giovedì 23 maggio 2013

Ius soli o ius sanguinis?



Cari Amici

Ecco un argomento che e’ a pieno titolo nel dibattito politico e mediatico da un po’ di tempo e che oggi, pur non essendo nel programma del Governo in carica, vedra’ presto un testo che certamente proporra’ alle Camere una sostanziale modifica dei principi ispiratori della normativa vigente al fine di applicare il principio dello ius soli e riconoscendo quindi il diritto di cittadinanza italiana a chi nasce nel territorio nazionale a prescindere dalla posizione giuridica dei genitori. Tutti ricorderete il recente e preciso intervento in materia del Presiente della Repubblica.

La corrente pare scivolare in questo senso, sostenuta da facili argomentazioni che richiamano integrazione, uguaglianza, globalita’ etc..

Non voglio citare gli argomenti a sostegno delle due tesi che sono certamente noti e comunque facilmente rintracciabili; voglio invece dire che non condivido questa apertura e posso solo immaginare un’attenuazione dei vincoli attuali per ottenere la cittadinanza, una piu’ spedita ed efficiente procedura per quanti realizzino i requisiti.
Certamente sono contrario ad una applicazione del principio sic et simpliciter. Inoltre ritengo che una legislazione in materia debba essere coordinata e concordata con gli altri Paesi Europei, visto che essere cittadini di uno Stato EU, comporta automaticamente una serie di diritti e facilitazioni presso tutti gli altri Stati.

Un abbraccio a tutti

Renato

7 commenti:

  1. Francesco Miredi23 mag 2013, 11:17:00

    Caro Renato, tendenzialmente prediligo, in ogni tipo di categoria e/o associazione, il "numero chiuso" ma, quasi sempre, maturo convincimenti analizzando oggettivamente la situazione. Da circa sei anni difendo un condominio contro una associazione (NAGA) che dà assistenza sanitaria gratuita (per gli utenti ma onerosa per le strutture pubbliche che la sovvenzionano) ad ogni tipo di straniero (con o senza documenti). Ho perso la causa in primo grado, l'ho vinta in appello e adesso è in Cassazione con i condomini che pagano le relative spese e subiscono giornalmente il bivacco di qualche centinaia di persone che, all'accorrenza, fanno anche i propri bisogni per strada o nel cortile. Quale è il messaggio: tutti gli stranieri hanno la nostra assistenza sanitaria e non pagano alcun tiket. Nel bergamasco, nel bresciano e nel varesotto (territori leghisti) esiste una miriade di lavoratori stranieri "in nero" che non pagano tasse e contributi; l'80% degli italiani utilizza badanti straniere pagandole in nero. Le uscite pubbliche per l'assistenza sanitaria e per le pensioni rappresentano una parte di grande rilevanza nei nostri costi pubblici e le realtive entrate, provenienti solo dagli italiani, si assottigliano sempre più. Non sarebbe, quindi, più opportuno far sì che molti stranieri diventino italiani per divedere con noi i tanti doveri ed i pochi diritti?
    Un abbraccio
    Francesco

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo con Francesco.
    Al di là degli aspetti pratici che Lui cita, penso che ce siano anche altri -di carattere morale o etico- che meritano di essere tenuti nella dovuta considerazione.
    Infatti, mi riesce difficile trovare una spiegazione logica al fatto che chi nasce in un posto non ne abbia la cittadinanza, con conseguenti diritti e doveri.
    Certo, noi in Italia siamo completamente impreparati, soprattutto mentalmente; è difficile che un popolo che fino a cinquanta anni fa "emigrava", abbia la cultura necessaria per trasformarsi in "ospite".
    Al riguardo, penso che anche la legislazione abbia risentito di questa impreparazione che, sommata a pregiudizi più o meno ideologici, ci ha portato ad una situazione di crescente ingovernabilità della complessa e delicata materia.
    Un abbraccio,
    Ettore.

    RispondiElimina
  3. Al di là di tutti gli aspetti "morali od etici" ci sono anche quelli di natura pratica..se si pensa a tutti coloro che arrivano e fanno figli etc,..poi i ricongiungimenti familiari, nuovi arrivi, nuove nascite e cittadinanze a tutti, con facilità, con tutti i diritti (sanità,voto,studio etc etc che sono giusti, ma, fra l'altro, costano e sottraggono risorse ad es. alle pensioni minime ed all'assistenza oltre che ad altre spese di necessità pubblica)...va a finire che l'Italia letteralmente scoppierà (non è come gli USA spopolati, dell'immigrazione-peraltro molto controllata- di una volta). Mancheranno addirittura gli spazi vitali e le risorse necessari per tutti. Forse dovrannno partire od essere eliminati gli italiani vecchi? Non si può essere demagogici ad ogni costo. In troppi vanno alla ricerca di un comodo "oh, Lei, come è buono!" invogliando nuove e future immigrazioni (l'Italia è considerato il paese del ben godi e delle improbabilità di sanzioni tanto che nomadi di tutte le etnie, clandestini di tutti i tipi etc vengono senza il minimo dubbio che nessuno riuscirà a cacciarli ed a controllarli-dati anche i numeri). E' ovvio che ci vogliano dei freni e delle condizioni, almeno lasciando quelle esistenti, già peraltro, a mio avviso, insufficienti. Si guardi un po' a come si regolano anche le altre Nazioni Europee...forse sarebbe meglio se la legislazione in merito fosse "armonizzata" se non addiritturaunificata per tutta l 'U.E. Un saluto. Carlo MORI

    RispondiElimina
  4. Se fosse possibile unire allegati vi mostrerei la carta di imbarco di mio nonno emigrato in America nella quale sono stati elencati tutti i dati necessari al controllo compreso l indirizzo del futuro alloggio...... Basterebbe fare come facevano e fanno gli americani. Giovanni

    Paolo I dati

    RispondiElimina
  5. Scusate ma " Paoli I dati " lo ha aggiunto il sistema di scrittura di android..... Giovanni ( e basta ! )

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cari Amici
      ho sempre cercato di esaltare i principi generali come ispiratori e linee guida dei nostri comportamenti ed in questo caso credo che sia plausibile richiamare il principio di uguaglianza degli esseri umani con pari diritti e doveri a prescindere tra l'altro dal luogo in cui sono nati. Non c'e' dubbio che il principio e' sacrosanto, ma non ritengo che esso sia intaccato se una nazione non riconosce la cittadinanza per quanti nascono nel territorio da genitori stranieri e ne subordina il rilascio a determinati requisiti sostanziali e formali. Io credo che lo Stato debba elaborare le proprie politiche sull' immigrazione tenendo conto sia i valori dell'accoglienza che le possibilita' di reale integrazione (lavoro, casa, sanita', scuole,etc). Certamente l'applicazione automatica dello ius solis comporterebbe un'apertura importante con conseguente crescita del numero degli immigrati; non e' difficile stimare che molte, moltissime nascite "occasionali" avverrebbero in Italia al solo scopo di garantire una nazionalita' ai nascituri. Le conseguenze aggraverebbero i problemi messi in luce dai vostri interventi senza offrire soluzioni. Io credo che la mancata integrazione di molti immigrati dipende dal fatto che ogni comunita' puo' assorbire un certo numero di persone e che quanti eccedono tale possibilita' lasciano quella comunita' oppure vivono alle spalle o delinquono. Acquisire la cittadinanza per diritto di nascita fa solo crescere le aspettative dei figli di immigrati e quindi eventualmente la frustrazione quando non troveranno lavoro o non si sentiranno completamente accettati; guardate cosa sta accadendo in questi giorni a Stoccolma! Pagare le tasse, rispettare le leggi,accettare i doveri e godere di diritti e' un obbligo per tutti, cittadini e non, nel doveroso rispetto delle procedure e dei limiti che ogni Stato deve imporre e fare rispettare. Le leggi devono anche interpretare il sentire comune, per lo meno della maggioranza dei cittadini, non seguire mode o venti pseudo-liberali; oppure crescera' la distanza tra Paese reale ed istituzioni e crescera' la diffidenza verso le comunita' di immigrati e verso quanti di loro non si integrano.
      Un abbraccio a tutti
      Renato

      Elimina
  6. Ho sempre vissuto in città dove la presenza di stranieri (comunitari ed extra) è molto accentuata ed ho notato che insieme ad una aliquota più o meno integrata nella società in cui vive, vi è una percentuale a cui non interessa assolutamente nulla il fatto di essere in realtà con regole di vita e di comportamenti diversi dai loro originari. Mia moglie che ha insegnato a Brescia per dieci anni ed era la referente dell’integrazione dei ragazzi stranieri mi ha sempre confermato questa mia sensazione. Sono dell’idea che non potendo fare a meno di accogliere queste persone il loro accesso sia limitato solamente a coloro che sono in grado di avere garantito un reddito sufficiente alla loro sopravvivenza, altrimenti come potrebbero tirare avanti se non usando mezzi illeciti? Per quanto riguarda lo ius soli penso che debba essere anch’esso regolamentato in modo inequivocabile e molto rigido con leggi che non consentano mille interpretazioni o diecimila cavilli, altrimenti tra qualche anno saremo in minoranza. Già adesso nelle scuole alcuni insegnanti progressisti non consentono di preparare il presepe a Natale o fanno togliere i crocifissi dalle aule per non “disturbare” quelli di altre religioni. Non vorrei appecoroniamoci troppo, potremmo avere brutte sorprese.
    Un abbraccio a tutti.
    Carlo Maria

    RispondiElimina

Scrivi qui i tuoi commenti .