Che io sia un “antico”, specie per quanto ha tratto con i marchingegni tecnologi, è oramai un dato appurato o, come direbbero quelli in s.SM, acclarato.
Non è che ne sia nemico o che li demonizzi: è solo che non ne voglio essere schiavo; che li uso senza abusarne e solo quando mi facilitano in una determinata operazione; che li ritengo solo degli strumenti, la cui mancanza non mi sconvolge.
E’vero che provo una certa forma di ammirazione (non invidia) per coloro che riescono a tirarne fuori cose da questo e da quell’altro mondo; penso ad Oliviero che mi ha pazientemente guidato nei primi, incerti passi e non ha ancora smesso; penso a Giggetto che è stato capace di produrre capolavori come il DVD del 40° della Stelletta e non si è fermato lì; penso a Carletto ed alle sue pomiciate, nemmeno tanto discrete, con il suo aggeggio tascabile che gli procurano polluzioni irrefrenabili. E ho citato solo coloro che conosco meglio: chissà quanti altri ancora ce ne saranno nel Corso?!
Allora mi sono chiesto: se questi tuoi Amici che hanno più o meno la tua età, che hanno la tua stessa formazione, che hanno lavorato come e più di te, hanno avuto la forza, la costanza ed il tempo per adeguarsi ai tempi, perché tu ti ostini a vivere in un giurassico anacronistico?! Perché ti ostini a considerare il telefonino quasi come un inutile orpello, limitandone l’uso alle sole chiamate/ricezioni? Perché ti ostini ad utilizzare il bersagliere come poco più di una “Olivetti 32” e, quando vuoi darti una botta di spregiudicatezza, come strumento di ricerca dati?
Detta così, la cosa può virare totalmente contro di me; non dico che mi sento un reietto, un paria del modernismo, però una qualche ragione ce la dovrò pur avere anch’io e quei tanti (o pochi?) che sono come me!
Allora, ho messo in moto il solo neurone superstite; ho scorso la mia esistenza e...il ricordo mi ha portato a quel disegno, forse un tantinello ingenuo, forse un tantinello scontato, che è sul nostro Numero Unico Hdemico e che coglie il dramma di un Allievo che vorrebbe scrivere ma non ci riesce, perchè stravolto dalle lacrime (andatelo a vedere, perché non sono capace a pubblicarlo!).
Quello che mi ha colpito, nel vederlo, sono stati la penna ed il foglio di carta: due strumenti divenuti obsoleti per comunicare i propri sentimenti, soprattutto tra i giovani, come giovane era quel povero Allievo che ci rappresentava tutti quanti.
Quei due strumenti oramai museali consentivano di trasmettere la propria intimità, la propria affettività, in maniera personale, senza intermediari più o meno “evoluti”; era la persona, con la sua anima, con la sua calligrafia che affidava al pezzo di carta il suo pensiero, il suo amore, le sue illusioni, i suoi problemi. E poco importava se dovevano passare giorni e giorni prima che quel messaggio arrivasse; che ne dovessero passare altrettanti prima di ricevere la risposta; ma era un’attesa dolce, carica di speranze e di voli pindarici. Poi, arrivava la sospirata lettera e, dalla calligrafia, si capiva subito chi fosse il mittente; si apriva quella busta quando si era soli, quasi per pudore, per gelosia: nessuno aveva il diritto di scalfire l’aura magica che ci riportava -e non solo per la durata della lettura- accanto alla persona amata.
Erano, la penna ed il foglio di carta, i veri amici che ciascuno di noi aveva, senza doverli dividere con nessuno; e, quando le frustrazioni, le disillusioni, le amarezze del momento prevaricavano persino il desiderio di comunicare, lo si accartocciava, quel pezzo di carta, quasi una dichiarazione di resa nei confronti delle avversità.
Mi si dirà: ma, all’epoca, c’era solo quello e poi, vuoi mettere la rapidità, l’immediatezza, la possibilità di poter comunicare in ogni momento, da ogni luogo, senza la schiavitù della scrittura “scritta”?!
Ed io ribatto: ma vuoi mettere il piacere di sedersi, di estraniarsi, quasi in una nicchia di intimità, per scrivere o per leggere, per lasciarsi coinvolgere dai propri sentimenti, per odorare il profumo di quel foglio, per lasciare andare libera la fantasia?! Se, poi, qualcuno o qualcosa rompeva l’incanto, poco importava: bastava ripiegare con cura il foglio e riporlo con altrettanta cura nella tasca interna della giacca: quella sul cuore!!!
Provate a scatenare questo tourbillon di emozioni con un messaggino o su facebook o twitter ed io mi arrenderò!!!
Ciao a tutti,
Ettore.
P.S.
Prego notare la delicatezza nel non aver parlato dell’oltraggio alla Lingua italiana che viene impunemente perpetrato tra “messaggini”, “amicizie” e “cinguettii”.
Carissimo Ettore non sei l'unico ad avere questi dubbi esistenziali, spesso colgono anche me. Il PC è sempre stato, per me, un aggeggio strano. Ho dovuto, ob torto collo, nel lontano 1992 imparare a farne uso. Al termine di un esaltante, nonostante i cazziatoni del generale Italia, periodo di comando al 67° "Montelungo" fui trasferito alla Scuola di Applicazione dove oltre a svolgere l'incarico di Comandante dei Corsi di Fanteria e Cavalleria, assunsi la cattedra di Arte Militare e dovetti passare dalla lavagna luminosa al pc. La fatica fu improba, trasformare le slide del Ten.Col. Coniglio in lezioni sul pc non fu cosa facile. Al battaglione avevo anche scoperto il telefonino, che mi permetteva di uscire talvolta dalla caserma ed essere comunque reperibile quando il Cte della Brigata o del C.A. mi cercavano. Ma tutti e due questi strumenti continuano a non entusiarmarmi.Li uso per necessità, li pc mi serve per fare le lezioni durante i corsi di subacquea, per montare i filmati che giro sott'acqua e per parlare tramite Skipe con gli amic;i, il telefonino per chiamare/ricevere e per mandare qualche messaggio (cosa molto ostica). L'uso indiscriminato che ne fa la maggioranza mi lascia perplesso. Continuo a preferire gli auguri (nelle varie ricorrenze) fatti a voce (anche se si spende di più) a quelli vi amil o tramite sms. Non mi ritengo un animale preistorico ma un moderato (almeno in queste circostanze). Ma... mi viene un dubbio: non sarà perchè è difficile scrivere in italiano corretto che qualcuno scrive messaggi???" un abbraccio. Piuma
RispondiEliminaDevo ringraziare tantissimo Ettore;Egli ha la capacità, ancorchè sia unanimemente riconosciuto per la Sua rudezza, di suscitare sentimenti e ricordi. Ha smosso il Mondo del 150°, insieme a quella pattuglia di intemerati internauti,dando vita ad organizzazioni di eventi riusciti benissimo anche per la Sua capacità di comunicatore multimediale. Adesso fa il modesto ma, così comportandosi, tocca le corde del cuore. Ed allora credo che possa essere bello per Tutti andare, come Egli ha fatto così bene, a quegli anni in cui affidavamo alla carta, all'inchiostro ed alle Poste il nostro Amore o lo struggente affetto per coloro che avevamo lasciati nelle case di origine. E, tra le difficoltà di quegli anni, ha temprato il nostro carattere anche questa dispersione comunicativa che alimentava la speranza di una risposta, mai immediata ma a lungo attesa e sognata. E l'aver descritto con trasporto le modalità,quasi da rito liturgico, della conservazione dello scritto sulla propria persona non ha fatto altro che accrescere la validità dei ricordi che ha voluto parteciparci e che sono, ritengo, i sentimenti di una generazione.
RispondiEliminaI tempi si evolvono; non credo che le mail o i messaggi d' amore possano essere mantenuti tra le cose belle della propria vita così come noi siamo riusciti a trattenere le lettere,le cartoline, ogni supporto cartaceo finalizzato, con cura ed amore, a far percepire al destinatario il proprio sentimento.
Passano i tempi e, forse, la nostra società del consumismo richiede solo questo. La speranza, che sempre ci deve accompagnare, è che i nostri nipoti sappiano intravedere- tra la velocità delle sigle, l'intreccio degli accorpamenti di consonanti, il bagliore di un sentimento - l'emotività di una comunicazione. A loro mancheranno, sicuramente, l'odore di un profumo, la delicatezza di un fiore essiccato, la traccia di una lacrima.
Ma così è, così deve essere.
Vi abbraccio Tutti
Carlo Minchiotti
Io ero fra coloro il cui umore e voglia di fare dipendeva completamente dal contatto epistolare con una ragazza che viveva a molte miglia di distanza e non ho nostalgia di quei momenti. Quando l'immaturità, come nel mio caso, ti porta a vivere nell'attesa di risposte che arrivano dopo giorni e giorni non riesci ad affrontare in maniera adeguata il quotidiano e difficilmente tutto questo è compreso dagli altri. Ricordo, ad esempio, l'attesa di tre settimane per sapere se un test di gravidanza era risultato positivo o meno; furono momenti terribili durante i quali presi una caterva di punizioni (specialmente dallo scelto) e l'unico mio desiderio era scappare da Modena. Con gli sms o i cellulari od internet, ciò non sarebbe successo.
RispondiEliminaCiao a tutti
Francesco
E bravo Francesco, bisogna essere un po' pragmatici e concreti! Anche in questo caso ci sono i pro ed i contro! Magari avessimo avuto i cellulari quandi i nostri Cti di gruppo ci cercavano negli anni '70 ed '80 e si imbestialivano quando non ci trovavano! E poi tanti altri aspetti...no,no..meglio oggi..
RispondiEliminatutto sommato, poesia a parte, benvenuta tecnologia!