“...non sarebbe male se i politici, invece di litigare tra di loro e non fare niente, ogni tanto incontrassero i giovani, i lavoratori, i pensionati per sentire cosa ne pensano della politica ma anche per conoscere come la situazione del Paese è percepita dal basso”.
Questo sacrosanto pensiero non è l’estratto di un più vasto discorso fatto nel corso di una delle tante trasmissioni televisive da un politologo o da un sociologo di grido (e, per questo, ben pagati) bensì è una parte di una delle quotidiane e-mail che il buon Oliviero mi invia (verso le 10 e mezza) in risposta alla mia delle 6 e quaranta.
Ad una lettura veloce e superficiale, potrebbe sembrare una delle tante banalità sparate dai tuttologi di cui sopra; però, se con quella frase si volesse incorniciare l’attuale situazione socio-politica italiana, ci si accorgerebbe subito che quella cornice non incornicerebbe proprio un bel niente: semplicemente, perché il dipinto non c’è.
E mi spiego, perché temo di averne sparata una come quelle dei sapientoni sempre di cui sopra.
Secondo me, la frase del buon Oliviero non è una constatazione: è un rimpianto!
E’ il rimpianto di cose lontane; di cose che hanno accompagnato gli anni della nostra giovinezza e della prima maturità; di cose che ci hanno fatto gioire e disperare; di cose che hanno contribuito a darci anche una certa coscienza civica; di cose ahimé irrimediabilmente perdute.
Quello che auspica il buon Oliviero, infatti, non è altro che quello che si faceva nelle tanto vituperate “sezioni di partito”;
era in quei locali che ti facevano vedere il mondo con un occhio solo (quello del Partito): era in quei locali che si preparavano “battaglie” per un’Idea e non per un interesse corporativo, era in quei locali che ci s’incontrava, si discuteva , si litigava ma...si era lo specchio della realtà locale: della realtà “reale”, cioè vera, senza manomissioni di sorta.
Poi era compito dei Segretari di Sezione parlarne con i loro omologhi a livello provinciale; da qui, se ne parlava a livello regionale; da qui.....fino a quando le tante realtà reali non arrivavano nelle stanze dei bottoni e rappresentavano quello che la gente di quel partito pensava, quello che la gente di quel partito vedeva, quello che la gente di quel partito sperava.
Se a questo ci si aggiunge il fatto che i “candidati” dovevano scarpinare (e non poco!) per il loro territorio per guadagnarsi il voto, si ha quel dipinto da incorniciare con la oramai celebre frase, sempre del buon Oliviero.
Ora, invece, i Partiti sono stati sostituiti da milizie mercenarie che si aggregano intorno un “capitano di ventura” (con tutto il rispetto dei Capitani veri!) ma che non hanno nessun legame ideologico che le tenga insieme, nessun valore deontologico cui ispirasi, nessuna spinta a capire, a farsi conoscere, ad ascoltare, a farsi portatori di esigenze, ad essere la cinghia di trasmissione tra la cosiddetta “base” ed il cosiddetto “potere”.
Quando questi designati ma non eletti vanno ad occupare l’agognata poltrona, si trasformano in portatori d’acqua al mulino padronale e non devono nemmeno ricorrere più all’ipocrisia di giustificarsi nei confronti di chi li ha votati, solo perché occupavano un certo posto in una lista redatta con penna autografa da uno solo.
Non dobbiamo meravigliarci più di tanto, quindi, dell’indecoroso spettacolo delle transumanze, delle aule vuote, degli avvisi di garanzia, delle sceneggiate e degli insulti da “vajasse” (maschili e femminili), dei bunga-bunga, delle case avute senza saper perché e da chi, del fatto di fare politica pur occupando una carica “neutra”, delle cazzate cosmiche che ci vengono propinate, della stagnazione pluridecennale che sta atrofizzando il Paese, di tutto quel porcaio che continua a millantarsi come Politica.
Caro il mio e nostro buon Oliviero, non vorrei smorzarti la speranza, però mi sa che, nella fattispecie, ben ti si attaglia l’adagio: chi di speranza vive........Ciao a tutti,
Ettore.
P:S. : Qualcuno è in grado di spiegarmi perché Oliviero è, per antonomasia, buon?!
(U.d.B)
La "Casa del popolo" della "bassa" rivisitata da Giovanni Papi.
Ariposto un piccolo commento che e' misteriosamente scomparso.Caro Ettore sono generalmente d'accordo sulle tue riflessioni riferite a "cornici" e "quadri" ma quando ti riferisci al passato credo che tu ti sia fatto suggestionare dai film di Don Camillo , che peraltro apprezzo essendo nato, guarda un po', in un paese vicino a Parma. Per quanto riguarda l' "isba" ritratta in foto ti volevo chiedere se sono stati fatti opportuni rilievi con metal detector e geo radar perche' potrebbero portare a esiti analoghi allo " spaccato" dell'immobile che ti ho inviato non potendolo pubblicare personalmente. Un augurio a tutti. Giovanni
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