Faceva
caldo sulla rive gauche, quel
pomeriggio di inizio agosto.
L’aria
era infuocata, appiccicosa; avresti dato chissà cosa per un refolo di vento,
mentre la mente, il cuore, il fisico andavano, nostalgici, al tanto caro ma,
ahimè, impossibile venticello.
Io
ti stavo aspettando, protetto dall’ombra rinfrescante e confortevole degli alti
alberi che circondavano l’Hôtel de
Gallifet; percorrevo per linee rette il piccolo cortile, ansioso, quasi
nervoso: troppo era il tempo che avevamo dovuto attendere per non doverne
sprecare altro.
I
minuti passavano inesorabili ma tu non arrivavi, non apparivi.
Quando
avevo acceso l’ennesima sigaretta, come una premonizione, mi voltai verso il
vialetto di accesso, immerso in un chiaroscuro accecante.
Misi
a fuoco la vista; la tua snella figura cominciava a materializzarsi; la
distanza che ci separava diminuiva sempre più: fra un attimo ci saremo
incontrati ed io avrei potuto inebriarmi del tuo profumo unico, inconfondibile.
Orami,
solo pochi passi ci dividevano; tu ti
arrestasti, provocante, quasi un invito a farmi avvicinare, a porgere le mie
labbra, a farmi assaporare i primi istanti di voluttà.
Rimanemmo
così per qualche minuto, indecisi se abbandonarci subito al piacere oppure
aspettare a godercelo, in un’atmosfera tutta nostra, fatta di intimità e di
abbandono.
Decidemmo
per il rinvio e fu un bene.
Quel
pomeriggio caldo ed afoso segnò l’inizio di una lunga unione, tutta segnata da
momenti sempre uguali nella forma ma sempre diversi nel piacere; ogni volta che
ci incontravamo, che ci appartavamo, che ci immergevamo in quella intimità
fugace e complice era come se fosse la prima volta: la reiterazione del piacere
fine a se stesso.
Tu sei rimasta uguale nel tempo: immutabile, generosa dispensatrice di voluttà, di pace. di abbandono.
Tu sei rimasta uguale nel tempo: immutabile, generosa dispensatrice di voluttà, di pace. di abbandono.
Ora,
tu non ci sei più: inesorabile, ineluttabile, è giunta “l’ultima volta”.
Ora,
tu sei entrata nello scrigno dei ricordi più sacri: un ricordo indelebile,
insostituibile; nella sua unicità, quasi una realtà trascendente.
Ora, appartieni all'oblio dei sensi.
Ora, appartieni all'oblio dei sensi.
E’
stato bello; è stato sublime; sarà irripetibile.
Adieu chérie,
adieu!
Ettore.
Lasciami fumare solo un’altra sigaretta
RispondiEliminaLa tua bocca ansiosa cara non deve aver fretta
E’ l'ultima ti giuro come mi dicevi tu
Non sono più quell’uomo stile Mina fumo blu
Ai dolci tuoi polmoni devo far la ramanzina
Ma dai che vuoi che faccia un soffio di nicotina
Cara già lo so che me le troverò anche a letto
Tesoro non snervarmi sai che quando voglio smetto
Una sola sigaretta di quelle ultraleggere
Le tue parole amore son le stesse da tre sere
Non mi ossessionare che è l’ultima del pacchetto
Non ti darò più pace da qui avanti lo prometto
Una sigaretta non può certo farmi male
Una sigaretta ti basta per cominciare
La fumo dopo cena per potermi rilassare
Cara te lo dico non potrai più rinunciare
Una sigaretta non è un vizio te l’ho detto
Una sigaretta sai è l’inizio te l’ho detto
Tesoro puoi fidarti sai che quando voglio smetto
Che Corso di Poeti! Sotto ogni rude guerriero si nasconde un sognatore a volte ben nascosto, per timore....
RispondiEliminaMassimo è stato il primo....coraggio sognar ora possiamo, forza declamiamo!
Carissimo Ettore,
RispondiEliminase questa mattina avessi sentito Teo cantare "nessun dorma " sarei rimasto meno sorpreso.
Abituato ai tuoi colpi di clava, una lirica così dolce anche se, mi par di capire, ironica è stata una sorpresa.
Che tu abbia passato una notte di intimità con una Musa senza averne serbato il ricordo?
A me qualche volta capita.
Ancora complimenti,
MASSIMO.
Ettore pigliate na pastiglia, sient'a mme! Saluti Giovanni
RispondiEliminaDeve fare proprio molto caldo li da voi visto che vi siete ridotti "in tal guisa"
RispondiEliminaun abbraccio Piuma