domenica 28 febbraio 2010

L’ombra della tonaca.

Che da millenni l’Italia sia sotto schiaffo della “chiesa terrena” (come la definisce giustamente Giggione) è un dato di fatto difficilmente confutabile.
Non voglio né mi va di mettermi lì ad elencare tutti i danni che questo stato di fatto ha provocato, anche perché ce ne vorrebbero una trentina di blog per contenerli.
Diciamo che la”voce della chiesa” (quella con la minuscola, per distinguerla da quella Celeste) si è levata spesso e volentieri per far pesare il suo punto di vista su questioni esclusivamente interne di uno Stato sovrano che non vorrebbe ridursi ad essere solo “tutto quello che sta intorno allo SCV”, mutuando l’adagio d’oltralpe che vuole la Francia intera come “tutto quello che sta intorno a Parigi”.
Tutta questa (a seconda dei gusti) bella premessa per commentare un fatto recente che mi ha profondamente colpito, sia per la sua portata intrinseca sia per la totale assenza di “reazioni” che normalmente provocano documenti come questo.
Mi riferisco al documento sul Mezzogiorno fresco di pubblicazione da parte della CEI: diciassette pagine che fanno un’analisi spietata –ma tremendamente vera- della situazione economico-sociale di quasi mezza Italia.
Ce n’è per tutti: politici, imprenditori, amministratori locali, poveri cristi che accettano di tutto per far passare ‘a nuttata. E con un linguaggio inusitato per un’assise come quella che ha sempre fatto della “prudenza” il suo cavallo di battaglia preferito.
Quando, riferendosi alla cappa malavitosa, si usano espressioni come “liberarsi dalle catene” o come “ favorisce l’incremento della corruzione..., altera il mercato del lavoro, manipola gli appalti, interferisce nelle scelte urbanistiche e contamina l’intero territorio nazionale”, in assenza di uno Stato degno di questo nome, c’è poco da interpretare: è un atto di accusa bell’e buono!
La sintesi: nel Mezzogiorno, scarso senso civico e la malavita esautora lo Stato.
E come ha reagito la nostra inclita “classe politica”? tacendo, senza nemmeno un’indignazione di facciata per presunte “ingerenze”, senza nemmeno uno straccio di manifestazione di qualche gruppuscolo di “impegnati”: niente di niente, come se i Vescovi italiani avessero parlato della Patagonia!
Da Italiano, mi sento doppiamente umiliato: perché mi son dovuto sentir raccontare la verità sul mio Paese da Alti Responsabili di uno Stato estero e perché nessun alto responsabile del mio Stato ha mai avuto il coraggio di raccontarmela.
Grazie ai Vescovi italiani per la loro franchezza e un’ulteriore cofanata di m.... alla “mia” cosiddetta “classe dirigente”.
Ciao a tutti, Ettore.

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