiamo far altro che rivolgerle il nostro più sentito ringraziamento.
Caro Comandante,
fai parte di quelle Persone speciali e care che non dovrebbero mai lasciarci.
Sei stato per noi, “implumi” Allievi di Palazzo ducale, padre, fratello, maestro. E, dopo averci salutato come “Signori Ufficiali” nel Cortile d’Onore, hai continuato a seguirci, a guardarci con l’orgoglioso senso dell’appartenenza di chi aveva la certezza di aver seminato bene.
Una vita dedicata alla Tua Famiglia ed ai Tuoi dipendenti, ad un mondo che, negli ultimi anni, scorreva solo davanti ai Tuoi occhi. In quelle immagini, ne siamo certi, un posto era riservato a noi, divenuti un riquadro importante del Tuo passato di eccelso Comandante di uomini.
Noi Ti abbiamo apprezzato e stimato allora; abbiamo continuato a farlo ricordando un periodo assai duro, reso tante volte più leggero dai Tuoi interventi che hanno facilitato il rigore della nostra formazione; abbiamo vissuto, in questi ultimi anni, un rapporto privilegiato, fatto di emozioni ed amore filiale.
Il passare degli anni, Comandante caro, ha, quindi, reso più maturi i sentimenti, mai affievolitisi, nella consapevolezza che la guida che ci hai offerto è stata una stella nella vita di ciascuno di noi.
Il passaggio, naturale per quanto si voglia ed atteso, ci lascia, comunque, attoniti e tristi. Continueremo a vederTi lì, tra quelle mura in cui abbiamo avuto la fortuna e l’onore di conoscerTi e di apprendere dalla Tua fermezza , dal Tuo entusiasmo, dalla Tua saggezza.
Guidaci, al pari ed insieme ai nostri Cari ai quali Ti sei aggregato, con la lungimiranza che ha contraddistinto tutta la Tua vita.
E consentici di sognare di ritrovarTi ancora una volta, e per sempre, per ricevere quei paterni “ buffetti” che sapevi imprimere come se fossero benedizioni. Comandante, ci hai reso Uomini e comandanti: grazie !
E così sia .
I Tuoi ragazzi del 150° Corso “Montello”.fai parte di quelle Persone speciali e care che non dovrebbero mai lasciarci.
Sei stato per noi, “implumi” Allievi di Palazzo ducale, padre, fratello, maestro. E, dopo averci salutato come “Signori Ufficiali” nel Cortile d’Onore, hai continuato a seguirci, a guardarci con l’orgoglioso senso dell’appartenenza di chi aveva la certezza di aver seminato bene.
Una vita dedicata alla Tua Famiglia ed ai Tuoi dipendenti, ad un mondo che, negli ultimi anni, scorreva solo davanti ai Tuoi occhi. In quelle immagini, ne siamo certi, un posto era riservato a noi, divenuti un riquadro importante del Tuo passato di eccelso Comandante di uomini.
Noi Ti abbiamo apprezzato e stimato allora; abbiamo continuato a farlo ricordando un periodo assai duro, reso tante volte più leggero dai Tuoi interventi che hanno facilitato il rigore della nostra formazione; abbiamo vissuto, in questi ultimi anni, un rapporto privilegiato, fatto di emozioni ed amore filiale.
Il passare degli anni, Comandante caro, ha, quindi, reso più maturi i sentimenti, mai affievolitisi, nella consapevolezza che la guida che ci hai offerto è stata una stella nella vita di ciascuno di noi.
Il passaggio, naturale per quanto si voglia ed atteso, ci lascia, comunque, attoniti e tristi. Continueremo a vederTi lì, tra quelle mura in cui abbiamo avuto la fortuna e l’onore di conoscerTi e di apprendere dalla Tua fermezza , dal Tuo entusiasmo, dalla Tua saggezza.
Guidaci, al pari ed insieme ai nostri Cari ai quali Ti sei aggregato, con la lungimiranza che ha contraddistinto tutta la Tua vita.
E consentici di sognare di ritrovarTi ancora una volta, e per sempre, per ricevere quei paterni “ buffetti” che sapevi imprimere come se fossero benedizioni. Comandante, ci hai reso Uomini e comandanti: grazie !
E così sia .
Cari Pierluigi e Giancarlo,
è con sincera ed fraterna vicinanza che partecipiamo al Vostro grande dolore per la scomparsa di Uomo Speciale e profondamente Buono.
E consentiteci di ringraziarVi per avere facilitato e, spesso, favorito il perpetuarsi dei nostri rapporti con il Comandante, dandoci l’immensa gioia di continuare a manifestarGli il nostro imperituro affetto.
Un Allievo qualunque.
mercoledì 12 dicembre 2012
De senectute
Ragazzi,
la maggioranza di noi ha superato brillantemente il 65° anno di età, altri sono lì lì ed il resto non ne è molto lontano; che ci piaccia o no, siamo, statisticamente e socialmente, degli ANZIANI.
Capiamoci subito che la cosa non mi tange più di tanto, anche perché, dallo spirito che ci anima e dalle cazzate che continuiamo a sparare, sembra che la cosa non ci abbia toccato più di tanto. I “fisici” sono ancora ben saldi e le menti sembrano non aver risentito affatto del trascorrere del tempo, tanto che non si risparmiano per niente nell’alternare le cazzate di cui sopra con argomenti arguti e profondi. Diciamocelo pure, Ragazzi: siamo la rappresentazione compiuta di quegli “splendidi vecchietti” che il mio augusto conterraneo fa tratteggiare a Catone il Censore!
Un brevissimo cenno alle statistiche (Libro Bianco 2012 “La salute dell’anziano e l’invecchiamento in buona salute”) ci fa capire che costituiamo una cospicua percentuale della popolazione; percentuale che, nel futuro, sarà ancor più elevata se è vero quello che si dice che, nel 2060, ci saranno solo due persone in età lavorativa per ogni over65, a fronte del 4 ad i di oggi; se a questo aggiungiamo il bassissimo tasso di natalità e l’allungamento della vita, si fa presto a superare il 20% come proporzione di persone di 65 anni ed oltre sulla popolazione totale.
A questi freddi ma spietati numeri, aggiungo che il “nostro” ruolo è cambiato. Solo qualche decennio fa, l’aver raggiunto la dignità di anziano costitutiva il lasciapassare per una vita tranquilla -quasi pantofolaia- , il godersi il meritato riposo dopo una vita di lavoro, il ricevere le visite di figli e nipoti che riscaldavano con il loro affetto, il pensare finalmente ai ….propri in attesa dell’arrivo al traguardo. Oggi non è più così; oggi i nonni prestano la opera opera gratuita a favore di figli e di nipoti; il loro mondo semplicemente non esiste, perché devono dedicare il loro tempo a continuare a mettere pezze dove altri non sono in grado di farlo; in definitiva, oggi il nonno è stato costretto ad annullare a se stesso e, quando non ce la farà più, magari verrà parcheggiato in una squallida casa di riposo, in attesa che la Nera Signora venga finalmente a liberarlo.
Ma non mi va di parlare di percentuali, di problemi sociali, di case di cura e/o di riposo, di iperegoismo filiale; parliamo piuttosto di quanti siamo e di quale valenza possa avere il nostro “peso” per dare una mano per raddrizzare il nostro sgangherato Paese, anche per ringalluzzire un po’ la “categoria”.
Vediamo di capitalizzare l’unica arma che ci hanno lasciato: la forza del numero! Siamo, infatti, una più che significativa componente che VOTA e che costituisce circa il 50% degli iscritti ai sindacati dei “lavoratori”. Insomma, gli anziani –oggi ed ancor più domani- non sono più dei “vuoti a perdere”, pronti per la rottamazione che va tanto di moda; sono una massa da cui non si può prescindere, da blandire, da coccolare, da inserire nei propri bilanci, sia finanziari che elettorali.
Ed è forse per queste ragioni che molti dei cosiddetti “uomini politici” non lesinano tempo per farsi riprendere in compagnia di arzilli (quasi) vecchietti, logicamente solo in vista di appuntamenti elettorali. Molto probabilmente, i “cosiddetti” partono dal presupposto che, ad una certa età, si possa essere più malleabili, si sia più ingenui, si possa credere con più accondiscendenza alle fandonie che sono usi propinare a tutti i livelli, facendo leva sull’ alto senso civico degli anziani che li costringerà ad andare comunque a votare, magari “turandosi il naso”.
A questo punto, voglio lanciare una proposta che parte dalla constatazione che Noi diversamente giovani e quelli che hanno superato da un po’ i 50 costituiamo la schiacciante maggioranza dei votanti (per di più, seria e matura): perché non usiamo, allora, la nostra forza per cambiare sul serio facce e metodi? perché non facciamo, allora, un gesto lungimirante e responsabile e diamo la fiducia ad una generazione nuova di “politici”? perché, allora, non diamo Noi l’esempio e cominciamo a licenziare le cariatidi?
Certo, la carta d’identità non è una garanzia assoluta di serietà e di competenza ma, quanto meno, lo è di certezza di avere il cervello sgombero da inciuci pluridecennali, per non parlare della coscienza forzatamente (a causa dell’età) decisamente più pulita.
Facciamolo per toglierci la soddisfazione di vedere finalmente qualcosa di fresco; facciamolo per il futuro dei nostri nipoti.
E dato che, a quanto pare vivremo fino a cent’anni, facciamolo anche per il Nostro futuro, così avremo fatto, per una volta, qualcosa di positivo per la Società, senza essere considerati solo un peso, per di più scomodo e costoso.
Un abbraccio,
Ettore.
la maggioranza di noi ha superato brillantemente il 65° anno di età, altri sono lì lì ed il resto non ne è molto lontano; che ci piaccia o no, siamo, statisticamente e socialmente, degli ANZIANI.
Capiamoci subito che la cosa non mi tange più di tanto, anche perché, dallo spirito che ci anima e dalle cazzate che continuiamo a sparare, sembra che la cosa non ci abbia toccato più di tanto. I “fisici” sono ancora ben saldi e le menti sembrano non aver risentito affatto del trascorrere del tempo, tanto che non si risparmiano per niente nell’alternare le cazzate di cui sopra con argomenti arguti e profondi. Diciamocelo pure, Ragazzi: siamo la rappresentazione compiuta di quegli “splendidi vecchietti” che il mio augusto conterraneo fa tratteggiare a Catone il Censore!
Un brevissimo cenno alle statistiche (Libro Bianco 2012 “La salute dell’anziano e l’invecchiamento in buona salute”) ci fa capire che costituiamo una cospicua percentuale della popolazione; percentuale che, nel futuro, sarà ancor più elevata se è vero quello che si dice che, nel 2060, ci saranno solo due persone in età lavorativa per ogni over65, a fronte del 4 ad i di oggi; se a questo aggiungiamo il bassissimo tasso di natalità e l’allungamento della vita, si fa presto a superare il 20% come proporzione di persone di 65 anni ed oltre sulla popolazione totale.
A questi freddi ma spietati numeri, aggiungo che il “nostro” ruolo è cambiato. Solo qualche decennio fa, l’aver raggiunto la dignità di anziano costitutiva il lasciapassare per una vita tranquilla -quasi pantofolaia- , il godersi il meritato riposo dopo una vita di lavoro, il ricevere le visite di figli e nipoti che riscaldavano con il loro affetto, il pensare finalmente ai ….propri in attesa dell’arrivo al traguardo. Oggi non è più così; oggi i nonni prestano la opera opera gratuita a favore di figli e di nipoti; il loro mondo semplicemente non esiste, perché devono dedicare il loro tempo a continuare a mettere pezze dove altri non sono in grado di farlo; in definitiva, oggi il nonno è stato costretto ad annullare a se stesso e, quando non ce la farà più, magari verrà parcheggiato in una squallida casa di riposo, in attesa che la Nera Signora venga finalmente a liberarlo.
Ma non mi va di parlare di percentuali, di problemi sociali, di case di cura e/o di riposo, di iperegoismo filiale; parliamo piuttosto di quanti siamo e di quale valenza possa avere il nostro “peso” per dare una mano per raddrizzare il nostro sgangherato Paese, anche per ringalluzzire un po’ la “categoria”.
Vediamo di capitalizzare l’unica arma che ci hanno lasciato: la forza del numero! Siamo, infatti, una più che significativa componente che VOTA e che costituisce circa il 50% degli iscritti ai sindacati dei “lavoratori”. Insomma, gli anziani –oggi ed ancor più domani- non sono più dei “vuoti a perdere”, pronti per la rottamazione che va tanto di moda; sono una massa da cui non si può prescindere, da blandire, da coccolare, da inserire nei propri bilanci, sia finanziari che elettorali.
Ed è forse per queste ragioni che molti dei cosiddetti “uomini politici” non lesinano tempo per farsi riprendere in compagnia di arzilli (quasi) vecchietti, logicamente solo in vista di appuntamenti elettorali. Molto probabilmente, i “cosiddetti” partono dal presupposto che, ad una certa età, si possa essere più malleabili, si sia più ingenui, si possa credere con più accondiscendenza alle fandonie che sono usi propinare a tutti i livelli, facendo leva sull’ alto senso civico degli anziani che li costringerà ad andare comunque a votare, magari “turandosi il naso”.
A questo punto, voglio lanciare una proposta che parte dalla constatazione che Noi diversamente giovani e quelli che hanno superato da un po’ i 50 costituiamo la schiacciante maggioranza dei votanti (per di più, seria e matura): perché non usiamo, allora, la nostra forza per cambiare sul serio facce e metodi? perché non facciamo, allora, un gesto lungimirante e responsabile e diamo la fiducia ad una generazione nuova di “politici”? perché, allora, non diamo Noi l’esempio e cominciamo a licenziare le cariatidi?
Certo, la carta d’identità non è una garanzia assoluta di serietà e di competenza ma, quanto meno, lo è di certezza di avere il cervello sgombero da inciuci pluridecennali, per non parlare della coscienza forzatamente (a causa dell’età) decisamente più pulita.
Facciamolo per toglierci la soddisfazione di vedere finalmente qualcosa di fresco; facciamolo per il futuro dei nostri nipoti.
E dato che, a quanto pare vivremo fino a cent’anni, facciamolo anche per il Nostro futuro, così avremo fatto, per una volta, qualcosa di positivo per la Società, senza essere considerati solo un peso, per di più scomodo e costoso.
Un abbraccio,
Ettore.
giovedì 6 dicembre 2012
Le primarie del Blog
So che le “
primarie “ hanno un aspetto vermiglio che alcuni benpensanti hanno ritenuto che
non potesse essere condiviso da una destra sfilacciata ed amorfa. Interpretando
l’umore di questo popolo, sfiduciato ed anche un po’ straccione, ecco l’Uomo
nuovo che, riconoscendo l’Italia sul baratro, ha condiviso l’idea di chi
pensava di non dover sottoporre una parte di Italiani alla mortificazione di
una “ conta “. Ed allora, ad Arcore o a palazzo Grazioli, Egli si sarà detto: “via dagli indugi ! Il Popolo
Mi aspetta, la Gente sta sollecitando la Mia discesa in campo, la Patria
richiede non una partecipazione ma un atto di Fede ( non quello al quale Voi
pensate ). Sono il Chiamato, l’Uomo della Provvidenza! “
Saltata l’occasione per la scelta di un
premier di destra “nuovo”, ancorché
dalla faccia” vecchia”, evitiamo di piangerci addosso.
Per prima cosa, ripromettiamoci di ANDARE A
VOTARE.
E, poi,
piuttosto che rinchiuderci in noi stessi, cerchiamo di dare corpo ai nostri
pensieri e valutiamo questa ennesima discesa in campo dell’Immaginifico
Presidente. Qualcuno, partecipando, a queste “ primarie” sui generis potrà
anche dare un’interpretazione diversa da quella ideata dall’Uomo nuovo e,
magari, potrà anche farci sorridere. Perché, cari Amici, quando si è consumato
un pasto e si è giunti alla frutta, una risata, forse, aiuta a digerire quanto
abbiamo mangiato. E di cose amare, nel recente passato, non mi sembra che ci
siano state risparmiate.
REGOLE PER IL
VOTO
1) Sono ammessi al voto i cittadini italiani iscritti
nel 1968 alla Lista 150° “Montello” Accademiles;.
2) Vengono ammesse
tutte le opinioni, purché siano esclusivamente riconducibili al meraviglioso
empireo berlusconiano. Il sistema informatico, di ultimissima generazione, del
Blogger PG Genta eliminerà candidati non graditi, risposte dissenzienti, ogni
forma di contestazione ad un strada che sin da ora appare facilitata di
Entusiasmo, Certezze, Disponibilità all’ascolto, Lungimiranza, Serietà,
Moralità, Rispetto per l’altro, Etica, minimo gradimento per le donne che non
siano accompagnatrici di lusso o perfide studentesse bisognose di “borse di
studio” o “aiutini”.
3) Va sottolineato che le valutazioni “serie”
non verranno prese in considerazione dal momento che già da alcuni giorni i
media sfornano innumerevoli, confortanti pareri sull’Argomento.
PARTECIPATE NUMEROSI
! FARETE VEDERE CHE IL 150° BLOG HA SEGUITO, STIMOLA LE MENTI, MANOVRA….. LE
COSCIENZE.
Buon voto.Vi abbraccio Tutti,
Carlo Minchiotti.
lunedì 3 dicembre 2012
Solitudine
Finalmente, si è conclusa la “grande operazione democratica” (felice definizione di Mary) con la quale sono state presentate le “primarie” del Centro-Sinistra o del Pd o di qualunque altra entità “di sinistra”; che piaccia o no, esse hanno rappresentato una proficua palestra di confronto interno che ha solo portato benefici ai (principali) protagonisti, in particolare, ed al partito/coalizione in generale. Se si potesse pittare la politica con una pennellata di romanticismo (senza offendere il romanticismo), si potrebbe dire che quel dibattito –pur con tutti i suoi limiti talvolta rasenti l’isterismo- ha dato la sveglia a quel popolo di centro-sinistra, da anni in balia dell’abulia: e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, stando almeno ai sondaggi. Vedremo come andrà a finire quando il “gioco si farà duro” e bisognerà smettere di “pettinare le bambole” (altra felice definizione di Mary) e passare a governare l’Italia; visti i “vincitori” ho dei seri dubbi che sia così semplice ma, come si dice, tentar non nuoce!
Tale indubbio successo fa da contraltare al marasma che regna nella “parte avversa”, ridotta oramai ad un caravanserraglio di mancate prime- donne, di aspiranti prime- donne e di semplici “donne” che non diventeranno mai “prime”. Si sta dando uno spettacolo che definire “indegno” sarebbe solo un pietoso eufemismo; si sta smantellando –per meri e bassi fini di narcisistico protagonismo- un castello che, bene o male, aveva retto come “alternativa”; si sta svuotando di significato quel concetto di Centro-Destra che, invece, ci si ostina a gabellare come proprio vessillo. Questo “popolo” –quello liberal-conservatore- sia avvia a diventare afono, dal momento che non ci sarà più nessuno, di credibile, che parli la “sua” (del popolo) lingua.
Allora sorgono spontanee alcune domande: ma di cosa si sta parlando? Per caso si vuol continuare a chiamare “Destra” questo insieme di guitti, appecorronati ed incapaci? O ci si deve fidare di chi, forse vergognandosi, preferisce farsi chiamare “moderato”? o si deve credere a chi ha consentito che si devastassero le finanze pubbliche con l’arroganza che è tipica di chi si sente al di sopra anche della dignità?
No, Ragazzi, io che da sempre mi vanto di essere “di Destra” non ci sto più; non mi va di essere accumunato a coloro che usano il termine solo sotto elezioni ma poi, per il resto della legislatura, continuano a fare i cavolacci loro, fregandosene bellamente dei Valori che stanno dietro a quel termine e che gli danno sostanza e credibilità.
Quando ho incominciato a capirci qualcosa, sentivo dire che la Destra, quella vera, non è solo una scelta politica. E’ anche uno stato d’animo. E’ un codice etico. E’ un decalogo morale. E’ un modello di condotta. E’ probità, lealtà, coraggio, rispetto delle regole, rispetto del passato, rigore legislativo, intransigenza finanziaria, modestia e decoro.
Ed ora, invece? Ora, quei pochi galantuomini che pur si possono trovare sono sommersi, soffocati, annichiliti, zittiti da coorti di marpioni, di cialtroni, di tromboni, di buffoni. Ed allora, io orgoglioso “uomo di Destra” di antico pelo, io mi sento tradito; io sono stato illuso, perché mi si era fatto credere che la questa Destra era quella di sempre, seppur con un abitino nuovo, più moderno, più proiettato nel futuro; io, con il mio voto, avevo mantenuto i patti; essi no, non li hanno mantenuti, forse per il semplice fatto che tutto sono fuorché di Destra.
E’ amaro (almeno per me) riconoscerlo: la “mia” Destra” è morta, ha cessato di vivere quando gli eredi di Coloro che l’avevano legittimata con la Loro dignità di Uomini e di Politici l’hanno ridotta ad un’entità senz’anima, per di più con forti connotati da lupanare.
Mi resta la solitudine che è propria di chi ha vissuto “credendo” e che non ha più un futuro in cui credere.
E mò che faccio?
Un abbraccio,
Ettore.
Tale indubbio successo fa da contraltare al marasma che regna nella “parte avversa”, ridotta oramai ad un caravanserraglio di mancate prime- donne, di aspiranti prime- donne e di semplici “donne” che non diventeranno mai “prime”. Si sta dando uno spettacolo che definire “indegno” sarebbe solo un pietoso eufemismo; si sta smantellando –per meri e bassi fini di narcisistico protagonismo- un castello che, bene o male, aveva retto come “alternativa”; si sta svuotando di significato quel concetto di Centro-Destra che, invece, ci si ostina a gabellare come proprio vessillo. Questo “popolo” –quello liberal-conservatore- sia avvia a diventare afono, dal momento che non ci sarà più nessuno, di credibile, che parli la “sua” (del popolo) lingua.
Allora sorgono spontanee alcune domande: ma di cosa si sta parlando? Per caso si vuol continuare a chiamare “Destra” questo insieme di guitti, appecorronati ed incapaci? O ci si deve fidare di chi, forse vergognandosi, preferisce farsi chiamare “moderato”? o si deve credere a chi ha consentito che si devastassero le finanze pubbliche con l’arroganza che è tipica di chi si sente al di sopra anche della dignità?
No, Ragazzi, io che da sempre mi vanto di essere “di Destra” non ci sto più; non mi va di essere accumunato a coloro che usano il termine solo sotto elezioni ma poi, per il resto della legislatura, continuano a fare i cavolacci loro, fregandosene bellamente dei Valori che stanno dietro a quel termine e che gli danno sostanza e credibilità.
Quando ho incominciato a capirci qualcosa, sentivo dire che la Destra, quella vera, non è solo una scelta politica. E’ anche uno stato d’animo. E’ un codice etico. E’ un decalogo morale. E’ un modello di condotta. E’ probità, lealtà, coraggio, rispetto delle regole, rispetto del passato, rigore legislativo, intransigenza finanziaria, modestia e decoro.
Ed ora, invece? Ora, quei pochi galantuomini che pur si possono trovare sono sommersi, soffocati, annichiliti, zittiti da coorti di marpioni, di cialtroni, di tromboni, di buffoni. Ed allora, io orgoglioso “uomo di Destra” di antico pelo, io mi sento tradito; io sono stato illuso, perché mi si era fatto credere che la questa Destra era quella di sempre, seppur con un abitino nuovo, più moderno, più proiettato nel futuro; io, con il mio voto, avevo mantenuto i patti; essi no, non li hanno mantenuti, forse per il semplice fatto che tutto sono fuorché di Destra.
E’ amaro (almeno per me) riconoscerlo: la “mia” Destra” è morta, ha cessato di vivere quando gli eredi di Coloro che l’avevano legittimata con la Loro dignità di Uomini e di Politici l’hanno ridotta ad un’entità senz’anima, per di più con forti connotati da lupanare.
Mi resta la solitudine che è propria di chi ha vissuto “credendo” e che non ha più un futuro in cui credere.
E mò che faccio?
Un abbraccio,
Ettore.
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