domenica 5 febbraio 2012

Gli infallibili

Le mie lontane reminescenze catechistiche mi davano sino ad oggi una certezza: il dogma dell’infallibilità pontificia nei suoi vari aspetti. Oggi leggendo i giornali questa certezza è crollata! Ci sono altre entità che possono avvalersi del predetto dogma: i Magistrati. E’ stato sufficiente che la Camera approvasse un emendamento sulla responsabilità civile dei Giudici, che la “casta dell’ermellino” insorgesse compatta parlando di vendetta politica, di provvedimento anticostituzionale, di minaccia alla libertà di giudizio. L’Associazione Nazionale Magistrati ha paventato uno sciopero ed il Segretario del Partito Democratico è salito al Colle per lamentarsi.
Nella nostra bella Italia tutti possono sbagliare: i medici, i militari, i dirigenti, i capitani delle navi di crociera. I magistrati NO. Nel caso in cui dovessero commettere un errore potete stare tranquilli: a loro non succederà nulla. Non importa che un referendum del 1987 abbia sancito la responsabilità del giudice in caso di errore. La legge Vassalli, emanata sull’argomento l’anno successivo, ha posto un numero così cospicuo di filtri per garantire l’autonomia dei giudici, che in pratica la legge è inapplicabile. Per questo motivo la Corte europea nel 2010 ha deferito l’Italia perché la legge Vassalli non tutela i cittadini.
Queste riflessioni mi danno lo spunto per raccontare come ho occupato i primi anni della mia pensione. Sono stato in giro per tribunali per difendermi da tre imputazioni relative a presunti reati da me commessi in servizio. Procedimenti esclusivamente indiziari basati di fatto sul nulla. Forse, sarebbe stato sufficiente interrogare a fondo il presunto reo, per accorgersi che le prove acquisite erano solo castelli in aria, creati ad arte da un mio “amico del cuore”. Lo Stato avrebbe evitato ingenti spese di istruttoria; il Procuratore Capo non avrebbe fatto una figura barbina partendo alla prima udienza lancia in resta per poi dileguarsi “schettino maniera”; il famoso Sostituto Procuratore militare (compagno di merende del mio “amico”) non avrebbe rimediato una sconfitta umiliante da parte del suo collega ed infine io non avrei dovuto sostenere ingenti spese legali. Non credo che questi “servitori dello Stato” abbiano dovuto rifondere tutto o in parte i costi sostenuti.
Ma tutto il male non viene per nuocere: le spese legali mi sono state rimborsate dallo Stato (altri costi per la comunità) e l’ipertensione derivata dalla particolare situazione mi ha procurato una causa di servizio con relativa pensione privilegiata.
Manca un particolare: “l’amico del cuore” è uno che ha dormito nelle stesse, gelide camerate in cui abbiamo dormito Noi tutti. Che amarezza!
Carlo Maria.

5 commenti:

  1. Caro Carlo Maria, i Magistrati risponderebbero peraltro NON degli errori! Ma solo quando il loro "sbaglio" sia dovuto a DOLO (cioè evento previsto e voluto)o COLPA GRAVE (evento previsto) e non per gli errori in buona fede! E ciò nonostante non sta loro bene...Se poi considera che ognuno di loro ha grandi margini di discrezione attraverso le interpretazioni INDIVIDUALI delle leggi (senza rispondere di nulla!)sì che dove un fatto per alcuni è reato e per altri no,puoi immaginare a che punto siamo arrivati! Vogliono essere considerati infallibili e onnipotenti....se no ..
    ""è incostituzionale.."". Ciao! Carlo MORI

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  2. Caro amico, più che collega, se hai cinque minuti da perdere ti spiegherò perchè, a differenza di tanti connazionali, io non abbia alcuna fiducia nella giustizia italica.
    Nel 2005 fui convocato presso il tribunale (minuscolo voluto) di Bolzano, sede distaccata in Merano, per un processo basato sul nulla che coinvolgeva un Tenente di Amministrazione, un Sottotenente Medico e due Marescialli del 5° rgt. a. mon nel periodo (1988-2000) in cui ho avuto l'onore di comandarlo.
    L'accusa era imperniata su una supposta e MAI DIMOSTRATA irregolarità in una gara per la fornitura di BEN 700.000 lire di pesce per la mensa.
    Arrivato dinanzi all'aula ero in attesa di entrare.
    Esce il p.m. (minuscolo voluto) ai tempi super idolatrato qui in krukkonia e ora all'opera in una istituzione europea per inegualiati meriti, e gran magistrato, grandissimo "illuminato", emerito "giustiziere", ineguagliabile "risparmiatore dei soldi pubblici" e chi più ne ha più ne metta....
    Il "dio in terra" mi vede; "buon giorno, Generale, come mai qui ?" R.: "Visto che mi ha convocato..."; lui:..."ah, già, bene. A proposito: dica quello che vuole, tanto abbiamo già deciso".
    Essendo io artigliere, come ben sai, e quindi lento nelle reazioni sono rimasto basito e non mi è venuta pronta la domanda ovvia: "Scherza o è veramente tanto squallido e disonesto dentro, lei che assurge a giudice degli altri?".
    Bene: un Maresciallo, per la famiglia, ha accettato di concordare; l'altro Maresciallo e il S. Ten Medico sono stati rinviati ad altro grado di giudizio.
    Il Tenente di Amministrazione, effettivo e molto in gamba oltre che quasi ossessivamente ligio alle normative, è stato condannato ad un anno. A 28 anni carriera sconvolta e distrutta.
    Mentre il giudice (minuscolo sempre voluto) leggeva la sentenza, l'integerrimo p.m. seduto davanti a me giocava a ping-pong sul telefonino.
    ...e dovrei avere anche solo una parvenza di fiducia nella giustizia ?????
    P.M.: consolati che tu, almeno, la P.P.O. l'hai avuta ! Io sono riuscito a smuovere qualcosa di due richieste (certificate) una del 1976 (hai letto bene) e una del 1999 solo grazie all'indescrivibile disponibilità del grandissimo "piggì" Genta e ai disinteressati suggerimenti dell'altrettanto grandissimo Francesco (noto anche come Miredi). Sai il risultato, sino ad ora?: i Generali che avevano redatto le dichiarazioni le hanno dovute riscrivere perchè ...."oggi quel format non è più valido e il tutto deve essere riscritto in base alle direttive vigenti"...
    E io aspetto, ma non demordo e, prima o poi mi rivolgerò all' "indignato speciale". Chissà, forse è più giusto della presidente della commissione per le Cause di Servizio che, guarda caso, è una appartenente al c.s.m. (sempre minuscolo.....); ma "che c'azzecca"????
    Ad maiora.

    Gabrio

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  3. C'è poco da aggiungere a quanto detto dai due "Carlo", non fosse altro perché è l'affresco di una delle tante "anomalie italiane" che hanno massacrato questo povero Paese, facendolo diventare lo zimbello del 1°, del 2°, del 3° e pure del 4° mondo, ammesso che ci sia.
    Vorrei mettere l'accento, invece, sulla seconda parte della vicenda narrata da Carlo (quello con Maria), dove lo sconforto per sofferenze totalemente gratuite viene appesantito, quasi sporcato, dallo squallore del sapere chi fosse l'autore, l'iniziatore di quelle sofferenze.
    Già coloro che fanno del male, avendo piena coscienza di farlo, rappresentano a mio avviso quanto di peggio possa partorire la povera natura umana; ma quando questo "costui" è uno che ha condiviso con te gli anni più belli ma anche più terribili della tua vita, allora la cosa diventa, se possibile, anche peggiore: è, semplicemente, infamia!
    Conoscendolo, non credo che Carlo si sia sentito "risarcito" dal rimborso-spese e dalla "privilegiata"; non lo potrà mai essere, perché è disumano pensare che "uno dei tuoi" ti ha tradito, che è stato il tuo Giuda personale, che era uno con cui, magari, avevi pure qualche foto ricordo in comune.
    Se puoi, Amico mio, "non ti curar di lui ma......"!
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  4. "La legge è uguale per tutti".
    Peccato che questa altisonante verità sia posta alle spalle dei giudici che di conseguenza non riescono a leggerla. Ancora una volta i magistrati, che dovrebbero limitarsi a far rispettare le leggi, cercano di influenzare il dibattito parlamentare, rifugiandosi dietro un presunto attentato alla loro libertà di agire con serenità, imparzialità e scevri da ogni condizionamento sulla loro libertà di giudizio,dovuto al timore di dover rispondere in prima persona dei loro errori. Casta che gode di guarentigie e privilegi che non hanno eguale in Europa: stipendi elevatissimi, carriere praticamente automatiche (avulse da ogni forma di meritocrazia), sostanziale intoccabilità, potere elevatissimo, libertà di organizzarsi il lavoro come pare a loro, svincolo da ogni forma di controllo della presenza e per finire pensioni d'oro.
    "La responsabilità disciplinare consegue alla violazione dei doveri funzionali che il magistrato assume nei confronti dello Stato nel momento della nomina. Diversa ed ulteriore è la responsabilità civile che il magistrato assume, invece, nei confronti delle parti processuali o di altri soggetti a causa di eventuali errori o inosservanze compiute nell'esercizio delle sue funzioni.
    Tale ultima forma di responsabilità, analoga a quella di qualunque altro pubblico dipendente, trova il suo fondamento nell'art. 28 Cost."
    Avevo letto queste righe quando seguivo da vicino una delle vicende di Carlo Maria (Mary per noi) e di un altro collega coimputato in una causa che, a parere di un normale cittadino quale ritengo di essere, sembrava completamente campata in aria. E’ stato bloccato il lavoro di un ufficio per mesi, sono stati trasferiti senza alcun motivo i sottufficiali e l’ufficiale che vi lavoravano, creando non pochi problemi al personale e all’Amministrazione Militare. Quando il GIP con una sentenza ha avallato questa mia convinzione ho gioito; qualche giorno dopo questo sostituto procuratore militare ha proseguito nel suo intento accusatorio, senza tener conto del parere espresso dal GIP, fino al momento in cui il Giudice, a cui era stato chiesto il rinvio a giudizio degli imputati, ha chiuso il procedimento perché” il fatto non sussisteva”. Mi sono detto ingenuamente: adesso questo signore pagherà!, macchè ha pagato l’Amministrazione, cioè tutti noi. Mi sembra un fatto che non ha riscontro in alcun paese civile.
    Piuma

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  5. Francesco Miredi6 feb 2012, 09:57:00

    Concordo sul fatto che l'associazione magistrati meglio avrebbe fatto a tacere e che sussiste la necessità di dover punire i loro errori. Tutti coloro (me compreso) che hanno avuto a che fare con la "giustizia" hanno da reciminare qualcosa ed esiste la possibilità di migliorare un servizio che resta vitale per il funzionamento di uno Stato; Carlo Mori ha rappresentato diverse soluzioni. Ciò che, però, mi ha colpito nell'intervento di Carlo Maria è la pochezza dell'animo umano quando, per un presunto principio o per soldi, calpesta anche i sentimenti più sani quale l'amicizia. Dai Vostri racconti colgo la negatività delle singole persone più che l'accusa ad una casta.
    Francesco

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