Al termine del secondo anno di Applicazione (agosto 1970), il corso di Fanteria e Cavalleria effettuò un viaggio alla frontiera orientale per avere una prima idea di quei territori che per molti di noi sarebbero stati, nell’immediato futuro, un pane quotidiano.
Durante la sosta a Trieste, facendo uno strappo al rigido programma, Claudio Magris ci portò a Basovizza, luogo per me fino ad allora sconosciuto, per farci vedere una lapide bianca che ricordava l’ingresso di una cavità del terreno. Quello che mi colpì, nella mia totale ignoranza di quanto rappresentava, fu una delle scritte su quel marmo: “500 metri cubi contenenti salme infoibati”.
Claudio ci spiegò il significato di quelle parole e ci raccontò che cosa era successo 25 anni prima. Basovizza è una delle decine di foibe che vennero utilizzate dai partigiani slavi per liberarsi di coloro che ritenevano contrari alle loro mire sulla Venezia Giulia. La prima ondata di violenza esplose subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo
Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe, ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini.
Nel maggio del 1945, era stato uno dei luoghi di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, da parte dei partigiani comunisti di Tito. Le vittime destinate ad essere precipitate nelle voragini, venivano prelevate dalle loro case e portate nei pressi della foiba, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, quindi erano sospinte a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Sul fondo, chi non trovava morte istantanea dopo un volo di 200 metri continuava ad agonizzare tra gli spasmi delle ferite e le lacerazioni riportate nella caduta tra gli spuntoni di roccia. Molte vittime erano prima spogliate e seviziate.
Per chiarire ulteriormente la posizione e le responsabilità politiche avute dal partito comunista italiano nell’evolversi della situazione dei Giuliano-Dalmati, basta rifarsi alla lettera che Togliatti inviò nel 1945 all’allora Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi. In questa missiva, consultabile nell'Archivio Centrale dello Stato a Roma, Togliatti arrivò a minacciare una guerra civile se il CLNAI avesse ordinato ai partigiani italiani di prendere sotto il proprio controllo la Venezia-Giulia, evitando in tal modo l'occupazione e l'annessione de facto alla Jugoslavia
Quello che più stupisce è che questi avvenimenti sono stati tenuti sotto silenzio per molto tempo, sia per non interferire nella politica di non allineamento del Maresciallo Tito, sia per non rivelare particolari accordi tra il maggiore partito di opposizione italiano e l’Unione Sovietica.
Bisogna attendere il 3 novembre 1991 quando l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga si reca a Basovizza e, inginocchiandosi di fronte alla lapide, chiede perdono a tutti
gli infoibati per la voluta consapevole dimenticanza della classe politica durata quasi mezzo secolo.
Il 30 marzo 2004 una legge dello Stato istituisce la “Giornata del Ricordo”, in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo dei Giuliano-Dalmati dalle loro terre d’origine, da celebrarsi il 10 febbraio, anniversario del trattato di Pace di Parigi del 1947 che sanciva il passaggio alla Jugoslavia dell’Istria, di Fiume e di Zara.
Stringiamoci nel Ricordo di quelle Vittime innocenti e per troppo tempo dimenticate,
Carlo Maria
Carissimo Carlo Maria, nel 2004 la Città di Trieste ha ospitato l'annuale Adunata Nazionale degli Alpini.Una delle più emozionanti o in vero la più emozionante, per l'ospitalità, l'imbandieramento delle vie, il tangibile orgoglio di "essere" italiani: un esempio unico !.
RispondiEliminaTra le molteplici cerimonie in onore di coloro che si sono immolati per questa nostra, ora povera, Patria andammo anche proprio a Basovizza e alla Risiera di San Sabba. Non nascondo che una certa parte politica triestina non espresse particolare apprezzamento (allora Presidente del Friuli Venezia Giulia era il perennemente "scravattato" Riccardo Illy non propriamente marrone come il caffè di famiglia...), ma tant'è: le cerimonie ebbero un buon successo.
Poco tempo dopo, guarda caso, si ricominciò a parlare di foibe e infoibati anche a livello nazionale, la cerimonia "in ricordo" ha assunto cadenza annuale e qualche connazionale in più conosce il termine e ciò che hanno commesso i "titini" e i loro, ai tempi non pochi, accoliti.
Anch'io sono rimasto attonito di fronte alla lapide con la planimetria della voragine, ai metri cubi di ossa che racchiudeva, al disinteresse colpevole e cialtronesco di una politica che per decenni le avevano ancor più nascoste.
Ma ulteriore prova di quella cialtroneria l'ho avuta alla Risiera di San Sabba. Lì mi ero recato in uniforme il giorno prima in "ricognizione" e sono arrivato mentre, purtroppo, era in visita (meglio dire oltraggio) una terza media con i suoi brillanti e civilissimi insegnanti degni delle patrie galere se fossimo un Paese civile. Non posso raccontarti gli schiamazzi, le urla e, peggio, i commenti infamanti, gli oltraggi e gli insulti ai caduti vergati sul registro dei ricordi.
I presenti subivano.
Non mi sono trattenuto: ho espresso loro, confesso con molta ira e pochissimo tatto, tutto il mio disgusto per l'educazione che certamente proveniva dalle loro benemerite famiglie e dai saggi insegnanti presenti. Ho augurato loro di vergognarsi tutti, giovani ineducati e insegnanti ottusi e pavidi, e di chiedere scusa, almeno nell'intimo, a chi in quei luoghi aveva patito e lasciato la vita. Pensa: è caduto il silenzio, gli scalmanati sono usciti e i Professori (per così dire...), tra l'attonito e l'offeso non hanno nemmeno provato a ribattere. Che squallidi esseri!
Con un custode che mi ringraziava abbiamo provveduto a sigillare le pagine delle offese per evitare che altri vedessero quello scempio.
Purtroppo anche questo è un aspetto di questo sventurato Paese; e loro sono ancora tra di noi !
Per quanto attiene alla "Giornata del Ricordo" ho scritto anche a Google perchè con tutti i "doodle" (i diversi aspetti del "titolo base") che mette in rete per ogni minimo evento mediatico, in quella circostanza si è ben guardata dal sottolineare la ricorrenza. Però è giusto: sei milioni di morti in Europa (o sessanta in Russia di cui NESSUNO vuol ricordarsi....) son ben poca cosa.......
Ad maiora !
Gabrio
Cari Carlo Maria e Gabrio, e' da qualche tempo che non intervengo sul blog e forse sarebbe meglio che non lo facessi adesso perche' non saro' tenero ne' diplomatico.Mi unisco a voi e condivido i vostri nobili sentimenti. C'ero anche io a Trieste quando Claudio ci mostro' il monumento all'infamia del comunismo che unisce popoli diversi in una unica aspirazione sanguinaria , totalitaria e vigliacca. Purtroppo in quei giorni c'era anche una parte del popolo italiano...forse non la migliore ma guidata dal cosi' detto "migliore" ! E siccome non c'e' limite alla nefandezza voglio ricordare che ai nostri Fratelli Esuli fu negato anche di fermarsi alla stazione di Bologna per rifornisi di acqua durante il lungo viaggio . Naturalmente quelli che perpetrarono questa eroica azione furono ferrovieri italiani ovviamente ...comunisti. Quelli buoni sono morti. Un caro saluto.Giovanni.
RispondiEliminaCaro Giovanni ( Londei? Sammartino? o..un altro?...mettete il cognome se no molti non sanno chi siete..) ho saputo anch'io del fatto che ai poveri profughi istriani non fu concesso nemmeno di bere alla stazione di Bologna perchè addirittura l'acqua era stata tolta dai ferrovieri appartenenti a quella nota parte politica da te citata! Questa fu la solidarietà nazionale che una patria snaturata offrì a qesti poveri esuli istriani, italiani come e, probabilmente, meglio di noi. E dato che la preponderanza sulle scelte politiche italiane del dopo guerra è stata a lungo condizionata dal "politically correct" abbiamo assistito al vergognoso silenzio per tanti anni sul dramma delle "foibe". Anzi in questo caso come in molti altri (si pensi al libro "il sangue dei vinti" di Pansa) assassini crudeli (e senza motivo) sono stati fatti passare, talvolta, addirittura per eroi. Sarebbe l'ora di alzare il velo non solo su questi, ma anche su tanti altri crimini ed osservare obiettivamente cosa successe in quegli anni terribili e dare obiettive e non faziose valutazioni, a prescindere dagli schieramenti. Forse si potrebbe, dopo tanti anni, dare un pacato contributo ad una serena e condivisa pacificazione nazionale. I tempi sono maturi.
RispondiEliminaUn caro saluto. Carlo MORI
Il vergognoso silenzio purtroppo continua ancora: anche se si commemorano le vittime non c'è ancora la volontà di dire con chiarezza chi le ha uccise. Il nostro Presidente nel suo ricordo delle Foibe ieri ha attribuito la responsabilita' alle "derive nazionalistiche europee" : che cosa significa ... parole...parole..? Ma non erano stati slavi e italiani comunisti a perpetrare la strage oppure le vittime si sono suicidate per protestare contro le " derive nazionalistiche europee" ? Capisco bene il motivo per il quale il nostro Presidente non ce la faccia proprio ad accostare la parola "comunista" agli autori della strage. Il lupo perde il pelo ma non il vizio! E per questo motivo sono anche molto scettico sul fatto che si possa arrivare ad una condivisa pacificazione nazionale. I tempi non sono ancora maturi.Saluti. Giovanni Papi
RispondiEliminaOggi sono andato a Milano per presenziare alla celebrazioni che il comune ha organizzato in occasione della Giornata del Ricordo. Molto democraticamente il sindaco Pisapia ha deciso che solo lui doveva parlare. Ha commmemorato le vittime sottolineando il fatto che quanto avvenuto è stato una conseguenza dell'occupazione fascista delle terre slave. Quindi più o meno giustificate. Ma allora mi domando perchè non giustifichiamo anche gli eccidi nazisti? GUAI AI VINTI!
RispondiEliminaE sì, Carlo Maria, se pensi anche ai "gulag", al massacro di milioni di prigionieri di guerra e politici da parte dell'URSS, alla terribile fine inflitta dagli "alleati" a milioni di vecchi, donne, bambini nel corso dei bombardamenti con bombe incendiarie nelle grandi città della Germania ormai sconfitta (gli uomini, si sapeva, erano al fronte), per non parlare degli innocenti uccisi o straziati (anche a distanza di anni per le conseguenze) dalle bombe atomiche su Hiroscima e Nagasaki, il "Guai ai Vinti" è la triste conclusione...oserei anche dire che purtroppo la Storia non è obiettiva e "viene scritta dai vincitori"...e che la verità stenta, anche dopo tanto tempo a farsi largo. Questo non per attenuare la gravità degli eccidi nazisti, da condannare con grande fermezza e senza appello alcuno... ma per auspicare un qualche riconoscimento obbiettivo delle gravi colpe di cui si sono macchiati anche i vincitori, che non hanno certo brillato per umanità e rispetto dei più elementari diritti umani (non sarebbe male, per l'umanità, se mostrassero, di tanto in tanto, un qualche pur minimo cenno di rimorso). Il discorso di Pisapia non mi sorprende. Un caro saluto. Carlo MORI
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