lunedì 12 marzo 2012

Il re è nudo?

Se la mia memoria –inevitabilmente, oramai, sempre più succube della senilità incipiente- non mi inganna, mi sembra che gli eventi di portata internazionale più recenti che hanno visto l’Italia protagonista in prima persona siano essenzialmente due: la Conferenza di Monaco del ’38 ed i “Trattati di Roma” del ’57. I risultati prodotti dalla prima sono stati sottoposti al vaglio inesorabile e tremendo della 2^ Guerra Mondiale; quelli dei secondi li stiamo sperimentando ancora oggi e, specie in questi tempi, anche sulla nostra pelle.
Da allora: più niente!
Sì ci siamo seduti in tantissimi “consessi” internazionali; abbiamo avuto anche un Segretario Generale della NATO; diversi nostri “generaloni”, dopo aver lasciato il servizio attivo, vanno ad occupare poltrone di prestigio a Bruxelles...ma, in termini di peso, in campo internazionale diciamo che siamo piuttosto scarsini o, se vogliamo autoflaggellarci, contiamo come il “due di briscola” o, se vogliamo esser più buoni, siamo andati sempre a rimorchio, il più delle volte per far fare agli altri quello che avremmo dovuto far noi (vds. “l’ombrello NATO”).
I recenti fatti di questi ultimi giorni hanno riproposto, in tutta la loro drammaticità, la diffusa sensazione (o certezza?) che, a noi, al di là dei sorrisi ipocriti degli incontri ufficiali, nun ce se fila nessuno, nel senso che, fintanto che si tratta di tarallucci e vino, veniamo invitati, certe volte anche blanditi; ma, quando si tratta di passare alle cose serie, allora ridiventiamo la solita “cenerentola” che non si può né si deve invitare nei palazzi buoni.
Del caso dei due marò, abbiamo già disquisito troppo, avendolo inquadrato nel solo contesto del Diritto internazionale ma dimenticandoci di sottolineare il fatto che –complici i ben noti bizantinismi della politica italiana- una potenza egemone come l’India –che vuole dimostrare al mondo di avere i muscoli- ci ha fatto fare la figura degli sprovveduti (eufemismo), creduloni e pasticcioni.
Nel caso dell'ingegnere di Gattinara, questa figura si è trasformata agli occhi del mondo in vera e propria patente di inaffidabilità; non voglio né ho la competenza per disquisire sul ruolo dei nostri Servizi, anche perché, di quell'universo, meno si sa e meglio è e pure giustamente. Quello che lascia perplessi, tuttavia, è la "sorpresa" con cui è stato colto l'intero apparato politico-diplomatico che, da sempre, si è arrogato il diritto di essere il gestore di qualsiasi crisi a carattere internazionale; magari, sarà pure giusto così, però, per farlo in maniera efficace ed efficiente, bisogna disporre di idee chiare e di tanta umiltà per andare in giro, in patria e fuori, a raccogliere notizie utili. Invece (ma non solo in questo caso), si ha la sgradevole sensazione che la LAP prescelta sia sempre quella di un attendeismo snervante, sempre con il sorriso per non "irritare" e con una mano sul portafogli; fra qualche giorno, della vicenda, non se ne parlerà più: verranno convocati "tavoli", verrà nominato qualche altro "coordinatore", magari cadrà pure qualche testa ma, alla fine, i cerchi provocati dal sasso si smorzerannno, le acque ritorneranno stagne...in attesa dl prossimo affaire!
Con molta amarezza, bisogna riconoscere che hanno agito come avrebbe agito chiunque conoscesse la nostra idiosincrasia “alla violenza” e, per contro, la nostra propensione a pagare i riscatti, salvo smentire “categoricamente” a liberazione avvenuta; ragazzi, la guerra (anche se limitata ad un blitz) è una cosa troppo seria per farla, condividendola con chi non ha nessuna intenzione di farla!
Non possiamo pretendere di essere coinvolti nelle decisioni importanti se non siamo in grado di fare quel salto di qualità che ci consenta di parlare la stessa lingua degli altri; è pur vero che anche gli altri, quando non c’è possibilità di usare la forza, probabilmente pagano il riscatto: ma, almeno, prima ci provano!
Né, a mio avviso, possiamo scaricare tutto sulle spalle dell’attuale Governo, visto che eredita una prassi consolidata negli anni, anche se nella vicenda dei marò le sue cazzatelle le ha fatte in proprio; considerato, però, che, oramai, i rapimenti e la pirateria, sono diventati una vera e propria industria di autofinanziamento, bisognerà pure incominciare a darsi una regolata ed uscire dal consueto buonismo che, per gli altri, sa tanto di incapacità, per non dire di peggio.
Magari, facendo pure un pensierino al fatto che, di questo passo, di sovranità nazionale, ce ne resterà sempre di meno!
Un abbraccio ecumenico,
Ettore.

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi qui i tuoi commenti .