sabato 17 marzo 2012

Quo usque tandem abutere...?

L'esecrazione e' il sentimento che sento di condividere, assieme con la rabbia , verso tutte quelle autorità indiane che- con spocchia nazionalista- stanno tenendo in carcere due nostri Militari.
Che gli abitanti dell' India, Paese per troppi anni assoggettato alla dominazione inglese e, di quell' Impero, tributari di tanti atteggiamenti presupponenti, siano spocchiosi, nessuno può metterlo in discussione. Mente raffinata e pronta, l' Indiano ha grandi capacità e straordinarie potenzialità: non per niente sono indiani i migliori medici, ingegneri, matematici e fisici impiegati in Europa ed in America per lo sviluppo di delicati progetti.
Resta in molti di essi , però, il carattere indigesto delle origini e, almeno per me, appaiono spesso antipatici. E lo sono, la parte per un tutto, coloro che oggi reggono le fila di un orgoglio nazionalista vilipeso senza certezze.
Chi detiene il potere sta sfruttando, a fini politici, una vicenda i cui lati oscuri non danno per scontata la colpevolezza dei nostri Fanti di Marina. La perizia alla quale sono sottoposte da troppi giorni le armi prosegue con esasperante lentezza, così come lascia adito a molti dubbi l' ulteriore periodo di quindici giorni che trascorrerà dal 16 marzo per l' accertamento della Verità.
E la Verità e', credo, che sia la grande assente dalla loro Volontà; l' impegno diplomatico messo in campo dall' Italia - che ha coinvolto le autorità di altre Nazioni per un addolcimento delle posizioni ed una fluidificazione dei rapporti- avrebbe potuto far trapelare messaggi di speranza a favore di una soluzione mirata della Crisi. Gli elementi prognostici positivi c' erano tutti e si sono ulteriormente rafforzati; manca, purtroppo, la prova che essi siano stati recepiti da una Nazione che vuole solo affermare un ruolo internazionale che, di fatto, non le e' stato ancora attribuito, pur essendovi, nella sostanza, tutti i presupposti affinché ciò accada.
Mi sarei aspettato che, in questo contesto favorevole, il Paese avesse avuto una lungimiranza tale da farGli guadagnare consensi piuttosto che inimicizie. Ma i lati del carattere devono indurre i Reggitori di quella grande Nazione a mantenere inalterati i tratti della più esacerbata contrapposizione al buon senso.
Che la politica diplomatica dell' Italia possa portare a risultati concreti e' un auspicio che coltivo ed incentivo, certo come sono che la compostezza istituzionale premia sempre. Il tono della dichiarazione di oggi, 16 marzo, con la quale le indagini vengono prorogate per almeno 15 giorni, mi induce, però, a proporre una modesta quanto economica forma di " ribellione " al modo con cui l' India allontana il momento della Verità , dando in pasto alla propria opinione pubblica la certezza di un omicidio compiuto dai Militari italiani, pur in assenza di prove .
Ed allora, fino alla conclusione delle indagini, disabituiamoci a comprare i prodotti realizzati in India. 
E dal nostro Blog, questo messaggio giunga agli organi di informazione affinché - nel segno del rispetto verso le attività intense della Diplomazia- giunga ai nostri Militari, allo stato innocenti e trattenuti illecitamente, l' affetto del 150* Corso “Montello”, dei nostri Familiari che intendono così abbracciare i loro e tutti i Marinai d' Italia, sicuramente provati ed offesi da un siffatto comportamento.
Un abbraccio a Tutti,
Carlo Minchiotti.

8 commenti:

  1. Seguo fin dall’inizio le vicende dei nostri Fucilieri di Marina, detenuti da molti giorni nelle carceri indiane, cercando di giudicare con una certa obiettività le varie fasi della vicenda che hanno portato ha questo stato di fatto. E mi sono posto domande alle quali non sempre sono stato in grado di dare una risposta soddisfacente. E cioè:
    1. Quali regole sanciscono la presenza di militari a bordo di navi mercantili?
    2. Perché il comandante del mercantile ha abbandonato le acque territoriali per dirigersi in un porto indiano?
    3. Chi ha autorizzato i nostri Fucilieri a scendere a terra?
    4. Perché la diplomazia italiana è stata apparentemente così lenta e inconcludente?
    5. La programmata mostra mercato degli armamenti italiani in India può influenzare l’atteggiamento remissivo del nostro Governo?
    Penso che il punto chiave della faccenda sia la risposta al quesito n° 3. Da alcune mezze frasi recepite, ho il timore che la decisione sia stata presa da un organo della Forza Armata competente. Spero di veramente di sbagliarmi.
    Comunque siano andate le cose, quello che non accetto e non accetterò mai è il tono sempre remissivo con cui affrontiamo le questioni internazionali e l’atteggiamento che le altre nazioni hanno con noi. E’ probabilmente un retaggio che ci portiamo dietro dalla nostra storia, ma è innegabile che se noi assumiamo atteggiamenti autoritari nei confronti di situazioni che ci toccano pesantemente, quali i flussi migratori o i rom, le comunità internazionali ci bacchettano pesantemente, tanto “sono fatti nostri”.
    Tornando ai fatti indiani è veramente impensabile che le indagini vengano protratte così a lungo e che nessun nostro perito vi possa assistere. Spero solo che la verità venga effettivamente a galla in modo che la nostra Procura Militare, così sollecita ad iscrivere nel registro degli indagati i due Fucilieri di Marina, possa finalmente giustificare la sua presenza!
    Proverò certamente a non acquistare prodotti “Made in India”, sarà solo difficile trovare manufatti “Made in Italy”.

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  2. Solidarietà massima ai due marò, per carità, ma non dimentichiamoci che, se le parti fra noi e l'India fossero invertite, noi ci comporteremmo probabilmente come l'India, e questo in applicazione della nostra stessa legge (art.10 C. P.) qualora i cittadini morti (due) fossero stati italiani ed i responsabili(o presunti tali) fossero in territorio italiano. Circa l'opportunità o meno di far rientrare la nave nel porto indiano, li sì, che c'è da opinare...a parer mio. Per quanto riguarda poi il fatto di non acquistare prodotti indiani come ritorsione (non so quanti ne avrò acquistati nel corso della vita) lasciatemelo dire, fa semplicemente sorridere, specie se attuata solo da qualche zelante appartenente al nostro corso.
    La cosa su cui contare di più invece, a mio avviso, oltre alla nostra attività diplomatica, è di cercare interventi da parte di strutture sovranazionali (ONU, Nato, Europa)) valutando le "regole d'ingaggio" dei nostri marò)e di altre Nazioni (come la Russia) che possono avere forti influenze sull'India. Nonostante tutto sono fiducioso sul buon esito, anche se non a breve scadenza, della vicenda. Da considerare inoltre che reazioni scomposte potrebbero addirittura far danno. Un caro saluto. Carlo MORI

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  3. Non so, caro Carlino, se, "a parti invertite", noi avremmo assunto lo stesso atteggiamento degli Indiani; anzi, ne sono profondamente convinto: non fosse altro che per le differenze culturali, etiche e sociali che ci contraddisinguono.
    Eppoi, non dimentichiamoci che qui stiamo parlando di due Militari che indossavano l'uniforme di Stato sovrano ed agivano in nome e per conto di quello stesso Stato; e non dimentichiamoci nemmeno che il loro presunto crimine (ammesso che sia "loro") è avvenuto non certo in "territorio" indiano; che poi, l'insipienza di qualcuno abbia fatto sì che la nave italiana attraccasse in un porto indiano, è un altro discorso su cui è meglio stendere un velo pietoso, non potendo usare il lanciafiamme!
    Certo che il boicottaggio dei prodotti indiani ha un sapore ed un valore meramente simbolico, anche perché (almeno per quanto mi riguarda) non si saprebbe neanche cosa boicottare (pensa, io non bevo nemmeno il thé!); però, il solo fatto di averlo proposto, suona come un grido di ribelllione, quasi a dire: per quel poco che si può fare per non far calpestare la propria dignità nazionale, un Italiano è pronto a farlo!
    D'accordissimo, sulla inopportunità di non cedere a "reazioni scomposte" (sarebbe la prima volta che l'Italia repubblicana le farebbe!) ma attenzione a non dar corpo all'adagio popolare: chi pecora se fà, er lupo se la magna!
    Un abbraccione,
    ettore.

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  4. Caro Ettore, lo straniero che commette, anche in territorio estero (!), a danno dello Stato o di un cittadino italiano un delitto per il quale è previsto l' ergastolo o la reclusione non inferiore nel minimo ad un anno (quasi tutti i delitti) è punito secondo la legge italiana, sempre che il cittadino
    straniero si trovi nel territorio dello Stato italiano. E questa è la legge che la Magistratura Italiana applicherebbe a prescindere, almeno in linea teorica, da pressioni politiche o meno (sempre che vi siano le condizioni di procedibilità: "richiesta..istanza o, se necessaria, la querela"). Le differenze culturali etiche e sociali poco importano, Ettore... Personalmente, poi, non credo sia il momento di reazioni scomposte ..certamente, Ettore, non da parte dell'Italia repubblicana e democratica (!)...ma anche da parte di singoli, della stampa o dell'opinione pubblica in genere. Questo per non pregiudicare le già non facili trattative diplomatiche e gli interventi (eventuali) di Nazioni amiche ed anche per portare avanti alcune pregiudiziali circa le regole di ingaggio
    stabilite da Organismi sovranazionali e che riguardano i nostri marò. Quanto ai boicottaggi ed alle grida di ribellione (è da tanto che volete gridare) se tu pensi che sia un sistema valido per non far "calpestare" la nostra dignità nazionale ...in bocca al lupo...a te ( e.. Carletto). A me sembra che il non comprare una bustina di Tè sia completamente irrilevante dal punto di vista economico per un colosso con quasi un miliardo di abitanti ..e le grida, poi..non so. Ciao. Un abbraccio. Carlo MORI

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    1. Cari Amici, non c'e' alcun dubbio che la nostra solidarieta' e vicinanza va espressa in ogni modo ai nostri soldati, il cui operato e' comunque e certamente soggetto al vaglio del giudice competente.
      Su questo punto vorrei esprimere il mio punto di vista. Se l'evento si e' verificato in acque internazionali, e questo e' facilmente verificabile e certamente attualmente a disposizione del giudice indiano,non c'e' alcun dubbio che la giurisdizione e' del Paese sotto la cui bandiera la nave stava navigando (UNITED NATIONS CONVENTION ON THE LAW OF THE SEA - Article 92 - Status of ships - 1. Ships shall sail under the flag of one State only and, save in exceptional cases expressly provided for in international treaties or in this Convention, shall be subject to its exclusive jurisdiction on the high seas... e seguenti).
      La competenza e' quindi del giudice italiano.
      Il punto non e' quello della presenza fisica dei presunti autori del reato nel territorio dello stato costiero, ma quello del luogo dove il fatto e' avvenuto; la stessa Convenzione citata limita le possibilita' di intervento a bordo di navi battenti bandiera straniera anche in acque territoriali e descrive le possibilita' e le procedure; nel nostro caso la nave italiana e' stata attratta in acque indiane ed in porto con un trucco/richiesta di collaborazione e la polizia e' andata a bordo armata e senza alcun contatto sul canale diplomatico, come previsto.
      Altri argomenti sono le regole di ingaggio per i nostri marinai a bordo di navi civili per combattere la pirateria e le conseguenze che l'atteggiamneto indiano avra' sulle decisioni di continuare questa attivita', le necessita' dei pescatori indiani di spingersi al largo per poter realizzare qualcosa ed i contrasti (rischi di collisioni, mancato rispetto di regole di navigazione, reti distrutte, etc) che hanno con le navi che si accostano all'India per sfuggire agli assalti dei pirati somali.
      Alla perizia balistica hanno partecipato nostri (Carabinieri) esperti.
      Credo e spero che la vicenda procedera' presto per il verso giusto che tutti noi auspichiamo e cioe' adesso che le elezioni in quello Stato dell'India sono avvenute e nessuno rischia piu' di perdere i voti delle centinaia di migliaia di pescatori purtroppo ad arte sobillati.
      un abbraccio a tutti
      Renato

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  5. Carlo Minchiotti19 mar 2012, 10:58:00

    Come non dare ragione a Carlo Mori? Le urla , soprattutto in un momento delicato come quello che stanno vivendo i nostri marinai,la cui detenzione è stata fissata oggi per altri quindici giorni, non servono. Forse serve il silenzio ed il disinteresse con cui tutti gli italiani, con esclusione dei loro poveri familiari e di qualche sprovveduto ed illuso fan, noi tra questi, ammantano la triste vicenda. Ha ragione Carlo Mori quando dice che il mancato acquisto di una bustina di the non modificherebbe la vicenda, soprattutto se a non comprare indiano fossimo solo im due, tre, cento, mille. Ma se a dare un segno forte di cessata pazienza ( ed il titolo , scelto da Ettore, ben inquadra il post ) fosse- al di fuori delle trattative diplomatiche- un'opinione pubblica coesa, allora anche dall'altra parte potrebbero farsi un'idea di come in Italia si attendono gli sviluppi della questione, senza lentezze, senza doppi fini, senza alchimie di natura politico affaristica.
    Speriamo bene; quella vissuta dai nostri Marinai e , non dimentichiamocelo, dall'equipaggio della nave sequestrata in porto, dagli altri quattro loro commilitoni, dai loro familiari e dall'armatore, è proprio l'ideale attuazione della Giustizia? Per alcuni, evidentemente si. E per come vanno le cose in Italia, e di questo che occorre discutere e su questi binari che occorre far scorrere, lentamente, la vicenda.
    Con tanta amarezza e tanta speranza
    Carlo Minchiotti

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  6. Francesco Miredi19 mar 2012, 12:32:00

    Non so quale effetto potrebbe avere il boicottaggio commerciale ma il livore e la rabbia per questa faccenda non possono prescindere da una analisi ragionata degli elementi conosciuti, così come ha fatto Carlo Maria e Carlo Mori. A mio avviso, purtroppo, non ci sono elementi di diritto a nostro favore perchè anche se il fatto è avvenuto in acque internazionali, la nave è mercantile e l'evento si è verificato a carico di indiani non facenti parte dell'equipaggio. Se la nave mercantile fosse rimasta in acque internazionali o fosse ritornata in Italia, i nostri soldati sarebbero stati giudicati, in contumacia, in India. Voglio solo essere ottimista come Carlo Mori e sperarare che i rapporti diplomatici risolvino al meglio la situazione ma ogni speranza e desiderio può avere solo ragione affettiva non altro.
    Un abbraccio
    Francesco

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  7. Carissimo,
    se posso, e se me lo consenti, faccio mie le tue parole:
    sì, teniamo acceso il fuoco dell'indignazione per il
    modo di trattare i nostri soldati; facciamo sì che la
    opinione pubblica non sia distolta da altro.
    Un abbraccio,
    Vittorio.

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