giovedì 19 giugno 2014

Questione morale: da Tangentopoli a Mose

Il buon Ettore, nel suo ultimo scritto, partendo dalla metafora nave/Stato, ha posto il senso civico, inteso come univocità di scopi e rispetto delle Istituzioni, quale elemento fondamentale per sconfiggere la corruzione. Da uomo di destra e da anticomunista, egli ha poi stigmatizzato la “questione morale”, avanzata da Berliguer oltre trent’anni fa, come pura apoteosi di quella diversità che i comunisti, a torto, hanno sempre invocato. Questi concetti saranno senz’altro condivisi dai partecipanti attivi del nostro Blog e anche da quelli che non partecipano perché “non vogliono litigare per questioni politiche” e, infine, anche da tutti i militari amici degli amici che leggo, ogni tanto, su face book. Io, vado contro corrente e considero questo tipo di esternazioni una scontata rappresentazione dialettica che non tiene minimamente conto di tutti i meccanismi che reggono uno Stato. Il concetto di accentramento in un potere assoluto è anacronistico quasi come quello del potere del popolo e la realtà sociopolitica attuale ha insito in essa una visione ipocrita sia dei principi morali che del rispetto delle Istituzioni. Se il lettore non mi ha ancora mandato a quel paese, spiego il perché.
Il confronto nave/Stato non regge; la nave è un vettore con lo scopo di muoversi e lo farà bene se il comandante e l’equipaggio sono bravi (così come ha detto Ettore) ma per muoversi ha bisogno di energia che un terzo gli procura e, senza quella, le capacità di cui sopra servono a ben poco. Ecco, in quest’ottica, la nave è paragonabile ad una delle Istituzioni dello Stato tipo le Forze Armate o la Polizia o la Sanità pubblica dove per il buon funzionamento è fondamentale la qualità dei componenti ma senza soldi anche questa non basta. Lo Stato, al contrario, si muove con l’energia (ricchezza) prodotta da suoi stessi cittadini (quindi autoprodotta) i quali scelgono i loro rappresentanti i quali, a loro volta, governano le Istituzioni il cui compito principale dovrebbe essere quello di mettersi al servizio dei cittadini. Lo Stato non potrà mai fermarsi ma potrà evolversi o involversi in funzione di come i rappresentanti eletti sapranno governare le Istituzioni e utilizzare la ricchezza generata. Tutto questo giro di parole per dire che uno Stato incapace di utilizzare adeguatamente la ricchezza autoprodotta permettendo l’apertura di un grosso divario fra pochi ricchissimi e tanti poverissimi è destinato alla stravolgimento cruento anche se alcune sue Istituzioni funzionano perfettamente come una nave guidata da un bravo comandante e da un equipaggio ligio al dovere.
 La questione morale fu posta da Berlinguer nel 1981 in una intervista che rilasciò a Scalfari e che invito tutti a leggere ( su internet è facilmente rintracciabile). Estrapolando ed interpretando i suoi concetti, possiamo dire che, secondo lui, uno Stato è destinato a morire quando ogni suo componente istituzionale e/o imprenditoriale subisce in modo sostanziale l’ingerenza di partiti politici che non hanno a cuore il mandato ricevuto dai cittadini. In una simile situazione, tutti, sia i generatori di ricchezza sia le Istituzioni, si allontanano dagli obiettivi per cui sono nati per alimentare organismi che non ridistribuiscono ricchezza e servizi ai cittadini impoverendo sempre più lo Stato. Berlinguer aveva descritto esattamente lo scenario che apparve dieci anni dopo con tangentopoli e oggi con Mose e Expo. In quell’intervista disse, però, anche due cose che, agli occhi degli anti comunisti (fra i quali mi ci metto perché considero inattuabile e contrario all’essere umano il loro credo sull’uguaglianza) facevano apparire demagogico tutto il resto: 1) Tutti partiti erano coinvolti tranne il partito comunista; 2) La difesa del sottoproletariato, avanzata dai soli comunisti, doveva essere una priorità anche rispetto alla crescita dell’economia e, quindi, alla ricchezza dello Stato .
Tangentopoli dimostrò che tutti i partiti (compreso quello comunista) erano coinvolti con una differenza però che, per coloro che non vogliono vederla (magari aggrappandosi al senso civico e morale unico ed universale), appare irrilevante ma che, al contrario, portò a galla uno scenario all’epoca completamente nuovo e che ha poi caratterizzato la politica degli anni successivi ; la supremazia della persona rispetto al Partito.  Berlinguer aveva ragione quando rivendicava una diversità che non era, però, quella del proprio partito bensì  quella degli uomini militanti in quel partito. Essi facevano le stesse cose fatte dagli altri partiti, corrompevano e si lasciavano corrompere, falsificavano i bilanci etc. etc. ma i loro soldi “sporchi” venivano ridistribuiti all’interno dell’economia nazionale attraverso l’operatività delle cooperative rosse. Al contrario, gli uomini degli altri partiti, intascavano in proprio e portavano i soldi all’estero; i comunisti erano uomini inseriti in un Partito che consideravano al di sopra di tutto (compreso lo stesso Stato), gli altri erano uomini che idolatravano solo se stessi. Certo, se si parla di disonestà il livello non cambia e stessa cosa dicasi per la mancanza di rispetto verso le Istituzione ma se si identifica la morale quale “senso degli altri” è indiscusso che l’amoralità di tutti coloro che hanno pensato esclusivamente alla propria tasca vada ben oltre quella di coloro che hanno voluto alimentare una economia sì ristretta ma pur sempre inserita nel contesto nazionale.         
Perché le corruzioni di ieri e di oggi portano all’arricchimento esponenziale dei ricchi ed all’aumento dei poveri  con depauperamento di quella energia (la ricchezza) che dovrebbe alimentare le Istituzioni dello Stato per far star meglio i cittadini?!; cercherò di spiegarlo nella maniera più semplice possibile. L’impresa privata che ha bisogno di acquisire un appalto pubblico deve pagare la mazzetta al politico che ha un potere decisorio sull’assegnazione dell’appalto; l’impresa non può prendere questi soldi dal bilancio ufficiale della società ed ha, quindi, bisogno di crearsi un fondo nero; per crearsi il fondo nero si carica di fatture false emesse da un terzo accondiscendente il quale riceve il pagamento dell’intero corrispettivo indicato in fattura ma che, contestualmente, ne restituisce “di nascosto” una buona parte la quale costituirà il “nero”. Il terzo che ha partecipato all’imbroglio è destinato al fallimento perché dovrà dichiarare ricavi in realtà non presi e su quelli dovrà pagare tasse con soldi che non ha.  Il politico che ha ricevuto la mazzetta porterà all’estero soldi che sarebbero stati destinati all’Erario. L’imprenditore che ha preso l’appalto si arricchirà con il corrispettivo di appalto e con le maggiori riserve che acquisirà durante l’esecuzione dello stesso appalto con l’aiuto del politico corrotto. Lo Stato si impoverirà per i soldi pagati all’imprenditore non corrispondenti all’opera ricevuta, per i mancati introiti dall’erario e per la valuta sparita all’estero.
Queste tipo di operazione ha caratterizzato il rapporto imprenditoria/investimenti pubblici degli ultimi trent’anni con una sempre più crescente partecipazione personale dei politici appartenenti sia all’una che all’altra delle fazioni contrapposte; la differenza a favore dell’una o dell’altra è determinata dall’appartenenza al gruppo che detiene il potere gestorio e gran parte delle persone che abbracciano la politica quale loro professione, lo fa a questo scopo. Adesso non ditemi che proprio per questo è meglio accentrare il potere in una sola persona perché se sono in tanti possiamo sperare che qualcuno sia onesto, se è uno solo possiamo essere certi che, anche se lo fosse inizialmente, il potere poi lo rovinerà. Ettore, dice che non servono tante leggi se si ha un rigore morale e un senso civico ma anche queste sono parole dal grande significato etico ma dalla scarsa funzionalità pratica. La corruzione esisterà sempre in una economia libera e va combattuta attraverso norme e procedure che ne permetta il riconoscimento da parte delle Istituzioni competenti. Se qualcuno avrà voglia di informarsi sui provvedimenti che si vogliono ora adottare per contrastarla, troverà il ripristino del reato del falso in bilancio, la reintroduzione delle vecchie prescrizioni e l’inasprimento delle pene per l’illecita esportazione del denaro; provvedimenti che erano in vigore e che sono stati inopinatamente aboliti non per il bene dei cittadini ma per meri interessi personali.     
Lascio a Voi la conclusione che ciascuno vorrà vedere.

Francesco

2 commenti:

  1. Caro Francesco,
    ho fatto trascorrere qualche giorno per commentare questo tuo "commentone" al mio scritto, nella speranza che, almeno a te che sei meno criptico di me, qualcuno rispondesse; evidentemente, i nostri Amici avranno ritenuto più gratificante scrivere su FB riflessioni del calibro "oggi c'è il sole e sono contento"!
    Ma veniamo a noi.
    Quello che tu affermi è senz'altro vero, perché è non altro che la foto-scrittura di una realtà incontrovertibile ma è tremendamente arido, materialistico, senza anima; e non certo perché lo hai scritto tu, quanto perché è il ridurre la convivenza civica ad un mero rapporto economico ad essere arido, materialistico, senza anima.
    Quello che affermo (o sogno?) io, invece, è uno Stato che sia governato da una classe dirigente "illuminata", nell'ottica che tale aggettivo venne riferito anche a taluni "tiranni" ellenistici; personaggi questi che seppero sostituire la decadenza della loro democrazie con un'azione di governo che garantisse, comunque, la grandezza delle loro Città: anche il "democraticissimo" Pericle chi altri non era se non un "tiranno illuminato"?!
    Il mio modello resta Roma, che mai è stata "democratica" e non gliene poteva fregar di meno di esserlo; fu sempre governata da una oligarchia illuminatissima, dai primordi fino al'apogeo della Sua potenza. Certo che, anche lì, c'erano corrotti e corruttori, gente che si vendeva pure l'anima pur di raggiungere lo scopo o che dava in sposa la figlia ancora quasi implume ad un "maturo" pieno di sesterzi.
    E non mi si venga a dire che sono passati oltre 2000 anni, che le cose sono cambiate, che ora c'è la globalizzazione e pure FB! non me lo si venga dire perché, primo la natura umana è sempre la stessa, secondo perché uno Stato, per quanto complesso, può essere governato al meglio: bastano "timonieri" capaci, esperti ed intellettualmente onesti!
    Caro il mio Francesco, probabilmente abbiamo ragione entrambi ma, consentimelo, io preferisco vivere nel mio piccolo, illusorio, irraggiungibile, protettivo empireo!!!
    Un abbraccio,
    Ettore.

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    1. Francesco Miredi22 giu 2014, 23:33:00

      Caro vecchio Ettore, se veramente tu volessi restare nell'alveo delle convizioni ideologiche non te la prenderesti per la mancata partecipazionme a questi nostri dialoghi. Ciò che appare piuttosto evidente dai confronti e dagli scontri dialettici sul nostro Blog è la scarsa importanza che Voi date alla produzione e alla ridistribuzione della ricchezza quale componente essenziale dello Stato. L'Impero Romano è diventato tale perchè è durato nel tempo; forse abusava anche delle terre conquistate ma su quelle terre ha portato il libero scambio economico e commerciale, l'organizzazione dell'apparato pubblico messo al servizio del popolo etc. etc.. Le basi del nostro diritto agrario, commerciale e della persona sono ancora le stesse del vecchio Diritto Romano. Il tiranno illuminato è sempre stato solo ed esclusivamente colui che rendeva più tollerabili i sorprusi attraverso la equa ripartizione del denaro. Al contrario, la corruzione tesa ad arricchire pochi ed a aumentare i poveri ha sempre portato agli stravolgimenti socio economici dello Stato. Questo non è cinismo o visione meramente materiale della politica ma è realtà. Analizza il perchè in questi ultimi trent'anni è stato principalmente colpito il ceto medio mentre i ricchi sono diminuiti nel numero ed hanno decuplicato il loro patrimonio. Carlo Mori, in un suo intervento, aveva detto che la corruzione è insita nell'economia capitalistica e questo concetto è inoppugnabile ma quando si realizza così come è stato fatto in Italia, attraverso l'erosione e la fuga di capitali all'estero, essa diventa un parassita inarrestabile sino alla morte della vittima.
      un abbraccio
      Francesco

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