lunedì 30 giugno 2014

Chi celebrerà il matrimonio del prete?


Finora, abbiamo affrontato argomenti che ineriscono alla Società, alla nostra Società, quali la politica, l’economia, l’etica, con varie sfumature: ne abbiamo discusso con fervore, quasi ad azzuffarci, sempre a parole ovviamente!
Ma una “Società” non è fatta solo di politica, di economia, di etica e quant’altro; esiste tutta una serie di problematiche ai più sconosciute o che diventano oggetto di interesse pubblico solo quando balzano agli onori della cronaca.
In questa ottica, propongo un breve articolo di Marcello Veneziani apparso qualche giorno fa su “Il Giornale” che ritengo essere un buono stimolo per innescare una serena discussione, in cui, anche volendo, sarà impossibile farci entrare la politica ed affini.

“A sposarsi ci tengono ormai solo i gay, i trans e le amanti dei preti.                                    
Chissà se il Papa ha risposto alla lettera di 26 amanti di sacerdoti che chiedono di poterli sposare. Difficile capire come siano riuscite a riunirsi e far sindacato: escono in comitiva, c'è una setta dei preti fidanzati?
Il quotidiano più papista, La Repubblica, ha titolato in prima pagina “il matrimonio è un diritto anche per i preti”. Di tutti gli argomenti anche ragionevoli in favore delle nozze ai preti e rispettosi del loro tormento, quello del diritto al matrimonio mi pare il più grottesco: si è preti per scelta e il celibato è una conseguenza del dono al  Signore della propria vita.
Sarebbe come a dire : è un diritto per i militari essere obiettori di coscienza...Perché non far valere anche il diritto inverso: “Farsi preti è un diritto anche per gli atei”?
Il prossimo argomento in favore del prete ammogliato sarà: meglio sposati che pedofili.
Ciascuno è libero di fare le sue scelte ma non pretenda di adeguare le regole generali alle sue mutazioni personali.
Resta un dubbio atroce quanti preti fidanzati hanno perso la vocazione ma non lasciano l'abito talare perché non saprebbero poi cosa fare?
E un dubbio ancora più irriverente: quanti diverrebbero preti pur senza vocazione, come pura professione, se fosse consentito loro di sposarsi e avere una libera vita sessuale?                        La disoccupazione fa miracoli...
Comunque, sappiate: il matrimonio è un sacrificio più pesante del celibato, un ergastolo col carceriere in casa. “

Trovo, queste considerazioni, molto stimolanti e l'argomento si presta, senz’altro,  ad un aperto confronto di idee .
Vogliamo provarci?  
Io mi limito ad una semplice osservazione: pensiamo solo ai preti? Nessuno si preoccupa dei frati e delle suore? Per loro sarà dura visto che sono vincolati dal voto di castità ma… non si sa mai!
Un abbraccio,
Massimo RICCOBALDI                                                                                                                                       

                                                                                                                                                            

4 commenti:

  1. Francesco Miredi30 giu 2014, 17:15:00

    L'argomento è stimolante ma credo che in questo contesto le considerazioni dovrebbero essere univoche. Colui che sceglie una missione alla base della propria vita terrena non può che essere ligio ai dettati di colui che è a capo di quella missione. Sulla terra il rappresentante del Dio cattolico è il Papa e solo Lui può dire cosa è giusto fare.
    Poi potremmo aprire un dialogo sull'essere uomo, sulla migliore comprensione dei problemi familiari quando si ha una famiglia, sulla collocazione di quella frangia cattolica protestante che ammette il matrimonio e la filiazione, sulle aberrazioni sessuali di colui che forzatamente ritiene il sesso un peccato, sulle famiglie allargate etc etc. ...sino alla definizione della odierna società umana.
    Un abbraccione
    Francesco

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  2. Francesco, nel suo pragmatismo, ha sicuramente ragione.
    Non mi risulta, tuttavia, che il "capo" di quel "rappresentante" terreno abbia mai imposto che i Suoi ministri fossero celibi.
    Ben diverso è il discorso sul "voto di castità" che è una libera scelta e che regge finché regge.
    Non mi risulta, inoltre, che ci siano altre Confessioni religiose che impongano quella che, secondo me, è una vera, innaturale mortificazione della natura umana che, almeno finché sarà così, prevede l'esistenza di maschi e femmine con i loro legittimi desideri della carne.
    Non si tratta di incitamento alla libidine, quanto della presa d'atto di una "natura" che non può essere repressa più o meno volontariamente; e, purtroppo, di "deviazioni" in tal senso ne è piena la Storia!
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  3. CHE FILA PER INVIAR I COMMENTI
    MAI FU COSI' GRADITA LA SCELTA DEGLI ARGOMENTI
    A MASSIMO, POETA E MODERATORE, I MIEI COMPLIMENTI.

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  4. Lo so che non c'entra molto, ma in tema di dubbi interiori, approfitto di questo spazio per esporre una perplessità che mi attanaglia da tempo. Al tg ho visto il Presidente del Consiglio che passava in rassegna un reparto d'onore dell'8 Lancieri : ho notato che uno o più militari erano donne. Il dubbio che prego a a tutti i lettori di sciogliere è questo: quando i Reparti indossano la cosìdetta "uniforme storica" non vi pare che la presenza di donne sia un vero "falso storico"? Se il fatto deriva dal solito "politicamente corretto" perchè non rivendicare anche il diritto di tutti ad orinare in piedi ? A voi la parola.. Giovanni

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