Si sta espandendo la convinzione che questo continuo declassamento dell’Italia e delle principali Nazioni europee non sia la conseguenza di fatti realmente negativi e che faccia parte di un più ampio disegno strategico la cui ideazione farebbe capo a soggetti od organismi sia nazionali che internazionali; credo che anche il nostro carissimo Carlo Mori abbia adombrato un simile scenario.
Personalmente non ho mai avuto un simile pensiero ma devo dire che il più delle volte, quando le voci diventano insistenti, un po’ di verità emerge sempre. Per questo, ho voluto analizzare la questione, ipotizzando che la convinzione sia fondata e, come si fa nella dimostrazione dei teoremi matematici, partire dal risultato finale per vedere se questo è congruo con gli elementi di partenza.
Il declassamento stabilizzato o, più semplicemente, la diversa rappresentazione e credibilità che gli investitori internazionali hanno nei confronti dei singoli Paesi europei porta alla naturale conseguenza che non può esistere una moneta unica europea perché, nella realtà, il suo peso varia da Paese a Paese: per meglio intenderci, per un prestito annuale di importo pari a euro 100, l’Italia deve restituirne 107,5; la Spagna 104,00; la Francia 102,8; la Germania 101,5.
Il dissolvimento dell’euro potrebbe rappresentare un grosso vantaggio per gli Stati Uniti - il cui dollaro non dovrebbe più confrontarsi con una moneta (l’euro) che, sin dalla sua nascita, si è sempre dimostrata più forte - perché il conseguente frazionamento di un mercato importante come quello europeo agevolerebbe sia l’entrata di molti suoi prodotti sia la propria influenza politica nei confronti degli Stati più deboli. Gi Stati Uniti rappresentano, quindi, il soggetto che, più di ogni altro, avrebbe un grosso interesse a debellare l’euro….ma è proprio così?
L’unità monetaria europea ha determinato, di fatto, una unità politica fra i vari Stati occidentali i quali, magari a denti stretti, hanno condiviso un comportamento unitario verso il resto del mondo, con particolare riferimento ai paesi medio orientali (Libia, Egitto, Siria, Iran); ma sarebbe la stessa cosa in un contesto diverso, dove la contrapposizione patrimoniale, sociale e reddituale ne accentuerebbe la diversità anche ideologica?
L’Italia in particolare, svincolata dalle regole europee, ritornerebbe ad una inflazione a doppia cifra e ad un comportamento reverenziale verso chiunque possa assicurarle l’acquisto dei suoi pochi prodotti e dei suoi tanti servizi. Chi di voi è stato più a lungo in servizio ed ha operato all’estero, avrà colto la differenza comportamentale dei singoli Paesi europei verso gli Stati sopra citati, nei periodi ante e durante l’unità europea!. Io non credo, quindi, che l’eliminazione della moneta unica europea possa giovare agli Stati Uniti; almeno sino a quando riusciranno a mantenere una egemonia mondiale figlia, anche, della equilibrata e stagnante situazione internazionale oggi esistente. Potrebbe, forse, giovare a organismi potenti e ricchi (le lobby israeliane) che anelano, per sicurezza, alla soppressione di Stati non controllabili ma, francamente, mi sembra proprio fantapolitica.
Vediamo, allora, se il declassamento ha o non ha un fondamento logico.
L’attuale governo ha fatto, e sta cercando di fare, ciò che non hanno fatto fare al precedente governo Prodi, spremere gli italiani; ciò che avrebbe voluto fare ma che non ha fatto il precedente governo Prodi, le liberalizzazioni; ciò che nessun governo ha mai fatto, stanare gli evasori; ma come ci stiamo comportando davanti a questi provvedimenti? Io penso non bene e coloro che dall’estero ci guardano hanno dei seri e fondati dubbi che sarà fatto tutto ciò che si dice; come si può, quindi, dare credito ad uno Stato che, nel breve periodo, migliorerà, forse, i conti pubblici ma che non ha concrete speranze di crescita?
Le liberalizzazioni rappresentano la soluzione migliore ai problemi di crescita? Non lo so ma, certamente, creeranno concorrenza la quale, se corretta, porterà diminuzione dei prezzi e, quindi, in ogni caso, vanno fatte. Non è possibile, in simili momenti, arroccarsi ad ormai inattuabili diritti acquisiti, quali le tariffe dei notai e degli avvocati, o ad illeciti usi consolidati come le vendite delle licenze dei tassisti e dei farmacisti. Ciò non di meno, a mio avviso, sono altre le cose che andrebbero fatte e delle quali, almeno sino ad ora, non se ne parla.
Ciò che non ho visto, ad esempio, (e che rafforza la sfiducia nel paese Italia) è un piano di intervento sulla produttività delle imprese e sulla lotta alla corruzione che è necessariamente propedeutica al rilancio degli investimenti pubblici.
La produttività e la migliore redditività delle imprese non possono prescindere da un ridimensionamento delle deleghe sindacali e da una libera trattativa fra imprenditore e lavoratore anche per questioni spinose come la risoluzione del rapporto di collaborazione.
La maggiore forza contrattuale data agli imprenditori potrebbe essere controbilanciata da accise verso coloro che producono all’estero.
La lotta alla corruzione ha bisogno del ripristino di alcune leggi abrogate o rese vane da coloro che parlavano di libero mercato per avere, in realtà, la possibilità di creare oligopoli; così come necessita di una campagna di moralizzazione capace di far nascere, nell’animo di tutti noi, solo ed esclusivamente sdegno nei confronti di chi non rispetta lo Stato e le sue leggi, di qualunque colore esso sia .
Francesco
Caro Francesco, hai toccato, a mio avviso tasti
RispondiEliminamolto sensibili della politica mondiale e della globalizzazione in atto. Molte volte mi sono espresso in merito con analisi piuttosto sfuggenti, masostanzialmente coincidenti con quanto da Te riportato od ipotizzato. Il mondo è sostanzialmente cambiato dopo la caduta del muro di Berlino (fu veramente un fatto totalmente positivo?) e l'avvento di un capitalismo selvaggio in tutto il mondo, gradualmente. Per assecondare questa immensa manovra, un po' voluta ed un po' spontanea, è evidente che in quelle aree già soggette al collettivismo di stato presero il sopravvento mafie che a parer mio quella nostra fa quasi sorridere, mentre i paesi emergenti, lo abbiamo visto, con le loro immense risorse umane, sfruttate e mal pagate,hanno preso immensi spazi nell'economia mondiale. Questo fa sì che i nostri schemi di
funzionamento siano, gioco forza, saltati (sindacati, statuto dei lavoratori, spesa pubblica esagerata, grandi pretese etc.)Vorremmo vivere da signori, ma nessuno produce...guardatevi attorno... abbiamo le strutture pubbliche con il maggior numero di dipendenti..compreso il "comparto polizia" ove i numeri fanno paura, rispetto a quello di altri Stati. Pessimi i coordinamenti ed i funzionamenti e tanti gli sprechi..anche di personale, in quasi tutti i settori. Chi svolgeva attività produttive crea strutture all'estero, meno costose per la mano d'opera e meno tartassate dalla burocrazia e dai controlli, spesso vessatori ed inutili. Altri si trasferiscono in toto. Anche gli immigrati che arrivano, rimettono all'estero ciò che guadagnano. I grandi potentati economici mondiali,anche quelli frequentemente in mano a importanti famiglie(spesso ebraiche)od oligarchie in Usa ed in molte altree aree tradizionalmente ad economia fortemente liberista ) viene da ritenere possano, in questo caos sostanziale imporre le loro scelte economico-speculative; mentre la concorrenza e la c.d. meritocrazia mettono alla fame strati sempre più consistenti di popolazione.
E da noi si sentono discorsi e proposte che sembrano più adatte agli anni settanta ed ottanta
che non al momento attuale. Le liberalizzazioni, tanto strombazzate in questi giorni, temo, finiranno per alimentare ulteriormente la confusione (compresa quella normativa) e le incertezze, con coseguenze molto più modeste, anche sul piano economico, di quelle prospettate.
Un caro saluto. Carlo MORI
L'analisi fatta da Francesco è di elavato spessore e, soprattutto, non è che ammetta molte repliche, specie da me.
RispondiEliminaHo tardato a fare questo commento, perché aspettavo il tanto atteso Decreto "crescitalia" che ha visto la luce poco dopo la pubblicazione dello scritto di Francesco.
Probabilmente, non c'è un rapporto diretto tra le due cose ma quanto previsto dal Decreto e, soprattutto, le reazioni delle categorie interessate inducono a pensare che, forse, è arrivato il tanto agognato momento di rimetetre le cose a posto; o meglio, al posto dove dovrebbero stare per avere un briciolo di competitività
Quello che dice Carlino, è sacrosanto e tutti dicono che lo è, compresi coloro che ricattano un intero Paese con feroce protervia, solo per salvaguardare e perpetuare le rispettive nicchie corporative; ora si dovrà avere il coraggio di adeguare anche lo scudo protettivo del mondo del lavoro, garantendo beninteso la dignità di chi lavora.
Da piccolo osservatore qual sono e cercando di non scivolare nel qualunquismo, penso che l'Italia abbia solo una possibilità per recuperare il terreno perduto: adeguare le sue strutture, normative e funzionali, a quelle degli altri Paesi con cui intende competere, abbandonando definitivamente approcci ideologici, arroccamenti protezionistici e sovrabbondanza clienterale.
Se non si farà così, non baterà il coraggio di pochi: finirà come finirono le cariche della Cavalleria polacca contro i panzer tedeschi!
Ciao a tutti,
Ettore
Sono perfettamente d’accordo con Francesco e Carlino: essi, tra l’altro, guardano all’attuale crisi transnazionale con visione non provinciale, la stessa che ha affrancato la politica italiana da quel senso di costrizione mentale in cui l’aveva cacciata l’antiberlusconismo. Alla evidenti colpe delle strutture di sistema americane, aggiungerei anche quelle del pianeta Cina. Un’ entità straordinariamente vitale che, con i suoi passi da gigante attento in ogni settore, oggi difende strenuamente la propria economia, esalta il ruolo della propria agenzia di rating, guarda con preoccupazione, non disgiunta da sospetti, al custode della propria moneta, fa di tutto per mortificare, anche quando sembra che voglia premiarla, la cieca politica che l’Europa conduce quando non si dota di quegli strumenti economici basilari che potrebbero renderla grande.
RispondiEliminaQuanto durerà questo “ gioco al massacro “ e quando, dovendosi rendere operative le strategie finora messe in atto solo intervenendo con e sugli assetti economici, si deciderà di far intervenire le armi in una nuova disfida ( guerra ) planetaria ?
Ma, ritornando a casa nostra, ho la sensazione che la nostra amata “stella” italica non possa aiutarci ad uscire fuori da una situazione che è, a dir poco, drammatica. Il Governo di oggi, nominato e non eletto, per questo frutto - secondo alcuni - di un tradimento consumato ai danni della democrazia , ha il merito di fare: bene o male che sia, esso sta tentando di togliere i lacciuoli ad un’economia ingessata e autorigenerantesi. E’ sicuramente poco, tanto dovrà essere fatto ma…..
anche su quel poco i nostri politici, eletti ma sempre gli stessi da decenni, hanno da ridire. E , mi chiedo senza illusioni, cosa succederà quando il provvedimento “ crescItalia” andrà all’esame parlamentare?
Il tempo della risposta non è lontano; forse a salvarci sarà la volontà dell’Europa a non vedere crollare quel grande, debole Pilastro che è la nostra bella Nazione, per cui le Cancellerie sapranno muoversi sui Segretari dei nostri partiti per convincerli a non interrompere oggi la speranza di un futuro che, senza l’ Italia, anche la presupponente Germania vede a tinte fosche.
Ipotizzando che non crolli il Governo per le oscure, ma non tanto, beghe dei nostri politicanti, immagino il futuro politico dell’Italia del dopo “ tec
nici “. Essi, pur avendo tracciato una strada, non avranno nulla insegnato alla gente della politica la quale del “ distinguo “, della “ rendita di posizione “ e della “ vittoria del peperone nel proprio orticello alla fiera di casa propria”, ne ha fatto dottrina e ragione di vita. Ed oggi, con questa situazione ed in queste condizioni, non c’è da stare molto allegri.
Ettore mi raccomanda sempre di prendere posizione; non voglio tirarmi indietro anche perché, come dice Renato Scuzzarello, che saluto con affetto- in un altro non lontano commento, non ho alcuna soluzione da proporre. Sento , però, il dovere , anche se confesso di non aver apprezzato la designazione di un governo non eletto, di far sentire al Senatore Monti ed alla Sua Squadra che vi è una pletora di Italiani puliti, onesti, senza scheletri negli armadi, senza macchie, privi di ambizioni, che non siano quelle di vivere con decoro e dignità, che gli sono vicini; una massa di benpensanti che Lo, Li affianca senza nulla pretendere se non chiedendo Loro di mantenere dritto il timone ed alto il nome dell’ Italia, e di non piegarsi, inoltre, alle manovre dilatorie di una classe politica tra le peggiori della Repubblica.
Un abbraccio a Tutti
Carlo Minchiotti
Carissimo Carlo le comuni convinzioni nascono dal fatto che, per nostra fortuna, apparteniamo a quella massa di gente comune che tu hai esattamente descritto nell'ultima parte del tuo commento. Per tanti anni la politica si è arroccata nel berlusconismo (inteso come insieme di sterili azioni solo mediatici ed elettoralistici) e nell'anti berlusconismo (inteso come mero attacco all'uomo senza rappresentazione di programmi alternativi) ma era naturale che i relativi disastri economuci avrebbero portato ad un deciso cambiamento di rotta. Come dici tu, ora dobbiamo sperare che nel Parlamento pravarichi il buon senso altrimenti perderemmo sì ogni briciolo di credibilità.
RispondiEliminaRingrazio sempre tutti per i loro commenti perchè le riflessioni che ciascuno di noi pubblica nel nostro blog, sono inviti al dialogo e non avrebbero senso se restassero fine a se stessi.
Francesco
Ragazzi,
RispondiEliminaleggendoVi e leggendoCi, appare evidente esiste un termine ricorrente che, al di la delle altre considerazioni, rappresenta il filo conduttore dei nostri discorsi: la "speranza".
Tutte le nostre analisi sono incentrate sulla speranza in un futuro meno grigio (o scuro?), sulla speranza che non si ricommettano i tragici errori del passato, sulla speranza che qualcosa cambi; ci mancano solo i pellegrinaggi propiziatori nei tanti Santuari nostrani e sarà come per le processioni nella Milano manzoniana per scongiurare il propagarsi della peste!
Un altro elemento sempre ricorrente è la totalemente negativa considerazione nei confronti della cosiddetta classe politica; considerazione che viene espressa sia con il linguaggio felmato -ma altrettanto tagliente- di Carletto o in maniera decisamente più rude, come faccio io.
Ed allora? allora dove cercare la possibile soluzione per una situazione tanto ingarbugliata e altrettanto perversa? a chi "affidarsi", atteso che quella "classe" si autoalimenta, reclutando peones che esistono solo per giustificare la propria esistenza e per arraffare il più possibile dell'arraffabile?
Carletto sottolinea -con una punta nemmeno tanto velata di rammarico- il fatto che il timone è stato affidato a dei "non eletti"; ed io gli rispondo "meno male" che qualcuno ha avuto il coraggio di assumersi questa responsabilità, in analogia a quanto avvenne all'inizio degli anni '90.
Sapete cosa Vi dico: a me non me ne può fregà di meno se, a governare, ci sono persone che io non ho eletto (meglio, "nominato", visto che non mi è stata data la possibilità di scegliere); anzi, se a farlo dovessero essere gli attuali, è meglio che se ne stiano nelle loro nicchie a vegetare.
Un abbraccio,
Ettore.