A volte ho l’impressione di navigare continuamente contro corrente perché, per la comunità, il principio posto a base di un concetto non è mai considerato fine a se stesso ma deve, per forza, rientrare in un insieme che viene chiamato “ideologia”.
Cerco di spiegarmi meglio: quando evidenzio (o meglio evidenziavo) i mali derivanti dall’attività berlusconiana, i miei interlocutori mi etichettano sempre come un comunista o, se va bene, come un intellettualoide di sinistra; quando dico che non concordo con il matrimonio fra gay, chi mi ascolta dice che sono un vecchio reazionario destrorso e fascista. Naturalmente non mi sento di appartenere né all’una né all’altra categoria e, anche questa volta, cercherò di esternare quali sono gli elementi che mi hanno portato ad una simile convinzione e che non hanno nulla di politico.
Per meglio esprimere il concetto, partirò dalla diversa valutazione giuridica che il nostro Ordinamento dà alle coppie etero sposate e a quelle che vivono more uxorio. Sino a quindici/venti anni fa, la differenza era abissale perché, ad un insieme di enormi diritti (o, al contrario, di obbligazioni) riconosciuti a favore degli sposati, corrispondeva l’assoluto disconoscimento della convivenza. Furono i magistrati più che il legislatore a cambiare le cose attraverso una innovativa serie di sentenze che riconoscevano al convivente abbandonato e più debole economicamente, una serie di vantaggi quali: la possibilità di tenere la casa locata; il riconoscimento di lavoratore nell’azienda familiare; un risarcimento danni etc.etc.
Oggi, in special modo quando ci sono bambini ma anche quando la convivenza senza figli è durata per un lasso di tempo considerevole, i rapporti economici fra i due conviventi sono trattati quasi come se fossero sposati (non è ancora riconosciuto il mantenimento alla compagna ma ci stiamo arrivando) e ciò perché vengono richiamati due principi fondamentali del nostro Ordinamento: le obbligazioni civili e morali che entrambi i genitori hanno verso i figli e l’aspettativa di diritto e di obbligazione insita in ogni forma associativa lecita.
Il secondo aspetto, l’aspettativa di diritto degli associati, non ha alcuna implicazione di natura morale ma nasce dalla convinzione, giuridicamente protetta, che se due o più parti effettuano prestazioni od apporti per il raggiungimento di un obiettivo lecito comune, tutte maturano fondate pretese nei confronti dell’altra o delle altri parti.
A ben guardare, questo è lo stesso principio posto a base delle obbligazioni di natura contrattuale scaturenti dal matrimonio e non può valere solo se esiste una differenza sessuale fra le parti perché ciò significherebbe dire che uno dei due sessi è da considerarsi inferiore o di grado diverso rispetto all’altro. Se l’obiettivo comune è rappresentato dal voler vivere insieme in una casa da condividere o nel voler accudire o aiutare l’altro in caso di necessità o nel dimezzare le spese ripartendole con apporti in denaro o in servizi, tutti devono avere gli stessi diritti, siano essi di sesso maschile o di sesso femminile, perché ciò che si salvaguarda è l’accordo posto alla base dell’obiettivo.
La convivenza, quale forma associativa lecita, deve, quindi, generare, in capo ai conviventi, gli stessi diritti e le stesse obbligazioni di natura contrattuale ed aquiliana scaturenti dal matrimonio, anche se le parti appartengono allo stesso sesso o anche se le parti non hanno manifestato la propria volontà attraverso una promessa solenne o anche se alla base dell’accordo vi sia un innamoramento più o meno sincero.
Questo principio è stato acclarato dalla Cassazione la scorsa settimana. Con una sentenza che ha diviso le forze politiche (e non capisco il perché), la Suprema Corte ha infatti dichiarato che il matrimonio fra gay è inammissibile ma che questi hanno gli stessi diritti civili di qualsiasi altro convivente.
Non sono state pubblicate le motivazioni di questa sentenza ma voglio credere che nascano da una virtuale e finalmente riconosciuta divisione fra l’aspetto economico/contrattualistico del matrimonio e quello sacramentale che non ha nulla di materiale o di quantificabile.
In tutti i popoli e le etnie, il matrimonio è considerato come un atto di sottomissione a Dio e di appartenenza alla fede attraverso anche la procreazione dei figli che saranno i futuri adepti per quella fede. In questa ottica, è impensabile che possa essere celebrato un sacramento fra due soggetti che non possono procreare (in diritto ecclesiastico, l’impotenza generandi, così come quella couendi, è causa di nullità del matrimonio) ed è questa la ragione per la quale non possono coesistere una fede religiosa e un sacramento privo di significato quale sarebbe il matrimonio fra gay.
Non è una questione di ampiezza di vedute o di fede politica o di ottusa religiosità; è semplicemente dare il giusto significato alle parole e alle cose.
Voi cosa ne dite?
Francesco
Caro Francesco, i tempi ...cambiano, una volta l'infallibilità era propria del Papa, portavoce di Dio in Terra, ora l'infallibilità è tipica della Magistratura, che da tempo, con le sue sentenze e le sue interpretazioni si è talvolta posta al di sopra degli altri Poteri dello Stato, e ciò senza rispondere, in pratica, di nulla a chicchesia. Quindi cosa sia la famiglia, come devono essere regolati i rapporti di convivenza, ormai non lo dice il Papa, nè il legislatore, ma la Corte di Cassazione, anche se spesso, come in questo caso, lo fa dando una interpretazione della situazione in un modo, tutto sommato, più che accettabile. Ciò che mi fa sorgere dei dubbi, anche in questo caso, sono quelle che io ritengo "eccessive" invasioni di campo da parte di un potere dello Stato. Circa le tue idee, caro Francesco, a parte l'antiberlusconismo forse esagerato, a parer mio, che traspariva in certi tuoi interventi, per il resto, non credo che gente come Te, come me o come noi tutti, possa essere etichettata in alcun modo..i pensieri sorgono..talvolta possono sembrare un po' affini
RispondiEliminaa certe ideologie, ormai superate, talvolta ad altre..ma che importa! l'importante è dare, come Tu hai sempre dato, un contributo valido e di sostanza alle nostre discussioni. Un caro saluto. Carlo MORI
La settimana scorsa, dopo la sentenza della Cassazione, avevo iniziato a scrivere un commento ma, non avendo la competenza giuridica del neo nonno Francesco (a proposito un mare di auguri!) né la sua capacità di esposizione, avevo paura di dover utilizzare un tipico linguaggio di caserma che pur rendendo perfettamente la mia idea, avrebbe certamente provocato delle giuste reazioni.
RispondiEliminaCari amici vi confesso che, come direbbe il buon commissario Montalbano, mi sono veramente rotto i “gabbasisi”. Perchè non è possibile che ogni trasmissione televisiva venga stabilmente occupata da uno o più esponenti del mondo gay, che con la loro presunta superiorità intellettuale, cercano di imporci le loro idee, i loro convincimenti. Non c’è film o fiction dove uno dei protagonisti non sia omosessuale. Io credo di rispettare tutte le idee e tutte le ideologie, ma quando cercano di robotizzarmi passo dall’altra parte. Infatti nel 1968 ero Allievo del 150° corso. Scusatemi lo sfogo
Senza essere etichettato di un "buonismo" che non mi è mai appartenuto (e non mi appartiene tutt'ora), non posso dar torto né a Francesco (di cui apprezzo i Suoi puntuali e competenti interventi) né a Carlino (di cui apprezzo l'amara ironiia e le pacate conclusioni); do, invece, pienamente ragione a Carlo Maria!
RispondiEliminaGià in un precedente commento, avevo espresso la mia posizione di "non belligeranza" nei confronti di quanti si sono trovati "sull'altra sponda" (e non credo per malattia, come ha recentemente affermato un politico di periferia che, evidentemente, risente di preoccupanti "disfunzioni" familiari); però, questo non vuol dire che accetto che il mondo cominci a girare intorno a loro e che tutto debba essere pensato, deciso e fatto in loro funzione.
Quando e giustamente, Carlo Naria evoca una "presunta superiorità intelluale" (ma c'è un rapporto tra il cervello ed il pisello?!), mi tornano alla mente i fantasmi di un passato non troppo lontano in cui, minoranze starnazanti e variopinte, trovavano sponde compiacenti (e complici) per amplificare la loro "presunta superiorità", al 100% delle volte fatua e dannosa.
Io sono disponibile ad accettare e praticare un RECIPROCO rispetto, basato essenzialmente sull'indifferenza; ma non sono affatto, anzi affattissimo diposto a farmi egemonizzare da una minoranza che sa parlare solo di "diritti" e vorrebbe che la società venisse plasmata sugli stessi, dimenticando che, quelli non in linea con la Natura, sono loro e non la totalità delle società umane, da che mondo è mondo.
Vogliono vivere in coppia, che lo facciano pure; vogliono sostenersi economicamente a vicenda, che lo facciano pure; ma, per piacere, non venitemi a parlare di "matrimonio" o, peggio ancora, di adozione di bambini: vabbè la tolleranza ma l'obbrobrio proprio no!!!
Un abbraccio,
Ettore.
Cari amici, piano piano i diversi siamo noi! Nessuno peraltro mi toglie dalla testa che tutto questo proliferare di gay (fatti loro, per carità) sia in un certo senso incentivato dalla nuova cultura "gay è bello!", anzi, sono profondamente convinto che molti giovani non lo siano e lo diventino per trovare un modo di superare tanti picoli complessi come la timidezza o l'insicurezza verso le donne (sempre più aggressive verso l'altro sesso). E' facile per questi cadere vittima di qualche vizioso in mala fede. Ed in questa , a mio avviso, terribile scelta, sono purtroppo rassicurati da questa nuova cultura imperante. Concordo con Carlo Maria Magnani. Ciao a tutti . Carlo MORI
RispondiEliminaRingrazio tutti coloro che hanno voluto unirsi alla mia gioia per l'arrivo di Alice: spero di poter vivere abbastanza per studiare con lei, cantare con lei, portarla in moto e darle un briciolo di amore per la vita e rispetto per gli altri. A proposito di rispetto per gli altri, voglio precisare che per me è improprio ed impossibile che possa esistere un matrimonio, inteso come funzione religiosa o sacramento, fra gay ma che, per il resto, ritengo che debbano essere rispettati come ogni altro essere umano senza alcuna differenza. E' proprio per questo che non condivido le loro esternazioni quando si attribuiscono capacità che possono essere di pochi (indipendentemente dai gusti sessuali) e non della categoria o quando manifestano con addobbi e atteggiamenti di pessimo gusto; così facendo accentuano loro una diversità che non dovrebbe esistere. In relazione alle precisazioni di Carlo Mori sulle mie "esagerate" esternazioni contro Berlusconi, è difficile giudicare se stessi ed una mia affermazione contraria avrebbe poco senso. Del resto, tutti noi abbiamo fatto, nella prima gioventù, una scelta estrema e passionale e, tendenzialmente, siamo portati a difendere e ad imporre le nostre idee. Esattamente come fai tu, carissimo Carlo, quando parli della magistratura anche in circostanze dove, come nella fattispecie, essa si è comportata con molta più logica e lungimiranza rispetto al potere legislativo.
RispondiEliminaUn abbraccio a tutti
Francesco
Ok, Francesco, ma per quanto riguarda la Magistratura, credimi, io non ho fatto scelte estreme e passionali in gioventù e, proprio relativamente al caso in esame ho riconosciuto una presa di posizione
RispondiEliminada parte della Cassazione più che accettabile. Circa i contatti con i magistrati, specie i PM ho vissuto
con esperienze dirette e personali il passaggio dal vecchio sistema inquisitorio a quello attuale (1988)
con notevole restringimento delle prerogative della Polizia giudiziaria e con l'assurgere a posizioni
di "dominus" da parte del PM. PM che non hanno come noi Carabinieri(che peraltro abbiamo un potere molto più limitato!) una stessa formazione e conseguentemente, analogie di vedute, ma che si esprimono in modo del tutto autonomo e spesso difforme gli uni dagli altri (lo vediamo tutti i giorni!). E, mentre per un semplice Carabiniere non è consentito prestare servizio nel paese di origine, vediamo le Procure, anche dei piccoli centri piene di magistrati originari del posto. Ne abbiamo parlato più volte...non so per te,
ma credo che molte cose debbano essere riviste, come quella della separazione delle carriere e la collocazione dei PM stessi. Poi.. non mancheranno altri spunti di discussione. Un caro saluto. Carlo MORI
Caro Carlo sono certo che le tue esternazioni verso la magistratura derivino da esperienze personali e per questo le valuto sempre con profondo rispetto e voglia di apprendere. Io, nel 1984, lavoravo in una finanziaria quando ho dovuto valutare i bilanci della Edilnord (la prima azienda di Berlusconi) e dall'analisi degli indici e dei flussi aziendali non le avrei dato più di cinque anni di vita. Ho definito la nostra scelta estrema e passionale perchè è stata fatta in un momento dove era più facile contestare e chiedere il 18 accademico. Alla prossima
RispondiEliminaFrancesco
Caro Francesco, ti confesso che è vero. Molte considerazioni derivano da esperienze personali
RispondiEliminadurate quanto è durata la mia lunga carriera. Con Berlusconi credimi, e solo sul settore giustizia e tutela della privacy, mi sono spesso trovato d'accordo . Poi, se il Berlusconi fosse indotto ad esprimersi in certi modi per motivi od interessi personali, questo non lo so, anzi, questi sospetti hanno finito purtroppo per rendere "sbagliate" od ingiustificate proposte e considerazioni tutto sommato fondate, già sostenute in passato da persone che militavano in altri schieramenti. Probabilmente meglio sarebbe stato se certe posizioni le avessero sostenute altri, o, comunque, persone al di sopra di ogni sospetto. Così, invece, opportunisti o legalitari per convenienza, anche politica, hanno avuto un giuoco facile e le cose sono rimaste tali e quali, con gli inconvenienti di cui spesso ti ho accennato. Un abbraccio. Carlo MORI