lunedì 31 marzo 2014

Famiglia primitiva

 La struttura della famiglia primitiva è semplice:il padre è il cervello, la madre il cuore. Due organi
complementari ma non intercambiabili. I figli si muovono in questo contesto guidati e aiutati finché ce ne sarà bisogno. Nessuna confusione di ruoli ecco il suo segreto. Sessista ma funzionale, rifugio sicuro dalle tempeste della vita. Voglio offrirvi un'avventura di una di queste famiglie. Perdonatemi qualche termine in dialetto,ma siamo tra primitivi.  Come sfondo il Tigullio,  così bello in primavera prima che la perversione del clima lo flagellasse con tempeste tropicali come a volte oggi avviene.
 Il mare calmo,  la temperatura  mite esortano ad imprese stravaganti. Non certo “estreme” come va  di moda oggi.   leggi ancora .....


 Massimo Riccobaldi.

martedì 25 marzo 2014

Poveri ma...brutti

Le urne delle elezioni comunali francesi sono ancora calde che già si è scatenata la canea dei tuttologi, degli opinionisti, dei bla-bla nostrani , nella stragrande maggioranza, tanto al chilo che si lanciano in acrobazie celebrali per trovare punti di contatto tra il Front National della Le Pen e gli sguaiati e vuoti movimentucoli italioti.
Non basta certo  agitare un antieuropeismo più o meno spinto fino alla autolesionistica ipotesi di archiviare l'Euro, per assurgere alla dignità elettorale che oltralpe ha il Fronte nazionale.  continua .......


Ettore.

mercoledì 19 marzo 2014

Tanti auguri Papà!

Oggi è S. Giuseppe, la festa del Papà. I santi da tempo sono fuori moda, il papà è sempre più guardato con sospetto perché è una figura che evoca un certo maschilismo, oramai decisamente out . Quindi …..e invece no. Sempre in contrasto col pensiero corrente che vorrebbe relegata la figura paterna a quella più rassicurante e asessuata di “genitore1”(forse è meglio 2), dedico a tutti i papà questa poesia scritta ,a suo tempo, in memoria di mio padre.
Vi abbraccio,                                                          
Massimo Riccobaldi                                                        
                                                     PATER

 UNA TIEPIDA BREZZA SATURA DI SALINO RAVVIVA LA FIAMMA DEI RICORDI: I SUOI PASSI, L'USCIO CHE S'APRE, IL SUO SORRISO, UN BACIO AL SUO BIMBO DOPO IL LAVORO. 

 CADONO LE FOGLIE DEI PLATANI SUI MANTI ERBOSI, ACCAREZZANDO LA FIAMMA DEI RICORDI: CHINO SUI LIBRI, SIGARETTA E TAZZINA DI CAFFE', INSTANCABILE E PAZIENTE PRIMA DI OGNI ESAME DEL FIGLIO

 FIOCCHI DI NEVE GELIDA DANZANO ATTORNO ALLA FIAMMA DEI RICORDI: IL SUO VISO FELICE E COMMOSSO ACCANTO AI GIOVANI SPOSI, RADIOSA LEI DIETRO AL VELO, FIERO LUI NELLA SUA DIVISA. 

 GLICINE PROFUMATO ED EFFIMERA MIMOSA CINGONO LA FIAMMA DEI RICORDI: SEVERO MA PIENO D'AMORE, DISCRETO MA ATTENTO HAI VEGLIATO SULLA VITA DEL FIGLIO COME FACEVI SULLA SUA CULLA.

domenica 16 marzo 2014

L'insulto

Fino a non tanto tempo fa, quando tra due interlocutori uno non sapeva come controbattere le affermazioni dell’altro, gli appioppava un bel “fascista” e troncava, de facto, ogni possibilità di replica, di difesa., dal momento che non esisteva marchio d’infamia peggiore di quello.
Oggi, forse perché sembrerebbe quanto meno anacronistico anche alle orecchie più trinariciute, forse perché il web ha sprovincializzato, ha globalizzato anche l’insulto, oggi appunto si ricorre ad un epiteto decisamente più attuale ed a carattere universale: sessista. 
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Ettore.



giovedì 13 marzo 2014

Tuareg

Irruenti, selvaggi, liberi come TUAREG nel deserto, i miei pensieri mi scatenano emozioni indescrivibili se solo ho la pazienza di ascoltarli. Oggi ne ho catturati tre. Tre tuareg della mente. Il primo mi ha parlato del sogno di un bimbo, il secondo della caducità dell'esistenza, il terzo di quanto in realtà siano minime le cose che noi vediamo immense. Riscaldati da un falò, dopo un fugace tè, li ho lasciati liberi di proseguire la loro corsa nel deserto.


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Massimo Riccobaldi

martedì 11 marzo 2014

Perché?!

Non bisogna essere dei Pico della Mirandola per ricordare il trionfalismo con cui l’attuale Capo del governo, millantava come “cosa fatta” la riforma della legge elettorale e come semplice “atto formale” il suo passaggio parlamentare.
Ma oggi non voglio entrare nel merito di questa “riforma” –che ha tutta l’aria di essere una pecionata- quanto piuttosto nell’intoppo che ha avuto, tra i tanti, alla Camera e che, sinceramente, mi ha sconcertato: le quote rosa.
Al di là del drastico ridimensionamento della tanta sbandierata “velocità decisionista”, abbiamo anche assistito a scene a dir poco carnevalesche, come le camicette bianche indossate quali simbolo di appartenenza gratificante, quasi di sfida; un po’ come il mazzetto di mimose l’otto marzo, come se bastassero una camicetta bianca ed una mimosa a “gratificare” una donna.
Ma queste manifestazioni esteriori -secondo me fatue e solo di facciata- non riescono a mascherare il vero problema delle (spesso giuste) rivendicazioni femminili; purtroppo, invece, sono la spia dell'arretratezza culturale che soffoca il nostro Paese.
Sì, è inutile che ci nascondiamo dietro un dito o vogliamo far finta di stare ad ascoltare le sirene della “parità di genere”, perché quando un Paese, un Popolo si lacera in discussioni od invoca una legge per   sancire un diritto, significa che per quel Paese, per quel Popolo la Rivoluzione francese è come se non ci fosse stata.
L’arretratezza culturale si manifesta –e pure in modo allarmante- quando, in nome di non meglio precisati “diritti”- si vuole imporre una visione della Società basata sull’idea di “differenziazione” tra esseri umani: uomini-donne, bianchi-neri, ricchi-poveri, etero-omo, juventini-resto del mondo….
Ma allora, perché i vari  pasionari delle “giuste cause” non hanno proposto “quote” anche per tutti i coloro che si sentono, in qualche modo, “diversi”, quando non addirittura estromessi, emarginati, esclusi? Se tutti si è uguali difronte alla Legge, spiegatemi per quale motivo un “genere”, un colore della pelle, un credo religioso, un conto in banca….debbano far diventare –e pure per legge- “più uguale degli altri”?! Diciamo pure che, in qualsiasi Società, esistono, sono sempre esistiti degli “svantaggiati” o persone che si reputano tali, ma questo non significa che, automaticamente, debbano essere elevati ad “avvantaggiati”: si creerebbe un circolo vizioso in cui oggi si è una cosa e domani il suo contrario e pure per legge!
Ciascuno di noi è uno “svantaggiato” o lo è stato in un certo momento della sua vita, però e tornando alla “svantaggio di genere”, se fossi una donna mi sentirei umiliata a supplicare per essere candidata o ricandidata solo perché donna e non per i miei meriti. E’ pur vero che nel nostro sgarrupato Paese, di meritocrati che occupano determinati posti ce ne sono ben pochi, a  cominciare dai maschietti; ma questo non implica che a questa stortura ci si metta una pezza che è peggio della stortura stessa. Umiliazione che sentirei ancor più cocente, allorquando si sarebbe disposte ad accettare pure un misero 60/40 o altre percentuali sbilanciate, in evidente contrasto proprio con quel principio di “parità” che si invoca.; capiamoci bene, la “parità” è tale solo quando si hanno le stesse possibilità, in egual misura: ogni altro aggiustamento, è sinonimo di “disparità”, per di più messa nero su bianco!
In conclusione, mi punge vaghezza che tutto questo can-can sia infarcito di una esasperata dose di ipocrisia e di qualunquismo tanto al chilo. Un amarcord nel lontano e fallimentare periodo di un femminismo urlato, sguaiato, fondato solo sul possesso dell’utero. Il vero, unico scopo è rappresentato da una rincorsa frenetica al “potere”, in una squallida equiparazione (questa sì) con i maschi, che prescinde volutamente da ogni merito e riduce il tutto ad una fredda formula percentuale.
Credo che le Donne (quelle con la maiuscola) abbiano ben altre e più importanti rivendicazioni da far valere, in campi in cui la Loro natura è più funzionale a finalità ben più nobili ed utili che non quelle del potere fine a se stesso, sicuramente più remunerativo ma altrettanto meno appagante.
Non è che ci troviamo difronte all’ennesimo concetto asettico di uguaglianza che finisce sempre per deprimere i più volenterosi?!
Un abbraccio a Tutti,
Ettore.



sabato 8 marzo 2014

Mai amore, mai

“mai amore,  mai … sono tue parole, le ricordi ancora o dimenticar ti giova …. ricordi ancora quella sera quando, stringendo le mie mani, guardando i miei occhi, giurami mi dicesti, giurami che saranno miei … io ti credetti e di me la mia vita privai … del mio orgoglio, del mio amore … tu vivevi ed amavi con il mio cuore … oggi solo mi ritrovo, oscure sono le mie strade, nero è per me il cielo … ma una cosa io ti chiedo, una io vorrei …..insegnami come amare per poi dimenticare.”


Queste parole le ho scritte all’età di quindici anni quando il mio primo amore - una giunonica e procace ragazza di diciotto anni - dopo una romantica e infuocata estate trascorsa con interminabili pedinamenti e due o tre bacetti scambiati fugacemente a labbra rigorosamente serrate, mi lasciò per fidanzarsi con un ventenne sergente dei bersaglieri in s.p.e. di fresca nomina.      continua .........


Un abbraccio a tutti,    
Francesco

         

martedì 4 marzo 2014

Paralleli

Cosa unisce quanto accade ora in Ucraina con quanto ho potuto vedere in Africa durante il mio recente soggiorno e di cui trovate il resoconto  in queste pagine?
La non conoscenza della storia del passato che non permette di capire il presente e consente solo i dare giudizi errati.
Lì, in Africa, una terra fuori della nostra comprensione; qui, in Ucraina, un meravigliarci di quanto accade ( “ perché la Russia agisce in questo modo in Ucraina? “ ) .
 Lì, in Africa, l’Europa ha portato la sua cultura politica ed economica a proprio vantaggio ma non a favore della cultura precedente di quel Continente, anzi misconoscendola o cancellandola; qui, in Ucraina, dimenticando completamente il suo passato perché l’Ucraina è la Russia e Kiev,  la sua Capitale, è Russia. Non a caso, l’Enciclopedia italiana, alla voce Ucraina, vol. XXXIV, 1937, p.601, può “ dire “ “ i primordi del popolo ucraino si identificano con i primordi del popolo russo”.
Ed allora ci si deve chiedere: perché la “ mia “ Africa che ho visitato è quella che ho visto e non quella che avrebbe dovuto essere ( e non lo è ) ? E perché l’ Ucraina, terra russa, è ora aggredita dai “ Russi “ ?
Perché c’è un Africa disegnata a modello dell’ Europa, indotta a seguirne i principi economici e che gli Africani non riescono a costruire, e c’è una Ucraina ( il cui termine significa “ ai margini “,  “al confine”, della Russia appunto: cfr. la voce dell’Enciclopedia italiana, ibidem) che è la prima terra abitata dai Ruš , popolo vichingo che ha creato a Kiev la Russia, poi estesasi  fino a Mosca , e poi agli Urali e, quindi, fino alla Siberia. 
Fu Kiev la prima capitale dei Ruš  e da Kiev il Cristianesimo si diffuse a partire da Vladimiro, nel 989 ; e nel 1989  Giovanni Paolo II celebrò il I Millennio della Russia Cristiana. Fu Kiev l’interlocutrice dell’Imperatore bizantino che creò in quella città la Metropolia (organismo religioso territoriale) che tale rimase fino al XIV secolo quando fu trasferita a Mosca. E da allora l’Ucraina, terra dei primi Ruš , diventa marginale rispetto alla storia russa che si trasferisce sempre più a nord. Ma l’Ucraina, e Kiev, resteranno sempre la patria dei Russi.
 Cosa c’entra questo con quanto accade ora?
C’entra, c’entra. E’ la cultura occidentale, quella illuministica e positivistica, che tende a dimenticare ed a cancellare. La cultura cristiana, in questo caso orientale, non dimentica e costruisce il futuro, vivendo il presente nella memoria del passato.
E così si spiega quanto accade ora, in Crimea ed in Ucraina ( che da “a margine “ venne poi a significare “porta”, porta della Russia, appunto).
Cfr. la voce Kiev, sempre nell’Enciclopedia italiana, vol.XX, 1933, pp 194-197, in particolare pp 196-197.
E chi vuole comprendere, comprenda.
Un abbraccio a Tutti
Carlo Minchiotti 

domenica 2 marzo 2014

Il Modello

Non ricordo nemmeno quante volte Francesco ha individuato nella scelta oculata di chi ci dovrebbe rappresentare, guidare e governare come l’unica soluzione per poter uscire da questo casino in cui ci hanno cacciato. So che è in buona fede ma so anche che è condannato a rimanere una vox clamantis in deserto, non tanto perché siamo in pochi a pensarla come Lui, quanto perché siamo i soli a pensarlo: la stragrande maggioranza dei nostri compatrioti preferisce continuare ad essere bue.   continua ........


Ettore.