Ad occhi socchiusi lascio la mia mente libera, libera di fantasticare ed affrontare i più svariati problemi. Quello che dalle sue pieghe affiora questa notte è particolarmente interessante.
Non
credo di essermi sempre posto il problema di chi o che cosa abbia sostenuto il
mio cammino, la mia fatica di vivere.
L'infanzia
l'ho trascorsa nel totale abbandono ai miei genitori; nella pubertà ho
sperimentato le prime ribellioni agli insegnamenti avuti e i primi desideri di
voler fare da solo.
E'
nel periodo adolescenziale, che trovo le prime ricerche di un progetto di vita
che mi sostenesse nelle mie scelte: studi, condotta di vita, ricerca di amici
sinceri.
Tutto,
comunque, ristretto a cose concrete: una carriera in sintonia con le mie idee,
la fidanzata prima e la sposa dopo, l'educazione dei figli. Tutte cose
meravigliose nelle quali ho creduto e per le quali ho vissuto.
Poi
qualcosa è cambiato, l'esistenza non poteva essere solo finalizzata a cose
terrene e quindi effimere. Arrivata l'età matura ho capito come tutto abbia un
valore relativo: sia i successi che le sconfitte. Si sente prepotentemente come
l'uomo sia proiettato oltre, si sperimenta su se stessi questo insaziabile
desiderio di cercare ancora, di sperare per continuare a vivere e non morire
dentro. Sperare contro ogni speranza che la nostra esistenza non si cancelli
con la morte.
Ecco,
quindi, questo feroce desiderio di abbandono, di sperimentare ancora la fiducia
già conosciuta nell'infanzia quando mi affidavo ciecamente alla volontà dei
miei genitori che amavo perché intuivo
che volessero il mio bene.
Desiderio
di offrire a Qualcuno tutta la mia vita, tutte le mie esperienze, gli errori,
le delusioni, i successi perché nulla di me andasse perduto.
Desiderio
di affidarmi a Qualcuno che non ha mai cessato di cercarmi anche se io ho
creduto di poter fare a meno di Lui.
Gli
occhi si chiudono; guardo Teo che, placido, riposa; vedo il volto della mia
nipotina sorridermi dalla foto sulla scrivania...quasi senza accorgermi, si
affaccia alla mia mente una preghiera, una delle tante che pensavo d'aver
dimenticato. Le mie labbra la sussurrano: prima, quasi per inerzia poi …..
Massimo
Riccobaldi.