martedì 22 settembre 2009

RIFLESSIONI SULL’ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE

“ L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…………”

Volevano veramente, i padri costituenti, imporre agli Italiani il divieto giuridico di imbracciare le armi in ogni caso, sempre, comunque e dovunque ? Non lo credo, altrimenti non esisterebbero le Forze Armate.
La guerra per la difesa del territorio nazionale, ad esempio, è certamente lecita. La stessa Costituzione parla di dichiarazione di guerra, di obbligatorietà del servizio militare, di difesa della Patria.

L’Assemblea Costituente era formata da persone che provenivano da un mondo dominato dall’aggressività degli stati, dall’ espansionismo, dal colonialismo, dal nazionalismo più spinto e talvolta fanatico che lo avevano portato all’autodistruzione. E’ da questo tipo di società che volevano salvare l’Italia.
La situazione attuale è molto diversa.
Mentre il concetto classico di difesa della Patria è andato sfumando per l’assenza di un nemico che minacci i nostri confini, le esigenze e le responsabilità legate ai trattati internazionali, alle risoluzioni dell’ONU, agli interessi dell’ Unione Europea e dell’intero Occidente, una maggiore attenzione verso comunità oppresse, si sono sovrapposti alla sola tutela del territorio nazionale estendendo e di molto, il concetto di Patria e di difesa.

Anche il nemico è sostanzialmente mutato e l’Art.11 spesso non si attaglia alla realtà odierna.
La Costituzione parla di “guerra” cioè di controversia tra popoli e Stati ma oggi non sempre il nemico si identifica con uno stato sovrano o con un popolo.
Nei casi Bosnia, Kosovo e Iraq è successo ma il nemico principale del periodo storico in cui viviamo è il terrorismo, un’entità sovranazionale che si estende a pelle di leopardo su territori immensi, non ha confini né ambasciatori né una diplomazia con cui poter trattare. Spesso copre vastissimi interessi economici, si basa sul terrore e sulla mancanza di principi umanitari, non si mostra, non ha divise, si confonde con la popolazione, non ha pietà per donne e bambini, non si ferma davanti a nulla pur di conseguire i propri fini. Irretisce e usa giovani resi fanatici dalla propaganda, dall’ignoranza, dall’indigenza, dall’istigazione all’odio.

In realtà il nuovo nemico da battere ha le stesse caratteristiche delle grandi organizzazioni criminali pur agendo in un contesto assai diverso e impiegando anche armi e tattiche che, in certi ambiti, solo degli eserciti possono contrastare.

Nella fattispecie il termine “guerra” è dunque inadeguato e non ha più il significato che gli dava l’Articolo 11.
La fantasia italica si può sbizzarrire per trovare dei vocaboli che meglio si attaglino alle situazioni operative che stiamo vivendo, certo è che l’espressione “missione di pace” è estremamente fuorviante, quasi irridente quando dall’altra parte c’è chi uccide senza pietà i nostri soldati .

Lo stesso Gandhi, il pacifista per antonomasia, non esclude la violenza se c’è da difendere un debole o un diritto “….Meglio la violenza che la codardia: la non violenza non è servile sottomissione al malvagio.” Non è concepibile quindi che la nostra Costituzione intenda istigare alla viltà, al non intervento assoluto con un atteggiamento ancor più rigido di quello della Chiesa che ammette da sempre e soprattutto da Sant’Agostino in poi, la guerra giusta.

La rilettura dell’ Articolo 11 sembra quindi lasciare lo spazio per interventi dei nostri soldati più incisivi dei pattugliamenti, della distribuzione del latte o della costruzione di scuole.
Fare missioni esclusivamente passive, sarebbe come limitare l’attività delle forze di polizia alla protezione dei minacciati dalla malavita o alla ricostruzione dei negozi fatti saltare dalla mafia bandendo ogni iniziativa per individuare, stanare, arrestare o eliminare i delinquenti.

Questa interpretazione della Costituzione non è certo ispirata da intenti bellicisti e ben si comprende chi teme che il superamento dell’Articolo 11 possa aprire il vaso di Pandora con il rischio di gettare nuovamente l’Italia negli orrori della guerra ma l’Italia repubblicana e libera ha sufficiente maturità e consapevolezza per non ricadere negli errori del passato, d’altra parte solo così ogni ipocrisia verrebbe a cadere.
Infatti va pretesa dai nostri governanti una scelta di campo netta adottata per chiara decisione politica, senza ambiguità umilianti e senza i condizionamenti di un articolo di legge male interpretato, scritto sessant’anni fa in un contesto completamente diverso.

Se si partecipa ad una missione è perché se ne condividono le finalità e bisogna farlo a pieno titolo, rischiando e impegnandoci a fondo secondo le nostre reali possibilità. Ciò significa essere disposti a fare quei sacrifici che oggi altri fanno per noi, a confrontarsi con i consolidati tabù culturali di cui è infarcita la nostra società, in realtà più imbelle che realmente pacifista, ad avere Forze Armate agguerrite e addestrate ad uccidere, bene armate ed equipaggiate, con regole d’ingaggio, Comandanti e mentalità idonei.
In caso contrario non si partecipa e i governi si assumono la piena responsabilità della decisione sia in campo internazionale sia nei confronti dell’opinione pubblica nazionale.
Così facendo la Costituzione tornerebbe ad essere un grande riferimento giuridico e morale e non l’alibi dei pavidi e degli indecisi.
Luigi Chiavarelli




Commenta Pino



Caro Ettore, Caro Luigi
(a proposito delle decisioni importanti che non vengono prese)

Penso che i Governi Italiani, dall'ultimo dopoguerra in poi, di qualsiasi collocazione politica, abbiano sempre avuto in tema di politica estera un atteggiamento che definire opportunista e furbo può suonare come un complimento, quando invece non lo è affatto.
L'unico governo che tirò fuori gli attributi - chiedo scusa alle donne in uniforme – fu quello di Bettino Craxi a Sigonella.
Poi un giorno gli tirarono le monetine e sappiamo tutti come è andata a finire.
Dopo di lui, lo stare sempre in mezzo, pur di non farsi coinvolgere in decisioni e responsabilità importanti, ha continuato ad essere la regola.
L'ultima: scappellamenti a destra e a manca dell'Italia in onore del "Beduino" Libico, pur di far riprendere alla Libia i clandestini che prima partivano da quelle coste con una certa, voluta e calcolata "disattenzione".
Anche in questa occasione abbiamo fatto buon viso e cattivo gioco, pur di ottenere un risultato che sicuramente ci ha penalizzato in dignità e sicuramente in tanti denari, ma che ci ha assicurato (non so fino a quando) un rallentamento dell'.....invasione, quanto meno da quelle zone.
Penso che i Governi Italiani siano così perché noi Italiani, sotto sotto, siamo così, in genere un popolo di furbetti di bassa lega; oltretutto spaccati a metà fra centro destra e centro sinistra con buona pace per gli imbecilli neri e rossi che coprono gli estremi opposti.
In America, dove le percentuali sono pressoché identiche, non funziona cosi: il più accanito dei comunisti, fuori dalla sua casa di legno in Oklahoma, fa sventolare la bandiera a stelle e strisce, non quella ....della pace.
L'America, una democrazia giovane ma vera pur nelle sue infinite contraddizioni.
L'America, dove nordisti e sudisti se ne sono date di santa ragione, ma dove, dopo la riconciliazione, nella stanza ovale, oggi c'e il primo Presidente di colore della loro storia.
L'America, dove chi vince e va al governo della Nazione non viene perennemente e quotidianamente mistificato dalla parte politicamente opposta. Meno che mai da reti televisive e giornalistiche che, come avviene da noi, fanno l'impossibile per ribaltare i risultati di libere elezioni.
Noi Italiani invece abbiamo a mala pena digerito l'unità di Italia (sulle cui origini ho già scritto), ma non ci siamo per niente riconciliati con i fantasmi del nostro recente passato.
Le minoranze degli idioti .... aumentano, pur restando minoranze; i Media impongono da decenni modelli di un abissale appiattimento sociale, culturale e di valori : lo aveva previsto un vate , Pier Paolo Pasolini, molti anni fa, un poeta dolcissimo, che non era di certo un militante di destra.
Siamo quindi, è una delle poche cose di cui sono convinto ( e sono addolorato nel solo dirlo ) , un popolo che ha raggiunto l'apice della sua civiltà con Augusto e Marco Aurelio, e che da millenni rotola sempre di più verso il basso, fino ad identificarsi oggi in un paese tribale, che ha come case , le sue capanne di cemento armato e come stregoni , uomini e qualche donna di raffinata perversione e scaltrezza.
Questo è la consapevole opinione che io ho del mio paese, con tutte le eccezioni grandiose, grandi o piccole, che però hanno sempre e puntualmente confermato la regola.
Tutto questo mio dire per arrivare dove ?
All'articolo 11 della nostra Costituzione, che ci è stato imposto, qualcuno forse non sa , dalle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale e basta.
Nonostante ciò, oggi sono cambiate molte, troppe cose, lo ha detto giustamente Luigi Chiavarelli, e bisognerebbe prima di tutto trovare una convergenza politico istituzionale che io purtroppo non riesco nemmeno ad intravedere. Per poi sedersi attorno a un tavolo e tirare fuori il coraggio di fare un primo passo verso la presa d'atto della logica stringente del momento storico che stiamo vivendo ; basta vie di mezzo , basta scorciatoie di comodo e quant'altro.
Propongo quindi , anche se so bene che non se ne farà niente, che l'articolo 11 della nostra Costituzione sia modificato da così :

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

Più o meno a cosi' :

"l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli; l'autorizza, in tutte le forme possibili, sotto appositi mandati ONU, contro il terrorismo internazionale e in tutti gli scenari internazionali, dove le popolazioni locali risultino sotto scacco e sotto la dominazione di sistemi politici o terroristici che ne impediscano la libera crescita ed il libero sviluppo. Consente, laddove possibile, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni. Promuove e favorisce le organizzazioni internazionali umanitarie rivolte a tale scopo."

Provocatoriamente Vostro
Pino Iacono

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