lunedì 14 febbraio 2011

Domenica 13 febbraio - Lido dei Pini

Installazione provocatoria dell'Artista Pierluigi Genta.



La salita del letto


Per il significato e il titolo dell'Opera chiedere spiegazioni direttamente all'Artista.

Nota : finalmente anche il nostro Corso ha un Artista.


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Ecco spiegata, dallo stesso Artista, come è nata la sua capacità creativa.


Sono profondamente onorato e altrettanto sconvolto per le critiche manifestate da così autorevoli esponenti della società civile e militare. Più volte, nel corso della realizzazione dell’Opera, il mio pensiero era corso ad immaginare la reazione della critica ma, mai, avrei potuto pensare che qualificati esponenti del 150° Corso “Montello” avessero del tempo da dedicare all’arte e, soprattutto, fossero in grado di esprimere una critica così significativa.
La realizzazione dell’opera il cui titolo è: “ I PIACERI DELLA VITA” e che si estrinseca in un monoblocco tripartico mi ha impegnato, con mia innata gioia, in una calda domenica di Febbraio dopo una estenuante sessione di energico e solitario “Brainstorm”.
Partendo da questo triste risultato la realizzazione dell’opera si compone alla base di un tavolo, un semplice tavolo, che è uno dei simboli nella nostra vita, il simbolo terreno del piacere dell’uomo che soddisfa il suo istinto di sopravvivenza con il cibo.
Per ingozzarsi l’uomo si siede. Ecco quindi la sedia. L’abbinamento dei due elementi che completa l’immagine dell’abbuffata ci riporta con il pensiero a quella volontà determinata a trasformare un classico ed elegante Buffet in una volgare mangiata di cibi Amatriciani uniti a porche carni (carni di maiale) affiancate da carciofoli/cimaroli (leggi carciofi).
Al piacere della tavola fa seguito quello più intenso, più sensuale, più passionale, quello del talamo. Ed ecco quindi nella piramide dei piaceri, al vertice, il letto. E qui l’immagine si fa sempre più appannata, lo sguardo si perde nel vuoto, i pensieri corrono senza sosta, la soluzione è lontana, il tempo passa, la sera scende inesorabile come ormai avviene da anni e, anche questa sera il cielo sarà presto scuro e poi sempre più nero.
Oddio!!! My God!!! Il letto? Ed ora come faccio???? L’aiuto esterno da chi da anni soffre al mio fianco, senza perdersi d’animo, guardando quel simbolo del piacere sempre più difficile da soddisfare, interviene sul Modenese ed ecco in un attimo arrivare l’uomo di tutte le soluzioni: “ ETTORE”.
L’ uomo che non deve chiedere mai………… l’Uomo.
Con il suo aiuto in pochi attimi, il misero simbolo del piacere scavalca la ringhiera del balcone ed entra finalmente in camera da letto.
E si, mie cari critici d’Arte. Avete capito finalmente il senso di quella che voi avete definito opera?

Stavo tentando di trasportare al primo piano della casa che ho al mare il letto matrimoniale che non entrava dalla porta.




5 commenti:

  1. Solo in pochi sanno quanta fatica ti è costata questa performance.
    Grazie di aver lasciato un segno così importante nell'Arte contemporanea.

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  2. Francesco Miredi15 feb 2011, 09:13:00

    PierLui' ora capisco perchè mi facevi venire il mal di testa quando parlavamo di fisica e di matematica...un vero artista vola molto più in alto di simili minchiate. Mi spieghi a quale filone appartieni?
    Francesco

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  3. carlo minchiotti15 feb 2011, 15:06:00

    Ritrovo,nell'0pera dell'ormai maturo Artista,temi simbolici e figurativi che si ricollegano alla realtà quotidiana, con particolare riguardo al Suo naturale ordine mentale.
    Nell'Opera, rivolta alla ricerca di una nuova conquista dello spazio, il Nostro consegue il risultato di far osservare, da un qualsiasi punto, l'oggetto del Suo Lavoro talchè Egli riesce ad eliminarne ogni visione prospettica.Tutte le convinzioni e tutte le tradizioni estetiche sono, pertanto, superatee tutti i concetti di bellezza sono accantonati.
    L'Opera del Genta può agevolmente essere considerata, quindi, espresione di una malsana intenzione dell'essere che il Maestro, profondamente convinto dell'inutilità delle Sue produzioni artistiche, pone al centro delle attenzioni cosmiche e, malauguratamente, dei Suoi Amici, costretti anche a leggere questa mia ..... sciocchezza.
    Un abbraccio a Tutti Carlo Minchiotti

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  4. Non vi è dubbio che abbiamo il piacere e l'onore di trovarci difronte ad un'opera che solo i più retrivi tradizionalisti esiterebbero a classificare come fulgida espressione del più puro ed ardito "postmodernismo".
    L'assoluta padronanza dello spazio si coniuga perfettamente con la sublimazione della materia che appare quasi non soggetta alle leggi gravitazionali.
    E' l'anima stessa dell'Artista che sublima in un moto ascenzionale verso l'immensità dello spazio siderale, prodromo di un'apoteosi di sentimenti contrastanti che adducono all'Infinito.
    L'Arte senza se e senza ma deve essere riconoscente (e non senza invidia) a quel Corso che ha avuto il privilegio di allevare nel Suo seno cotanta Maestria.
    Grazie di esistere Giggetto.
    Ettore.

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  5. Leggendo il libro “Quando il cannone canta” (Trento 1984), che parla dell’uomo e dell’arte di Genta , in un susseguirsi di interventi critici, si scopre come tante siano le sfumature e caratterizzazioni di un lavoro artistico incessante, fatto sia sui materiali che sulle composizioni e nella produzione di installazioni, ed ancor più nei meandri di una mente proiettata a concepire l’arte come elemento imprescindibile della vita. Genta è quindi un’artista che potremmo definire di ampio respiro, attento osservatore della contemporaneità, di cui rivela sia segnali di inquietudine che momenti di euforica speranza, in una ricerca assillante, che lo porta ad affrontare sempre nuove tematiche, con dinamismo che ricorda i primi futuristi, anche se con ben diverse motivazioni. Egli non è Artista di tendenza, non insegue facili mode, ma da annoverare fra chi non può trovare precise collocazioni, poiché continuamente in evoluzione, in perenne ricerca ed esplorazione delle innumerevoli possibilità espressive. Un modo interessante di fare arte, che non banalizza, che ama confrontarsi con i contemporanei, perseguendo un linguaggio distinguibile ed autentico.
    Pier Luigi ha una naturale sensibilità ed una altrettanto naturale propensione al contatto umano, che la mancanza di studi accademici ( ha conseguito il diploma a Rieti) rafforza, stante l’accresciuto bisogno di conoscere e di confrontarsi sia con gli artisti che con le diverse tendenze e stilemi imperanti fra i contemporanei.
    Lo spessore dell’artista si comprende immediatamente se si osservano opere come: “Quanto è lunga la canna del cannone” (omaggio all’Artigliere ignoto), “Il rumore dello sparo” , “Quanto pesa caricare il colpo”; “Se ci pigliassi una volta “ e tanti altri esposte in permanenza nelle varie aule dell’Università di Agryz, alla Coop di Zigulevsk, nel cimitero di Gur’evsk e nei bagni pubblici di Aekadar.

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