giovedì 23 dicembre 2010
Buon Natale ragazzi.
Ieri ho passato in treno buona parte della giornata e il rumore delle rotaie, il distacco dal mondo abituale, lo scorrere veloce dello spazio,mi hanno portato indietro con il tempo.
Ho ricordato la mia prima licenza natalizia quando, dopo circa dieci ore di viaggio, sono sceso nella stazione di Bari, con la divisa e lo spadino che mi riempivano d’orgoglio ed ho abbracciato i miei genitori con un amore e un affetto che non avevo mai sentito prima.
Il giorno dopo, sempre in divisa, ho fatto il giro del paese immaginando l’ammirazione degli amici e delle ragazze che avevo frequentato prima di partire e, vi garantisco, la delusione è stata terribile. Nella realtà mi sono sentito un estraneo, come se la mia scelta di vita avesse comportato il rinnegare il mondo che, sino a quattro mesi prima, mi aveva accolto e formato e, quell’anno, ho passato il capodanno solo con la mia famiglia, abbuffandomi di panzerotti e di paste alle mandorle.
Il ricordo di quei giorni mi ha fatto riflettere sull’essenza dei sentimenti e dei rapporti umani e di come questi possano essere influenzati dalla vicinanza forzata che periodi come quello natalizio provocano.
In contesti come questo, quando succede che, se pur per un breve periodo, si è costretti a convivere con destinatari di rancore, è facile che l’apparente ipocrisia frani e si faccia sopraffare dalla voglia di dire ciò che realmente si pensa; ricordate il film di Monicelli il cui titolo dovrebbe essere “Parenti serpenti”?.
Mi sono sentito, così, un uomo fortunato perché da domani i miei tre figli lasciano le loro rispettive case, gli amici, i fidanzati e, per tre giorni, ritornano a vivere con noi facendo le stesse cose che facevano da ragazzi e sorbendosi i sermoni e le raccomandazioni che da sempre propino loro. In realtà tutti abitano poco distante dalla casa dove vivo con Anna e le frequentazioni sono giornaliere ma ciò rende ancora più vera e magnifica la voglia spontanea che hanno di ritornare a dormire nei letti e nelle stanze dove hanno esternato le intemperanze, le gioie e le delusioni infantile ed adolescenziali.
Anche chi non ha la fortuna di credere in Dio deve convenire che l’uomo vive meglio quando riesce a comprendere il pericolo creato dalla sudditanza verso i peggiori istinti umani e che il Natale rappresenta la voglia di rinascere puri, come lo sono i bambini, e aperti verso un mondo privo di odio e di rancore. Dovremmo, quindi, sforzarci di contrastare tutto ciò che difficilmente controlliamo e circondarci di persone con le quali desideriamo stare senza se e senza ma.
Perdonate la retorica profusa in questo augurio collettivo ma ormai siete ritornati a far parte del mio mondo.
Buon Natale a tutti
Francesco
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Non ti preoccupare, caro Francesco, per la "retorica", anche perché, nella sua accezione originale, è qualcosa di altamente positivo: i quaquaraquà di oggi, la hanno ridotta ad un bla-bla vuoto e pomposo!
RispondiEliminaHo molta pena per i tuoi concittadini di quaranta anni fa ed , invece, sono orgoglioso di esser tornato a far parte del tuo mondo.
Il tuo augurio è alto e nobile come dovrebbe esser proprio di ogni essere umano che , il più delle volte, prediliga l'uso del cuore e non solo quello della panza(in tutti i sensi).
Anche a te ed ai tuoi Cari l'auspicio più sincero a che la "bontà" e la "purezza" del Natale vi perminino interamente.
Un abbraccio, logicamente, natalizio,
Ettore.