lunedì 13 maggio 2013

Il troppo storpia


Il continuo "confronto" dialettico e gli ultimatum scambievoli che i fratelli-serpenti del nuovo Governo si scambiano , la drammaticità della crisi economica ,hanno fatto passare in secondo piano la tragica sequenza di aggressioni consumate a Milano negli scorsi giorni. Tragedia della follia, si afferma con giustificazioni, dramma per due famiglie che non rivedranno più i loro cari, uccisi da un povero diseredato, anche lui vittima di un sistema ingeneroso e, per tanti aspetti, delinquenziale.

Non riesco a difendere l'aggressore, del quale ha poca importanza il colore della pelle; ne giustifico, in parte l'operato in considerazione delle cause che possono avere determinato la sua aggressività. È quello che è successo, può nuovamente accadere. È sperare che non succeda è pura utopia.  In  tutte le città d'Italia questi giovani uomini si arrabbattano nell'unico lavoro che sia loro consentito quando non sono assorbiti nelle campagne: la vendita di cianfrusaglie, di oggetti di scarsa qualità che è anche difficile comprare. Tutti offrono le stesse cose per cui è proprio difficile pensare che essi , alla fine di una giornata lavorativa, di una settimana o del mese , abbiano guadagnato quanto possa avere in qualche modo soddisfatto le aspettative di vita....continua


Un abbraccio a Tutti,
Carlo Minchiotti

4 commenti:

  1. Francesco Miredi14 mag 2013, 09:29:00

    Caro Carlo credo che anche il solo accenno ad una benevola comprensione sia dovuta al nostro staus di estranei alla vicenda; coloro che hanno affetti coinvolti non la capiranno mai e potranno solo inveire contro questa violenza. Io vede gente (immigrati ed italiani) disperata che cerca di sopravvivere con dignità o che cade nella più profonda depressione e ad essi cerco di dare tutto l'aiuto possibile ma l'assassinio può avere un esimente (non una giustificazione) solo nella totale incapacità di intendere e di volere. Non credo che chi ha pagato fior di quattrini per venire qui da noi sia un incapace; credo piuttosto che essi siano spinti da un immaginario tanto illusorio quanto labile che si trasforma in rabbia ed odio. Anche in questo caso credo che prima ancora dei politici dovremmo maturare noi tutti, imparando a giudicarli, nel bene e nel male, come qualsiasi essere umano. Un caro saluto
    Francesco

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  2. Una volta tanto sono d'accordo con Francesco. Aggiungo anche le parole troppo benevole e pacate di Carlo non sono , per quanto mi riguarda, condivisibili. Siamo di fronte ad una strage razzista solo che il razzismo non viene considerato con obiettività ma con pregiudizio tutto da una parte. Vi immaginate cosa sarebbe successo se il colpevole fosse stato un italiano e le vittime tutte nere ? Da come immagina Carlo è probabile che ci saranno altri episodi simili e allora dovremo inventarci un nuovo termine per individuare questo delitto : italianicidio? Saluti. Giovanni

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  3. Neanche io me la sento di essere d'accordo con le argomentazioni di Carletto, nobili e rispettabili ma idonee più alla Charitas che a comuni cittadini "estranei".
    Non credo, infatti, che il buonismo ad ogni costo sia la medicina più indicata per una malattia che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti, in virtù anche del guazzabuglio normativo che dovrebbe regolare la complessa e delicata materia.
    Non sono razzista, però sono un cittadino italiano che vive nella SUA terra e vorrebbe che, anche e soprattutto, quelli che vi vengono a cercare fortuna si adeguassero al nostro sistema giuridico e sociale, per quanto sgangherato possa essere.
    Tu, Carletto, incentri il tuo dire sulla "disperazione" che, indubbiamente, è la compagna più fedele di molti di questi sventurati esseri umani; e ne fai risalire le cause alle difficoltà, materiali e morali, che devono affrontare quotidianamente.
    Ti voglio raccontare questo aneddoto.
    Difronte a casa mia, vive un Rumeno che fa da custode ad un condominietto e, grazie a questo, beneficia di un alloggio: una roulotte, senza luce, senza acqua, senza riscaldamento.
    Non ha lavoro, non ha parenti, è mezzo cecato ma non ha i soldi per fare una visita oculistica e comprarsi gli occhiali, pesa sì e no una cinquantina di chili, però...è sempre sbarbato, ha i capelli corti, indossa i suoi miseri abiti con dignità: sì ha dignità!
    Sarebbe, secondo il tuo teorema, l'archetipo perfetto del "disperato"; ma lui, la sua disperazione, la vive con dignità, non ruba, non uccide, non dà fuori da matto: si accontenta di quattro baiocchi che gli do io e qualcun altro intorno per dei lavoretti in giardino e dei pasti che gli portiamo.
    Ti dorò di più: è l'unico che ottempera ad una ordinanza del Sindaco, spazzando le mattine il tratto di via pubblica difronte al condominietto.
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  4. La Chiesa differenzia il peccato dal peccatore: tutte le attenuanti "estreme" che tu applichi al negretto, io le potrei applicare a chiunque, perchè la disperazione e la solitudine non hanno canoni o livelli misurabili col bilancino e perchè non è detto che i più "provati" siano i più disperati. Nei "beati" paesi del Nord i suicidi sono doppi rispetto al "disperato" SUD: forse sono meno disperati per il benesseredi cui godono? NON PARE!
    Allora, posto che la misericordia e la comprensione costituiscono le basi di ogni religione, pur capendo eventuali crisi di rabbia , non posso accettare che si sminuisca il valore di una vita distrutta (= l'ucciso), anche se più agevole economicamente,compatendo e giustificando la rabbia dell'omicida con patimenti economico-sociali.
    L'omicida va condannato sempre e comunque, il suicida pure:entrambi non danno valore alla vita come dono totale!
    L'esempio di Ettore è illuminante al riguardo: forse pensi che il rumeno sia l'unico "incazzato" del mondo??? no , eppure accetta il suo ruolo, cercando migliorie varie e non ammazzando a gogo'!
    Apprezzo la tua "smisurata" apertura al prossimo, te la invidio poichè io non ci sono ancora arrivato, ma non approvo l'equazione DISPERAZIONE=OMICIDIO.
    MARKO

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