sabato 26 novembre 2011

Fine di un'illusione?!

Come sostiene il buon Giggetto, da pensionato e rinchiuso nel mio “eremo”, mi godo le giornate e quanto una vita lavorativa alquanto intensa e movimentata (anche con qualche sacrificio) mi hanno permesso di realizzare: una famiglia, dei figli, una casa e magari anche dei simpatici cagnetti!
Mi sono inventato una marea di cose che tento di portare a termine, facendo più danni di quanti ne metta a posto; ma soprattutto, vivo in giardino curando le piante, sottoponendole all’ammujina muliebre o scorticandomi per tenere in ordine le bouganvillee o pomiciando letteralmente con il prato.
Dato che sono finalmente padrone del mio tempo, mi trastullo anche in “riflessioni” che assumono sempre più i connotati dei “bilanci”; sapete, quando si fanno le somme algebriche tra il “dato e l’avuto” in una vita intera.
La prima cosa che mi viene in mente è che la nostra generazione la si può definire “fortunata”: quasi tutti abbiamo trascorso un’infanzia ed una giovinezza “al verde” (ricordo ancora che ci si fumava una Nazionale in quattro!) ma quasi tutti abbiamo raggiunto i traguardi che auspicavamo. Non ci è stato regalato niente, niente ci è stato risparmiato in termini di studio duro, di lavoro impegnativo -spesso anche pericoloso- ma abbiamo vissuto la vita che volevamo vivere.
Abbiamo cresciuto i nostri figli, mettendo a loro disposizione tutto ciò che avrebbe dovuto condurli verso mete ambiziose e che noi, alla loro età, non abbiamo mai avuto, nella speranza che si avrebbero potuto affrontare meglio la VITA.
Nonostante ciò, è accaduto qualcosa di impensabile, di crudele che ha distrutto la società che avevamo ereditato dai nostri padri e nella quale abbiamo raccolto molto e, evidentemente, seminato poco….Sì, perché abbiamo pensato che tutto fosse automatico, che cercare un lavoro, con o senza laurea, fosse soltanto questione di tempo e che il tempo di attesa fosse comunque “fisiologico”, come lo era stato per noi.
Invece; invece per la prima volta nella storia, i figli vivranno una condizione economico–sociale di gran lunga inferiore a quella dei padri.
Le terrificanti percentuali dei giovani disoccupati sono semplicemente mortificanti, mentre la maggioranza di chi lavora non svolge mansioni attinenti al titolo di studio conseguito, ma soprattutto è un lavoratore “precario” con un contratto a termine ed il più delle volte non rinnovabile.
E non voglio (né so) addentrarmi nella giungla dei “contratti a tempo determinato” più o meno camuffati, dei “contratti di collaborazione” o “a progetto” ed amenità varie, perché mi sembra che, alla fin fine, il risultato sia sempre lo stesso: tutti a casa!
La conseguenza pratica ed immediata è che quel giovane (oggi si è definiti giovani anche a quarant’anni!) è costretto a tornare a casa dei genitori, con scarse possibilità di uscirne: vive mortificato di dover chiedere periodicamente il necessario per la sopravvivenza, proprio a quel genitore che lo aveva orgogliosamente sostenuto nel suo progetto di vita e dal quale aveva sempre ascoltato parole incoraggianti, inneggianti al sacrificio, per un futuro migliore.
E’ vero che i posti di lavoro sono insufficienti come mai nella storia, ma è altrettanto vero che, per arginare l’emorragia prima e cercare di incrementarli dopo, poco o niente si è fatto per i nostri figli, con l’aggravante che sono stati definiti tutti indistintamente “bamboccioni”: oltre al danno, la beffa!
E la rabbia di noi genitori sale ancor di più nell’ascoltare i nostri politici che, da mesi, continuano a mettere pezze, partorendo provvedimenti che servono solo a fare cassa, senza alcun accenno ad investimenti immediati per produrre forza lavoro. E, senza lavoro non si percepisce stipendio, senza stipendio non si fanno progetti di vita, senza progetti l’economia collassa, senza progetti non c’è futuro, senza futuro non c’è speranza!
Come genitore, mi sento in colpa per non aver impedito che tutto ciò accadesse; per aver dato credito ad una classe politica che, succedutasi con vessilli diversi, ha reiterato lo stesso peccato di incapacità di produrre ricchezza per il nostro Paese, sperperando le risorse in obiettivi inutili e clientelari.
Ed allora, mi e Vi chiedo: i miei, i nostri sacrifici economici saranno sufficienti per consentire una vita libera e dignitosa ai nostri figli? E cosa ne sarà della generazione successiva, cioè dei nostri nipoti, quando le nostre modeste scorte economiche saranno esaurite?
Malinconicamente,
U.d.B

1 commento:

  1. Ciao, U.d B., non prendertela con te stesso, o,
    almeno.. non più di tanto. Non è colpa tua se siamo a questo punto ed anche la classe politica, di tutti i tipi, benchè abbastanza penosa, può essere ritenuta l'unica responsabile di tutto. Il problema, caro Ettore, e lo abbiamo già accennato, è dovuto principalmente alla globalizzazione, alle economie emergenti,all'incremento demografico mondiale e, consentimelo,paradossalmente, anche alla caduta del muro di Berlino (pur considerando che non avrebbe comunque potuto reggere ancora a lungo). Con due miliardi di cinesi alle porte ed un miliardo e passa di indiani che offrono mano d'opera ad un costo irrisorio e senza sindacati che si intromettono come fai a sostenere la concorrenza? E ciò ignorando numerose altre realtà (paesi dell'Est Europa, Africa ecc.)con popolazioni giovani che pretendono sempre di più e che influiscono nell'economia mondiale. Una Nazione come la nostra (popolata da persone attempate) abituata a vivere al di sopra delle proprie possibilità (senza materie prime, petrolio etc) come può continuare a sopravvivere secondo i suoi schemi abituali? A questo si aggiunga che la maggior parte dei lavoratori italiani è impiegata in attività tutt'altro che "produttive": burocrati superpagati, consulenti, intellettuali presuntuosi, settori creditizi ed assicurativi,
    "p o l i t i c i" a tutti i livelli, magistrati e cancellieri, liberi pensatori che affollano le trasmissioni televisive, giornalisti etc, senza trascurare che abbiamo le forze di polizia fra le più numerose del mondo (in rapporto ai cittadini)...
    e cosa vuoi che succeda.. te l'ho già detto..qualcuno affermava.. esportiamo il Know How.. ma questo, quando lo hai esportato una volta e gli altri te lo hanno copiato facendo prodotti meglio dei tuoi, poi.. cosa esporti? Le chiacchiere e la miseria! A poco giova anche trattenere in servizio le persone fino a settanta anni.. i posti per i giovani quando si libereranno? Cosa potrà fare anche il "robottino" MONTI? Bah, caro Ettore, credo poco, se non penalizzare ancora qualche onesto risparmiatore. Staremo a vedere. Mi piacerebbe vedere qualche taglio ai soliti intoccabili.. Quirinale (esiste anche un "direttore generale" del servizio giardini!senza contare un numero elevato di Corazzieri, dirigenti, consulenti etc - tutti inseriti in un bilancio secretato), Banca d'Italia, sedi della Politica.. pensionati che riscuotono più di ventimila euro al mese (che sono molto più numerosi di quanto si immagini) e via dicendo.. Ho sentito anche frasi del tipo.. se fossi più giovane espatrierei...ma anche queste non sono prospettive per noi... sarà ... ma non sono troppo ottimista nemmeno io... Certo è che anche la regia dell'Economia mondiale appare sempre di più nelle mani di pochi potenti senza
    volto e senza scrupoli che affondano questo o quel Paese secondo il momento, per le loro bieche speculazioni... che fare? Non ci resta per ora che stare alla finestra sperando che le cose -quanto meno- non peggiorino più di tanto. Un abbraccio. Carlo MORI

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