mercoledì 2 novembre 2011

4 novembre

                        Gli ignoti sono la grande maggioranza dei Caduti


4 novembre 1921, ore 1036: il Re Vittorio Emanuele III ha appena posto, sulla Bandiera che avvolgeva il sarcofago del Milite Ignoto, la MOVM che egli stesso Gli aveva concesso con la motivazione:

Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria”

Nel terzo Anniversario della Vittoria, l’Italia onorava solennemente i suoi 680.000 caduti, i 984.000 feriti ed i quasi 200.000 tra mutilati ed invalidi.
Il processo di identificazione dei soldati ignoti era iniziato già nel 1919, a cura della Organizzazione Sanitaria Territoriale che aveva proceduto alla ricognizione di oltre 2000 cimiteri di guerra, anche per dare una risposta alle numerose famiglie che anelavano a dare dignitosa sepoltura ai propri cari nei rispettivi paesi natii.
Ma attribuire il nome all’elevato numero di “soldati ignoti” che, burocraticamente vennero dichiarati “dispersi”, fu un problema quasi irrisolvibile.
Fu il colonnello Giulio Douhet che, nel luglio del 1920, lanciò l’idea di onorare i sacrifici e gli eroismi della collettività nazionale nella salma di un soldato sconosciuto; idea che si concretò con la presentazione ai primi di agosto di una proposta di legge, che approvata l’11 agosto 1921, affidava al Ministro della Guerra il compito di designare ed onorare la salma del caduto senza nome.
Il 20 agosto (!), il Ministro Gasparotto emanò le prime disposizioni organizzative che prevedevano la nomina di una Commissione incaricata di procedere all’esumazione nei principali campi di 11 salme senza nome, che avrebbero dovuto essere sistemate in altrettante casse di legno grezzo, di uguali dimensioni, fatte realizzare a Gorizia. Si stabilì che la designazione della salma avvenisse nell’antica Basilica di Aquileia a cura della madre di un caduto in guerra e che la cassa contenente i resti del Milite Ignoto, trasportata in treno a Roma in Santa Maria degli Angeli, venisse successivamente tumulata nel Vittoriano, sotto la statua della Dea Roma.
Il 3 ottobre le ricerche ebbero ufficialmente inizio nel cimitero di guerra nella zona di Rovereto, proseguirono sul Pasubio, sull’Ortigara, sul Monte Grappa, sul Montello, a Cavazuccherina, sul Cadore, sul Monte Rombon vicino a Caporetto, sul Monte San Marco nei pressi di Gorizia, a Castagnevizza e sul Monte Hermada. A ricerca ultimata, le 11 bare vennero trasportate il 27 ottobre ad Aquileia.
L’indomani, alla presenza di Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d’Aosta e Comandante della 3^ Armata, Maria Bergamas, madre di Antonio, del 137° reggimento fanteria, caduto sul Monte Cimone si avvicinò alle 11 bare allineate sul sagrato. Un testimone così descrisse l’ultimo atto:“trascinandosi a fatica …..trattenendo il respiro giunse di fronte alla penultima, davanti alla quale lanciando un grido acuto…chiamando per nome il suo figliolo…cadde prostrata…abbracciando con passione quel feretro”.
Iniziò allora il lungo viaggio in treno che, dopo aver fatto tappa nelle città di Udine, Venezia, Bologna, Arezzo giunse a Roma Termini la mattina del 3 novembre accolto dal Re Vittorio Emanuele III. Ogni stazione attraversata dal convoglio fu pavesata a lutto ed imbandierata; migliaia di cittadini si posero in ginocchio ai lati della ferrovia per rendere omaggio al Milite Ignoto.
Il 4 novembre un grande corteo percorse Via Nazionale e giunse in Piazza Venezia, accolto dalle Bandiere di Guerra di tutti i Reparti che avevano partecipato alla guerra. Il feretro, portato da quattro decorati di MOVM, salì lentamente la scalinata del Vittoriano e venne deposto sotto la statua della Dea Roma.
Questo il riassunto sintetico di quei giorni solenni che noi tutti abbiamo imparato a conoscere fin da piccoli ma che non fa mai male ricordare.
A distanza di 90 anni da quel giorno e pur considerando che i tempi sono giustamente cambiati, vorrei fare alcune considerazioni, amare quanto Vi pare, ma sacrosante.
Pensare che, nel 2011, una proposta di legge venga approvata in meno di 10 giorni e pure di agosto, tra commissioni parlamentari, dibattiti vari, richieste di dimissioni, dichiarazioni dei padani e dei Vescovi, interventi delle tante associazioni, mi sembra una vera utopia.
Oggi il Vittoriano, l’Altare della Patria, è talvolta luogo delle cerimonie istituzionali ma è sempre testimone silenzioso di atteggiamenti spesso poco consoni (eufemismo) da parte dei visitatori; il tutto nell’indifferenza e nell’incapacità, da parte di tutti coloro che sono preposti alla vigilanza, di impedire quelli che ritengo veri e propri sacrilegi.
Ma noi siamo un paese democratico: il 15 ottobre una cerimonia all’Altare della Patria è stata drasticamente ridimensionata perché nello stesso giorno era previsto il corteo degli indignati! L’importante è non dare fastidio a certi galantuomini!

Carlo Maria.

8 commenti:

  1. Grazie Carlo Maria per aver raccontato in maniera così viva e toccante, e nello stesso tempo con stile molto asciutto e privo di retorica, la storia del Milite Ignoto, che in larga parte non conoscevo.
    Concordo pienamente per quanto riguarda il Vittoriano: la generale indifferenza ed il fatto che sia lungi dall'essere un luogo non dico di culto, ma almeno di orgoglio nazionale e portatore di un sentimento di comunanza è trasparente.
    Io stesso l'anno scorso sono stato testimone di un fatto increscioso quando sono andato a visitarlo con i miei familiari. Mentre raccontavo loro che consideravo l'Altare della Patria il luogo in cui simbolicamente era sepolto mio nonno paterno (di cui credo di avervi raccontato qualche tempo fa), un gruppo di “teppisti” scandiva slogan contro l'Italia ” fascista, sfascista e imperialista” e “serva dei potenti” mentre lanciava bottigliette vuote sulla scalinata antistante. Il tutto tra la paura ma anche l'indifferenza dei pochi presenti. Volevo reagire, almeno verbalmente, ma mio figlio mi ha afferrato per le braccia e portato via (sicuramente mi avrebbero malmenato) mentre mia moglie e mie figlie si allontanavano spaventate. Tra l'indifferenza di tutti, questa decina di giovinastri si è avviata verso via del Corso continuando ad urlare ed agitando pezzi di bottiglia. La mia unica speranza in quel momento era che intervenissero i vicini Carabinieri di via Cesare Battisti … magari chiudendoli in qualche cella e … buttando via la chiave!

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  2. Bravo, Carlo Maria: hai parlato, anzi scritto come si conviene ad un Presidente nazionale!
    Hainoi, quei tempi sono destinati a non ritornare più; forse è giusto perchè non ci si può focalizzare su un periodo storico ed erigerlo a modello immutabile: il progresso DEVE far migliorare la società umana.
    Ma se "migliorare" comporta il desacreizzare il "sacro", se è sinonimo di involuzione morale, se è portatore (non)sano di nichelismo etico, se...allora quei tempi che furono meritano rimpianto e nostalgia.
    Tu e PierFranco avete pittato scene che fanno parte di questo nuovo modello di vita ed avete ragione; tuttavia, consolatevi e consoliamoci con il fatto che oggi è arrivato a Termini un treno che rievoca quei momenti solenni.
    E' vero che lo sapevano in pochi, che è stata allestita una cerimonia per pochi intimi, che gli "indignati" di turno hanno pensato bene di inscenare la solita gazzara; ma, mi chiedo: se fosse un primo, timido ma significativo segnale?!
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  3. Leggendo la rassegna stampa di ieri ho scoperto che al passaggio del treno da Bologna il locale comune non ha inviato il proprio gonfalone (decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare) perchè "nessuno l'aveva richiesto" - risposta ufficiale! Allora è un vizio.
    Quando due anni fa si è celebrato a Bologna il congresso nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro tutti i Comuni che avevano ricevuto una decorazione al Valor Militare erano stati invitati alla cerimonia inaugurale. C'erano i gonfaloni di Roma - Napoli - Milano, mancava quello di Bologna (distanza dal luogo della cerimonia non più di 500 metri). Scusa ufficiale: il regolamento comunale non contemplava la presenza a simile evento.
    Il gonfalone ha presenziato però al Gay Pride!
    Dimenticavo che il sindaco di allora era quel signore che si portava sempre dietro la segretaria a spese del comune.
    Carlo Maria

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  4. Bologna non e' nuova a comportamenti "ideoligici" : quando i treni che portavano i profughi Istriani passavano a Bologna non era consentita loro nemmeno una sosta per rifornirsi d'acqua.Giovanni

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  5. Giovanni Bernardi4 nov 2011, 13:26:00

    Grazie Carlo Maria, grazie per la tua rievocazione che per me, oltre che farmi sapere alcuni particolari che non conoscevo, è stata anche commovente. Carlo Maria, le tue considerazioni finali sono amare, ma vere. Una cosa mi conforta: l'amor patrio è stato risvegliato già da qualche anno dal presidente Ciampi e ora è tenuto in vita dal presidente Napolitano. Questo, dopo decenni in cui questo stesso amor patrio si è rintanato nelle nostre caserme e noi ne siamo stati i custodi. Non sarebbe potuto rinascere se noi non lo avessimo custodito con amore e abnegazione per tanti anni. Un'ultima considerazione: quei giovani senza Patria che insozzano la Bandiera e le Istituzioni sono una esigua minoranza. La maggioranza dei cittadini italiani crede ancora nelle Istituzioni e in particolare nelle Forze armate.

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  6. Sono d'accordo con te, caro Giovanni, quando affermi che, per decenni, gli UNICI luoghi in cui si aveva il coraggio di pronunciare la parola "Patria" sono state le caserme; lo sono un pò meno quando sostieni (o lo speri?) che la maggioranza degli Italiani abbia ritrovato quell'afflato patriottico che decenni di nichilismo sinistrorso avevano atrofizzato.
    E ti spiego anche il perché.
    Oggi, come tutti gli anni d'altronde, mi sono recato ad Anzio per assistere alla cerimonia commemorativa della Giornata, nel piazzale antistante il Monumento ai Caduti.
    A differnza degli scorsi anni, la giornata era soleggiata, con un leggero ma non più di tanto fastidio di "ponentino"; le Autorità civili e militari erano presenti in massa, voglio sperare per convinzione più che per dovere; l'unico, grande assente erano propio i "cittadini", oltre a tanti "ex" come me che risiedono in questo Comune e che, in servizio, si riempivano la bocca di tanti bei ed aulici bla-bla di circostanza.
    Eppure, le ridotte dimensioni della cittadina, la facilità di comunicazione quasi "porta a porta", la bella giornata avrebbero dovuto costituire elementi scatenanti per una partecipazione massiccia e convinta.
    Anche i discorsi "ufficiali" sono stati mosci e non solo perchè (finalmente) mondati da un'inutile retorica, quanto perché erano privi di quella spinta emotiva, di quell'afflato appunto che, citando il Poeta, "intender non la pò chi non la prova".
    Vorrei illudermi/sperare che questo fatto sia avvenuto SOLO nella ridente cittadina in cui sono un immigrato e, se così fosse, ne sarei molto ma molto felice.
    Per questo, invito tutti a raccontare le loro esperienze nelle loro città, compresa Roma dove, però, mi sembra che i cittadini siano stati coinvolti più nel caos del traffico che nell'afflato patriottico.
    Un abbraccio,
    Ettore.

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  7. Questa mattina ero a Roma all'Altare della Patria. La cerimonia, iniziata alle 9 alle 9,15 era già finita. Presenti poche persone non addetti ai lavori. Forse un'ora più decente avrebbe consentito a molti di partecipare. L'attenzione dei romani è stata rivolta al traffico, come se normalmente fosse più scorrevole. Contrariamente ad altre occasione l'unica personalità che ha salutato le autorità ed i rappresentanti delle associazioni è stato il Presidente Napolitano. Tutti gli altri sono rimasti alla larga: che avessero la coda di paglia?

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  8. Giovanni Bernardi6 nov 2011, 12:42:00

    Io voglio essere ancora una volta ottimista. "Ottimista ecumenico" mi chiama Ettore, con una espressione felicissima. Lasciamo stare Roma, che è una città troppo grande e disincantata e per la quale qualunque cosa accada rientra nella normalità (tranne l'apertura di un nuovo Trony). Amo pensare che l'amor patrio si conservi nel cuore degli italiani e che si debba avere la chiave giusta per aprire il cuore e farlo uscire. Forse gli amministratori di Anzio questa chiave non ce l'hanno perché sono dei burocrati e sanno solo stare seduti a scaldar sedie.

    Riporto un episodio che mi è accaduto. Nel 2000 vivevo a Verona e il sindaco di Castelnuovo del Garda mi chiese di fare una ricerca sulla bandiera di Oliosi. La ricerca fu stampata e distribuita nel corso di una cerimonia che si tenne il 24 giugno, anniversario del famoso episodio avvenuto nel corso della terza guerra di Indipendenza: la bandiera fu lacerata e custodita da vari militari italiani prima di essere catturati dagli austriaci e condotti in prigionia. L'episodio era del 1866 e alla cerimonia del 24 giugno 2000 la folla era straripante.

    Quel sindaco aveva la chiave.

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