martedì 1 maggio 2012

Il vecchietto dove lo metto....

Ragazzi, continuiamo a chiamarci con questo termine allegro, dal vago retrogusto guascone, un po’ per vezzo, un po’ per nostalgia, un po’ per rimpianto. Lo facciamo perché, forse, vogliamo esorcizzare l’anagrafe, l’adipe inesorabile, la calvizie ancor più inesorabile, i dolorini che, sempre più frequentemente,si trasformano da “ini” ad “oni” e tutte quelle altre cosacce che stanno lì a ricordarci che, vabbé lo “spirito”, però la “gioventù” -che ci piaccia o no- dobbiamo archiviarla.
E Ve lo dice uno che ancora zompa come un grillo sul tetto, che non disdegna sgambettare su e giù per scale appoggiate ai muri di casa o agli alberi e che ama confrontarsi con il suo bel giardino, siepi comprese; Ve lo dico non perché tutte queste attività mi siano diventate pesanti, quanto perché ho letto (ed invito pure Voi a farlo) un magnifico articolo (da cui ho preso in prestito il titolo) dell’iperAnziano (10° Corso) Ruggieri sul magnifico sito di Zuff “Vox Militiae” , la cui icona è sul nostro Blog, a sinistra.
Questo nostro quasi antenato (hdemicamente parlando), oltre a essere un sicuro e competente punto di riferimento per tutto quanto attiene ai “conflitti” per non vedersi calpestati (specie quando non si è più attivi), fa delle amare considerazioni sul nostro attuale status anagrafico, non tanto e non solo dal punto di vista retributivo, quanto per la considerazione o, se preferite, per il ruolo che la società ci assegna.
Lui, l’iperAnziano, conclude il suo dire con una frase che è come un macigno, tanto è amaramente cruda: “...quasi a significare che l’enorme debito pubblico sia colpa dei pensionati e non degli sciagurati costi della politica”; una frase terribile ma che riflette una realtà incontrovertibile.
Pensiamoci bene Ragazzi, dimenticando per un momento però Noialtri che abbiamo delle ottime pensioni; che abbiamo trascorso una vita, tutto sommato, certamente non noiosa e sicuramente soddisfacente; che abbiamo passato due terzi della vita all’aria aperta e l’altro terzo a combattere con appunti, cavallucci e amenità del genere; che abbiamo girato come trottole ma, anche, sperimentato esperienze diversificate; che abbiamo conosciuto una marea di gente; che, soprattutto, possiamo vantarci di essere un Corso, privilegio che ci regala e ci garantisce l’invidiabile possibilità di non sentirci, di non essere mai soli: e scusate se è poco!
Per Noi quindi e fatti salvi i problemi fisici di cui sopra e da cui sono immuni i Fanti, non mi sembra, onestamente, che ci siano problemi esistenziali!
Proviamo, però, a pensare ad un nostro coetaneo, un “civile generico medio”, uno che non può contare su un Corso, uno che ha passato l’intera vita lavorativa a fare sempre la stessa cosa, magari pure una di quelle che ti sderenano e ti lasciano il segno; che è vissuto sempre nello stesso quartiere; che ha frequentato sempre le stesse persone; che ha relazioni umane limitate e circoscritte; che ha una pensione di mera sopravvivenza e che, beffa nella beffa, viene pure emarginato e guardato di sguincio perché ritenuto un peso!
Pensiamoci, Ragazzi: deve essere terribile, quasi mortificante il non avere niente o poco cui aggrapparsi per continuare a voler andare avanti con un minimo di fiducia e, se permettete, di dignità, il tutto amplificato dalla costante percezione che si è ritenuti, se non proprio inutili, quanto meno ingombranti.
Facciamo parte, oramai, di una società che è sempre più vecchia ed il cui peso deve essere retto da giovani che non hanno la forza di mantenere nemmeno se stessi; appare, quindi, inevitabile che quei giovani mal sopportino di vedersi caricati di oneri per “mantenere” una generazione che li ha costretti a fare i salti mortali tra momenti di precariato e momenti di inattività, con scarse o punte prospettive per il futuro. Giovani che devono confrontarsi con un presente incerto e che se ne sbattono altamente della “saggezza” di cui dovremmo essere portatori sani noi “diversamente giovani”: e riesce difficile dar loro torto.
Voglio concludere con una domanda volutamente provocatoria: ma non è che Noi facciamo parte di una casta –ancorché di dimensioni lillipuziane- e che non riusciamo a percepire la gravità di quello che ci circonda?!
Grazie per le risposte, con abbraccio,
Ettore.

1 commento:

  1. Caro Ettore, hai detto cose interessantissime e totalmente condivisibili, ma, come spesso accade, hai già detto tutto, o moltissimo. Non si può che essere d'accordo, anche sulle domande da porsi... ma.. credo sia non facile esprimere qualcosa di nuovo sull'argomento. Il vecchietto..dove lo metto? ..col paggetto...così non si guasta la rima e si resta in linea col precedente intervento! Un sempre minchiottesco abbraccio a tutti. Carlo MORI

    RispondiElimina

Scrivi qui i tuoi commenti .