Nella primavera del 2007, a Palermo, un alunno di scuola media aveva canzonato un compagno, dandogli simpaticamente del finocchio e facendolo simpaticamente piangere davanti a tutta la classe. La vecchia professoressa di lettere si era accanita contro il mattacchione e, anziché spedirlo ai provini di «Amici», lo aveva messo dietro il banco a scrivere cento volte sul quaderno «io sono un deficiente». Lui aveva scritto cento volte «deficente» senza la i, dimostrando così di avere le carte in regola per sfondare non solo in tv ma anche in Parlamento. Poi era corso a lamentarsi da papà, che di fronte all’affronto intollerabile inferto al ramo intellettuale della famiglia aveva denunciato la prof ai carabinieri, non prima di averle urlato in faccia: «Mio figlio sarà un deficiente, ma lei è una gran c...».
C’è voluto del tempo per ottenere giustizia, però ieri alla fine l’aguzzina è stata condannata: un anno di carcere con la condizionale per abuso di mezzi di disciplina, nonostante l’accusa avesse chiesto solo 14 giorni. Che vi serva da lezione, cari insegnanti. La prossima volta che un alunno umilierà un compagno di fronte a tutti, aggiungete al coro il vostro sghignazzo e non avrete nulla da temere. A patto che l’umiliato non si impicchi in bagno, come altre volte è accaduto, perché allora vi accuseranno di non aver saputo prevenire la tragedia. E il simpatico umorista di Palermo finalmente vendicato? Lo immaginiamo ormai cresciuto, tutto suo padre, intento a scrivere cento volte sul quaderno «io sono intelligiente» e stavolta senza dimenticare la i.
Negli ultimi tempi i padri dei bulli e delle minorenni che partecipano alle feste stanno spopolando sui media, cosa può essere successo???, Cosa ne pensate???
Nota : La foto in alto, ovviamente, si riferisce al padre.
(Q.d.B)
Cari Q.d.B.,
RispondiEliminala puntuale, stringente e ahimé amara ironia di Gramellini ha, oramai, valicato le patrie frontiere e mette il dito sulla piaga di quella che è, oggi, il livello cui è precipitato l'italico "senso del pudore".
Questo, a mio avviso, non è altro che l'onda lunga della grande ubriacatura sessantottina, i cui idoli ideologici erano rappresentati da "proprietà uterine", da "sei/trenta politici", da "spese proletarie", da "salari come variabili indipendenti" e da tante altre, similari farneticazioni.
La delegittimazione di qualsivoglia "autorità" che ne ne derivata è oramai parte integrante del costume italiota e solo una reazione uguale e contraria potrebbe, se non proprio annullarne, almeno lenirne i nefasti effetti.
Se a questo aggiungiamo l'esempio che viene quotidianamente propinato "dall'alto", si ha la concretezza della devastazione morale che ha annullato ogni difesa immunitaria.
D'altrone quando la quotidianità è riempita dalle inesauribili "affittopoli", "parentopoli", "gnoccopoli", "tangentopoli", "corruzionopoli", "paraculopoli" ed amenità similari; quando i protagonisti di tali epopee occupano gli schermi TV e le pagine dei giornali,oppure diventano deputati, senatori, consiglieri, presentatori, addirittura "intellettuali"....né ma mi spiegate come fa un porero cristo a chiamarsi fuori?!
Ora la nostra società vive di "effimero", non ha ideali, non ha speranze, non ha futuro; ed allora che male c'è a commercializzare i doni elargiti dal buon Dio?! se, poi, questi doni li ha la propria figlia, pazienza: à la guerre comme à la guerre!
Ciao a tutti,
Ettore.
Caro Ettore, il 68 ha idealizzato molti concetti sbagliati ma, proprio per questo, ha aiutato tutti, compresi coloro che li cavalcavano, a capirne la pericolosità. Oggi il marcio non arriva dai principi ma da coloro che governano le menti attraverso le comunicazioni e la gestione del potere. Per questo i principi non esistono più e ciò che fa presa è l'arroganza e la ridicolizzazione delle istituzioni. Nel caso specifico, comunque, chi si è resa più ridicola è la Corte di Appello che ha emesso la condanna (in primo grado l'insegnante era stata giustamente assolta).
RispondiEliminaFrancesco
Mia Moglie, Maestra elementare ,si scontra sovente, per fortuna non quotidianamente , con atteggiamenti che sono di protezione totale dei pargoli italioti. Viviamo in una piccola cittadina in provincia di Torino è quindi questi fenomeni sono ancora abbastanza controllati, ma è di pochi giorni fà che una sua collega è stata minacciata da un genitore perchè si era permessa di apporre una nota sul comportamento del "pargolo italiota". Ricordo che quando la mia Maestra con un rametto di salice offendeva le mie povere gambine, (pantaloni corti da marzo in Valle d'Aosta , perchè la stoffa costava ma la pelle ricresceva gratis),io cercavo nel tragitto casa- scuola, tre Km percorsi quattro volte di corsa, un ciuffo di ortiche per mascherare il danno e per evitare a casa danni ancor peggiori.
RispondiEliminaChissà come sono cresciuto psicologicamente fragile e come mi sono abbandonato ad atti vandalici o altro per colpa di questo tipo di educazione..
La mia domanda rivolta a tutti in merito ai post che regolarmente compaiono sul nostro sito..
Un progetto per uscirne è possibile anche solo immaginarlo ??
Un cordiale abbraccio a tutti.
Massimo
Caro Massimo,
RispondiEliminail tuo sacrosanto ma amaro sarcasmo potrebbe essere inteso come una provocazione da parte di coloro che sono diventati i mentori di tutti gli "ismi" che affliggono questo sciagurato Paese.
Potresti anzi, potremmo sentirci accusare di essere i soliti nostalgici dei "bei tempi", non tanto per alte questioni etiche, quanto per più misere questioni anagrafiche.
Personalmente, non mi vergogno, anzi ne vado orgoglioso di essere stato educato al rispetto di qualsiasi "autorità": dai genitori, agli insegnanti, ai funzionari pubblici, al controllore dei biglietti del tram; a....a tutti coloro, cioé, che esercitano una funzione pubblica a beneficio di tutti.
Attenzione, però, caro Massimo: quei modelli della nostra infanzia/gioventù, il rispetto, se lo guadagnavano e, quindi, meritavano con il loro comportamento, con il loro esempio che derivava dal rispetto che essi stessi avevano per il loro ruolo e la loro funzione.
Dimme te se, spulciando i loro attuali discendenti, è possibile immaginare un qualcosa che possa cambiare le cose?
Un abbraccio,
Ettore.