martedì 18 dicembre 2012

Buon Natale a Tutti!


Da circa dodici anni sono socio di una Onlus dal nome “Pane Quotidiano” il cui scopo è quello di fornire, gratuitamente, pane e cibo a tutti coloro che giornalmente lo chiedono.
 La tipologia dei richiedenti è completamente mutata nel tempo trasformandosi dalle iniziali poche decine di barboni milanesi, a qualche centinaia di extracomunitari, alla attuale massa eterogenea di migliaia di persone fra le quali molti giovani disoccupati o separati e molti anziani con pensioni insufficienti.
La situazione economica del nostro Paese è ancora peggiore di come viene descritta perché una buona parte della media borghesia che ha sempre svolto onestamente (dichiarando tutto, pagando le tasse e meritandosi il lavoro per bravura e non per conoscenza o corruzione) il proprio lavoro autonomo (avvocati, commercialisti, ingegneri, artigiani etc. etc.), vede i propri redditi più che dimezzarsi non per mancanza di lavoro bensì per l’insolvenza di clienti che ha servito per anni e verso i quali non può agire con azioni giudiziarie che porterebbero alla chiusura totale dell’azienda debitrice.
Credetemi, quando si tende ad evidenziare le difficoltà dei dipendenti, spesso si esagera nello stigmatizzare situazioni favorevoli ed inesistenti agevolazioni del datore di lavoro il quale, al contrario, se onesto, rischia di non avere nessun guadagno ma paga lo stipendio ed i contributi ai propri collaboratori.
Cosa c’entra tutto questo con il Natale?!...c’entra perché per molti questo Natale sarà più povero di beni materiali ma può essere l’occasione per riscoprire la grandezza e l’indispensabilità di atri beni quali l’affetto, l’amicizia, l’amore per la propria compagna e per i propri figli. Pensate alla gioia che si può provare nel vedere il viso dei propri Cari quando, nello scartare il regalo natalizio, si illuminerà con la stessa gioia degli anni precedenti, nonostante il valore del regalo sia di molto inferiore. No, non voglio assumere le vesti del predicatore ed elargire buonismo a basso costo; resto l’anti berlusconiano di sempre, saccente e polemico come mi vedono coloro che la pensano in maniera diversa.
A Natale, però, ci si rende conto che l’incazzatura che ci ha accompagnati per un anno non serve a niente se non ad allontanarci da coloro che, senza alcuna mala fede, vogliono restare aggrappati al proprio ideale politico, calcistico, bocciofilo etc. etc. etc. .
Domenica scorsa ho passato la giornata con Leonardo Modeo, Capo Corso dei nostri Cappelloni, e, nonostante anche lui abbia lasciato l’Esercito dopo pochi anni di servizio, non abbiamo parlato di politica o di finanza o di economia; l’argomento principe delle nostre conversazioni è stata l’Accademia Militare ed in particolare il periodo che ha preceduto la nostra prima licenza natalizia. Io avevo fatto il viaggio in treno con due nostri anziani, i fratelli gemelli De Ninno (Nicola ci ha lasciato da poco), e sento ancora oggi l’orgoglioso fremito che avevo nello scendere alla stazione di Bari ed abbracciare i miei genitori mostrando loro la mia divisa ed il mio spadino.
Di quel primo periodo da Cadetto, ricordo bene il viso, le espressioni, i pensieri esternati dai compagni di plotone: Ozzola, Genta, Manco, Palmieri, Mastrantonio, Libenzi, Persia, Gibellino, Plasmati, Pogliani e la durezza dello scelto Scheggi che contrastava con la bonaria solidarietà dell’istruttore Visentin (ho scritto i nomi che mi sono venuti in mente e spero di non aver saltato qualcuno; ho omesso Magnani perché non ricordo esattamente quando si è unito a noi). Allora, come oggi, eravamo diversi sia fisicamente che caratterialmente e certamente avevamo anche diverse simpatie politiche.
Inoltre eravamo entrati in una Scuola meritocratica e questo creava una naturale propensione alla competitività. Quella prima licenza natalizia, quindi, avrebbe potuto rappresentare un breve periodo di liberazione ma credo che così non lo sia stato per nessuno di noi perché al primo impatto con i nostri vecchi compagni “borghesi” abbiamo capito la grandezza dell’ideale che ci univa ai nostri fratelli cadetti. L’ideale era rappresentato dalle parole del “Pompa”, dalla nostra Bandiera, dal Giuramento fatto, dal suono del Silenzio, dalle parole che componevano la “poesia del soldato”, dalla consapevolezza che i meriti avrebbero prevalso su qualsiasi altro argomento, dalla certezza che il tuo compagno cadetto era come te e, per questo, non avrebbe mai fatto nulla per farti del male.
Sono passati molti anni, la scuola ha lasciato il posto ai reparti e la vita ha evidenziato quelle diversità che allora non potevamo sentire ma tutte le volte in cui ci siamo incontrati io ho rivisto lo stesso sguardo e le stesse espressioni di tanti anni fa. Credo che questo sia possibile solo perché, al di là delle diversità, è rimasto integro, in ciascuno di noi, il legame verso il giuramento fatto e verso la nostra Costituzione.
Ieri ho seguito la trasmissione di Benigni commentata (anche prima che venisse trasmessa) da alcuni come faziosa e dispendiosa. Ebbene, io credo che sia stato un male, per gli Italiani, l’allontanamento dal teatro perché, attraverso le sue rappresentazioni, veniva facilitata la comprensione su principi, situazioni, atteggiamenti della vita comune. Forse Benigni è stato pagato troppo (meno di quanto paghiamo, perché “onorevoli”, gli avvocati di Berlusconi per difenderlo dal’accusa di induzione alla prostituzione minorile) ma ha profuso arte e, forse, ha fatto comprendere agli italiani perché, 47 anni fa, un corpuscolo di giovani, in piena rivoluzione culturale, scelsero la via del lavoro, della fedeltà e dell’onestà.
Buon Natale a tutti,
Francesco

6 commenti:

  1. Ciao Francesco ed a voi tutti. Volevo ricordare lo scelto Scheggi Adriano. Lo incontrai di nuovo a Roma una trentina di anni fa. Comandavamo tutti e due caserme alla Cecchignola, lui il btg. "Penne" delle Trasmissioni, io il Reparto Servizi Sicurezza Enti Vari dei Carabinieri. Un bravissimo ufficiale, serio ed umano, ed un po' diverso, nel complesso, dal giovane Scelto un po' severo, (ma correttissimo!) come lo avevamo conosciuto in Accademia. Diventammo amici e siamo rimasti a lungo in contatto. Purtroppo Adriano è mancato cinque anni fa circa, lasciando la moglie e due figli. Mi è dispiaciuto molto. Ho perso un caro amico e, tutti noi, un bravo e valido collega, che deve essere ricordato soprattutto per l'onestà morale ed intellettuale che lo contraddistingueva, oltre che per la sua straordinaria intelligenza. Sono ancora in contatto con suo fratello Graziano, già dirigente alla Soc. Autostrade. Ho sentito il dovere di rammentare il buon Adriano e darvi questa non bella notizia, visto che Francesco lo ha menzionato nei suoi ricordi. Un caro saluto. Carlo MORI

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  2. A Francesco , 10100 Milanograd.
    Caro Francesco intervengo solo perche' l'albero a corredo delle Tue parole, scritte in perfetto stile KattoKomunista, l'ho disegnato io.Io l'ho decorato con il simbolo "ecumenico" del nostro Corso mentre Tu condizioni gli auguri alle Tue convinzioni sociali,politiche,economiche e religiose. Non era meglio un incondizionato Buon Natale?
    Giovanni

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  3. Francesco Miredi19 dic 2012, 09:06:00

    Caro Giovanni, complimenti per l'albero che rappresenta in pieno il senso del mio pensiero. Proprio per questo e perchè i miei auguri a tutti Voi sono sinceri e privi di condizioni, li rinnovo a Te e alla Tua famiglia, evitando di commentare il Tuo commento.
    Francesco

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  4. Caro Francesco,
    sono particolarmente lieto delle Tue precisazioni. Ti ringrazio per i graditissimi Auguri che ricambio anche ai Tuoi Cari. Giovanni

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  5. Francesco Miredi19 dic 2012, 09:20:00

    Caro Carlo, ti ringrazio per aver ricordato Adriano. Con me era stato, giustamente, uno Scelto duro e severo ma poi ci siamo ritrovati da Tenenti (insieme ad Alamia e all'Anziano Ariolfo) al 3^ Btg. Trasmissioni di Milano ed il rapporto è stato completamente diverso. Sapevo della sua scomparsa e mi è dispiaciuto moltissimo.
    Francesco

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  6. Ricordando episodi, nomi, situazioni di un passato comune è, secondo me, il modo più bello e più intimo di "festeggiare" con e per gli Amici, copartecipi di quel "passato".
    Intriso di lirismo (ma anche di malcelata acredine, comprensibilissima ma che, forse, ci azzecca poco con contesto augurale) il ricordo di Francesco che, nonostante la sua scelta di vita, ha mantenuto integri i suoi ideali "di allora", conservandoli nell'imperscrutabilità del suo cuore, forse meglio di qualcuno che, continuando ad indossare l'Uniforme, quegli ideali li ha vilipesi, quando non traditi.
    Carico della sua consueta fine, tagliente ma anche amara ironia, il ricordo di Giovanni che ci ha fatto ripiombare, sorridendone, in quello sterminato mare in cui vivono e prolificano le "stranezze" della vita militare.
    Sono dell'avviso che siano questi i veri "legami", il vero valore aggiunto per persone che, come Noi, ha saputo e voluto fare una scelta e, con la stessa volontà e la stessa convinzione, è andato avanti per una vita intera.
    Ma non è tempo di prediche, anche perché non ho nessuna autorità o competenza per farne.
    Ora è tempo di guardare (ancora una volta) avanti; ora è tempo di fare di tutto perché scelte derivanti da scellerato e popilismo vanifichino gli enormi sacrifici fatti; ora è tempo di sforzarsi di essere sereni, di mettere a disposizione di tutti la nostra onestà ed il nostro(malgrado tutto) ottimismo.
    Auguronissimi a tutti,
    Ettore.

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