Il Papa ha scritto recentemente una lettera per la Quaresima.
Con essa il Santo Padre ci invita a rinnovare il nostro cammino di fede, ricordandoci che occorre prestare attenzione gli uni agli altri per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone.
L’invito rivoltoci è quello di fissare lo sguardo verso gli altri, a non essere indifferenti alla loro sorte, dimostrandoci aperti negli atteggiamenti di fraternità, solidarietà, giustizia, misericordia e compassione. Dovremmo desiderare, secondo questi sani ed antichi principi, insegnatici dai nostri Genitori, il bene fisico, morale e spirituale per l’ altro, allo scopo di ottenere la Sua e la nostra salvezza.
In conclusione il Papa ci spinge a considerare la chiamata universale alla Santità mentre aspettiamo il giorno senza tramonto di Dio. Il tempo che ci è dato, è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene. Purtroppo, dice il Santo Padre, è sempre presente la tentazione di essere tiepidi e di rifiutare di “trafficare i talenti” che ci sono donati per il bene altrui.
Questa riflessione che Vi ho sottoposto nasce dalla mia personale necessità di effettuare, in un giorno in cui sono triste, un percorso catartico che mi liberi dal dolore e dalla meraviglia provocatimi da due eventi recenti.
Ho appreso, infatti della morte di un caro Amico del corso frequentato alla Scuola Militare Nunziatella, il prof. Franco Leone. Serio, stimato ed apprezzato ginecologo napoletano, è stato investito sulle strisce pedonali di via Cilea, in Napoli, da un motociclista che, evidentemente, aveva fretta.
La morte è un aspetto ineludibile della nostra vita ma, quando colpisce una persona cara, un amico, un conoscente provoca sentimenti di grande vuoto, di rabbia, di protesta quasi, verso una Volontà, un Disegno, una Traccia ai quali non è possibile opporsi, occorrendo chinare il capo. Eppure Franco Leone era un buono, un generoso, un onesto e, da ragazzi, mi aveva fatto del bene spirituale, meritando la mia riconoscenza ed il mio affetto.
Requiescat in pace.
L’altro episodio che mi ha rattristato, destando la meraviglia mia e di tantissimi che lo conoscono, riguarda un mio valido, brillante collaboratore degli ultimi anni di servizio. Quarantaduenne, sposato con una bella donna e padre di tre figli, egli ha deciso di fare outing.
Sfidando le regole, ormai ingessate e desuete, della moralità e del buon gusto, egli ha lasciato la famiglia, andando a convivere con un assistente. Manca l’ apostrofo perché la separazione è avvenuta a favore ( ? ) di un maschio , medico civile con il quale, cagnolino al guinzaglio, passeggia teneramente, mano nella sua mano, per le vie di questa città fredda, ormai abituata a tutto.
E’ giusto che una famiglia serena, per come ne avevo conoscenza, si è spaccata per una situazione così, a mio modo di vedere, strana ?
E’ il nuovo modo di essere, è il nuovo modo di sentire.
Ed allora, di fronte a queste cose, torna veramente utile l’esortazione di S.S. Benedetto XVI in tempo di Quaresima: accogliamo la Grazia che Dio ci ha donato affinchè illumini e guidi tutte le nostre azioni.
Un abbraccio a Tutti,
Carlo Minchiotti.
Caro Carlo, anche a me ieri è giunta la notizia della morte di un cugino diretto con il quale ho passato buona parte dell'infanzia e la tristezza ha preso il sopravvento su una giornata che stava passando serena e gioiosa. Il secondo caso è ormai all'ordine del giorno e non fa più meraviglia o scalpore. Io non concepisco esternazioni quali il matrimonio o rivendicazioni di piazza ma capisco che se quella è la loro natura non è giusto scandalizzarsi e la Grazia di Dio decve essere indirizzata anche a loro.
RispondiEliminaTi abbraccio
Francesco
Ragazzi,
RispondiEliminasono millenni che l'uomo si confronta con l'ineluttabilità della Morte e con certi "disallineamneti" della Natura umana, per cui non ci si deve meravigliare che accadano.
Condivido l'opinione di Francesco, anche se per me resta sempre un mistero: che ognuno segua la sua di natura ma senza imporla e, soprattutto, rispettando quella della maggioranza dei suoi simili.
Sono gli eccessi, è la voglia di protagonismo, è l'arroganza di talune "minoranze" che fanno perdere alle stesse dignità ed affidabilità; se ognuno vivesse la sua vita senza prevaricare quella degli altri, chissà, forse si vivrebbe meglio: tutti!
Un abbraccio,
Ettore.