Si ricomincia dall’inno nazionale, la vecchia bandiera monarchica verde-nera-rossa, l’anima profonda del Paese rimasta viva in barba al dittatore ucciso giovedì nei pressi di Sirte.
Jalil s’inginocchia in preghiera, segue il passo del Corano che accompagna l’avvio della cerimonia e riprende il microfono: «Essendo una nazione musulmana, la Sharia è per noi la fonte del diritto, ogni norma che contraddica i principi dell’Islam non avrà più valore».
L'Europa, la NATO hanno aiutato il popolo libico a liberarsi del pesante fardello della dittatura ed a portarlo per mano verso la democrazia.
La barbara uccisione di Gheddafi e la scelta della Sharia come fonte di ogni diritto, sono un inizio davvero promettente!
La geopolitica, la geostrategia sono cose troppo complicate per la mia povera testa!
Però questa vicenda mi riporta alla mente una storiella, una leggenda che si narra circa Dionisio , il tiranno di Siracusa che, se non ricordo male, si intitola La vecchia temeraria:
"A Siracusa, una vecchia scongiurava ogni mattina gli Dei perché concedessero lunga vita a Dionisio, tiranno della città. Dionisio allora, avendo chiamato a sé la vecchia, le domandò le ragioni di quelle preghiere.
Quella rispose:
al tempo della mia fanciullezza avevamo un tiranno disumano ed io ne desideravo la morte. I miei concittadini lo uccisero ed occupò una rocca un tiranno peggiore di lui.
Ora abbiamo te di gran lunga più crudele di quelli ed io invoco gli Dei affinché tu viva e non sopravvenga un altro tiranno ancora più feroce.
Pierfranco Faedda
Pierfranco Faedda
Come non essere d'accordo con Te, caro Pierfranco, il "peggio non è mai morto!" oppure
RispondiElimina"chi lascia la via vecchia per la nuova..." sono vecchi detti carichi di saggezza. Sembra, quella della vecchia dei tempi di Dionisio, una storiella di una incredibile attualità, sia per
ciò che è accaduto in Libia, sia per quello che
potrebbe succedere in Italia! "Accidenti a quello meglio"..oppure, con grande trivialità: "coi budelli del peggiore bisognerebbe impiccare il migliore!" si diceva una volta in Toscana! E forse la saggezza popolare non sbagliava molto! Dio ce la mandi buona, bionda e, possibilmente..con gli occhi azzurri, Caro Pierfranco. Un abbraccio. Carlo MORI
Forse sono un illuso, ma sono fiducioso che il nuovo governo dovrà reinserire la Libia nel circuito delle istituzioni internazionali con la massima credibilità. Questo indipendentemente dal fatto che la Costituzione sia ispirata alla sharia. Nel caso contrario, la Libia si troverebbe isolata dall'Occidente e dal conseguente sviluppo sociale.
RispondiEliminaAnche io sono d'accordo con lo scettismo "storico" di Pierfranco; un pò meno con l'ottimismo ecumenico di Giovanni, visti anche i precedenti di Stati che hanno adottato la Sharia.
RispondiEliminaForse, l'unica, vaga speranza che si possa trattare di una cosa "controllabile, deriva dal fatto che la Libia è un Paese che "confina" quasi con il mondo occidentale ed è auspicabile che ne abbia assorbito gli influssi più moderati e razionali.
Ciò detto, mi preme però fare alcune coonsiderazioni sull'affaire libico, con particolare riferimento all'atteggiamento che il nostro Governo (e, purtroppo, di conseguenza l'Italia) ha avuto nei confronti del defunto Gheddafi.
A prescindere dalle evidenti analogie con quanto avvenuto da noi (ma, almeno, i libici hanno avuto pietà e rispetto per la salma!), c'è da mettere in evidenza il disivolto ed impudico giro di valzer delle nostre "autorità" nei confronti dell'ex dittatore.
Dato atto al nostro premier di una certa coerenza quantomeno verbale, le affermazioni del ministro degli Esteri e di quello della Difesa lasciano a dir poco perplessi per il loro cinismo.
Quando la notizia della babara uccisione di Geddafi divenne ufficiale, il primo affermò solenne che si trattava di "una grande vittoria del popolo libico", dopo che lui stesso lo aveva deinito "un grande alleato dell'Italia"; il secondo, invece, in spregio a qualsiasi anche ipocrita forma di pietà, trasalì in uno spregevole "dobbiamo gioire".
Non mi sembra che altri politici di altri Paesi (anche di quelli che, di Gheddafi, non erano stati mai amici né tantomeno leccaculo) si siano abbandonati a simili cadute di stile "umano", prima ancora che diplomatico.
Allora, non dobbiamo prendercela più di tanto, quando qualcuno ricorda la propensione tutta italiota di saltare sul carro del vncitore di turno, sputando sul cadevere dell'ex amico ed alleato; non si fa che perpetuare l'adagio che, per secoli, ha celebrato la disinvoltura con cui i Savoia non finissero mai una guerra con l'alleato con cui l'avevano incominciata.
Ciao a tutti,
Ettore.
Ettore,
RispondiEliminal'espressione "ottimismo ecumenico" mi piace tantissimo.
Concordo con le tue considerazioni successive riguardo alla incoerenza italiana, o meglio "tutta italiota", come scrivi tu. Io, in particolare, non perdono al nostro presidente del Consiglio quel famoso baciamano che fece al raìs. Mi vergognai allora e mi vergogno oggi (non bastava una stretta di mano?). Senza contare il voltafaccia che fece dopo la fine di Gheddafi: lo liquidò brevemente con il motto latino "Sic transit gloria mundi".
La nostra speranza di contare ancora qualcosa nei rapporti con la Libia sta nel fatto che il loro petrolio e il gas passano per l'Italia.