sabato 9 ottobre 2010

Amore, religione e PACS

Sono un Cristiano convinto e, in quanto tale, credo nel matrimonio come sacramento e come atto necessario per dare sacralità ad una unione spirituale e materiale anche se, l’evoluzione societaria e la mia stessa esperienza di vita (ho convissuto tre anni prima di sposarmi perché “non avevo l’età”) mi portano ad affermare che, il più delle volte, ciò che spinge ad una convivenza stabile è lo stesso amore che porta al matrimonio.
In cosa consiste, quindi, la linea di demarcazione che divide le due diverse situazioni?!; perché i gruppi sociali, etnici e culturali, sono così divisi nel giudicarli?!; perché il mondo cattolico, che pure agevola ed incoraggia le comunità spirituali, continua a non riconoscere il divorzio salvo poi arrivare ad annullare il matrimonio con motivazioni assurde?! quanto pesa l’ipocrisia umana nel giudicare collettivamente sentimenti che dovrebbero essere intimi ed individuali?!.
In Italia, la percentuale di coppie di fatto rispetto a quelle regolarmente sposate è di circa il 30% (in Svezia dell’80%) ed è destinata a salire sia per una deleteria convinzione di temporaneità che le nuove generazioni danno a tutte le manifestazioni di vita, comprese le unioni sentimentali, sia perché i matrimoni e, ancor più, le separazioni costano.
Non è mia intenzione intrattenervi su questioni di carattere giuridico ma l’Italia è l’unica nazione occidentale che non ha una legislazione seria sulle coppie che vivono una convivenza more uxorio e la mancanza di norme porta, ineluttabilmente, alla mancanza di protezioni; e’ giusto questo?!; è giusto che una donna possa vivere anni accanto ad un uomo dandogli tutto ciò che una moglie può dare e ritrovarsi un giorno priva di sostentamento e cacciata di casa perché il compagno si è stancato?!.
Qualcuno potrebbe affermare che è una scelta di vita contraria ai principi religiosi e costituzionali dello Stato di appartenenza e, come tale, va presa con tutti i rischi connessi ma questo è un ragionamento pragmatico e l’amore non è razionalità.
Al contrario, la separazione non addebitabile nel matrimonio è caratterizzata da una serie di diritti per la persona più debole economicamente che spesso, colei (è quasi sempre lei) che viene abbandonata è come se avesse vinto un terno al lotto.
L’argomento mi sembra interessante e mi piacerebbe, più che affrontarlo con il mio personale parere, sentire ciò che voi ne pensate, non tanto per esperienze personali (anche se ci possono ancora stare) ma guardando il ristretto mondo che vi circonda.
Un caro salute a tutti e a Marco e Qdb, smettetela altrimenti finisco col sentirmi un personaggio da libro cuore mentre mi si addice di più la veste del Savonarola rompi coglioni.
Francesco

8 commenti:

  1. Caro Francesco,
    come al solito, hai buttato un macigno nello stagno e, stavolta, lo hai fatto anche in maniera mefistofelica, negando vieppiù il tuo "personale parere" che, almeno per me, avrebbe costituito un appiglio di contraddittorio: mossa tipica del miglior azzeccagarbugli!
    Ma veniamo a noi ma solo per un fugace pensiero che non può che essere una piccola tessera in un mosaico tanto complesso.
    Personalemente ritengo che, a parità di "amore" irrazionale, debba esistere una pur minima differenziazione tra coloro che decidono di formare una famiglia "classica" e quelli che preferiscono una convivenza più o meno duratura.
    Ci deve essere perché, a prescindere dalle implicazioni religiose, i primi fanno una scelta molto più impegnativa, molto più totalizzante, diciamolo pure, molto più etica.
    Tu stesso affermi che i matrimoni ed ancor più le separazioni costano e pure tanto; ma, se permetti, questo è un approccio mercantile ad un legame che, invece, dovrebbe essere tutto cinguettare di uccelletti, chiari di luna e petali di rosa.
    So bene che non è così e non potrebbe essere altrimenti; però, quando quelle sdolcinature subiranno l'inesorabile erosione del tempo, resterà pur sempre quello che io ritengo il vero collante di ogni matrimonio: la fedeltà.
    Una fedeltà a prova di crisi; una fedeltà che non è condizionata dalla possibilità di abbandonare baracca e burattini quando ci pare;
    una fedeltà che è sorella gemella del dovere morale di mantenere fede all'impegno assunto difronte a Dio e difronte agli uomini, o ad uno solo di loro.
    Secondo me e non certo per bigottismo, un uomo ed una donna (l'unico genere di "coppia" che concepisco!),quando decidono di unirsi per formare una famiglia, lo devono fare accettando coscientemente il fatto che stanno facendo una cosa tremendamente seria e non invece, come accade sempre più frequentemente, quasi per un gioco, un passatempo più o meno piacevole.
    In defitiva e come hai detto giustamente tu, si devono accetare i rischi dell'una o dell'altra soluzione e non scegliere la meno vincolante per comodità e poi reclamare i diritti dell'altra.
    Torniamo sempre al solito discorso: prima facciamoci carico dei doveri, poi incominciamo a parlare di diritti!
    Un caro abbraccio,
    Ettore.

    RispondiElimina
  2. Francesco Miredi12 ott 2010, 09:30:00

    Carissimo Ettore non vi è nulla di mefistotelico nel non esternare la mia opinione. Essa non si discosta dalla tua e, penso, da quella della maggior parte dei nostri compagni di corso perchè è propria di chi dà un valore sostanziale alle regole ed ai principi. Il fatto è che vedo molti elementi capaci di creare profondi crepe in queste convinzioni e il mio scopo era quello di verificare se, come me, anche voi vi poniate, a volte, dubbi. Sei davvero convinto che oggi chi decide di sposarsi lo faccia perchè ha intenzioni serie e la stessa cosa non avviene nella convivenza? Negli ultimi dieci anni le separazioni nei primi cinque anni di matrimonio sono aumentate del 250%.
    Cosa porta a convincerti che la fedeltà debba essere legata al matrimonio?; io mi sentivo molto più fedele nei primi anni di conoscenza e di convivenza perchè, come in tutti i casi, all'inizio c'è solo ed esclusivamente lei; nel proseguo del tempo le cose cambiano e può anche mantenersi una unilateralità fisica ma i tradimenti mentali sono frequentissimi...questi non sono da considerarsi sintomi di infedeltà?.
    Sull'aspetto religioso mi piacerebbe sentire i nostri amici Rosa, Piemontese e Cedaro perchè per me le sentenze di annullamento della Sacra Rota sono incomprensibili.
    L'approccio mercatile, come tu dice, strida con il romanticismo sentimentale ma chi, per questo romanticismo, ha donatao la propria esistenza all'altro, non dovrebbe meritare una qualche tutela? Ciò che, sostanzialmente, differenzia gli sposati dai conviventi è una firma davanti ad un prete o ad un delegato civile; perchè questa firma deve essere più importante delle reciproche promesse fatte?.
    Chiudo, quindi, con delle domande e con la speranze che altri vogliano dare la loro risposta.
    Ti abbraccio
    Francesco

    RispondiElimina
  3. Caro Francesco, la problematica, sicuramente complessa, mi sembra che venga da te affrontata solo in termini pratici/materiali e, pur dicendo di riconoscerla e accettarla, non consideri appieno la valenza sacramentale del matrimonio religioso. Quello che distingue il Matrimonio (per me quello vero è solo quello religioso, ogni altra forma è un puro contratto) dalla convivenza non è la semplice "firma davanti a un prete". Come tu ben sai la firma davanti al prete serve solo per convalidare gli effetti civili del matrimonio religioso, come richiesto dagli accordi concordatari. Nel matrimonio religioso l'impegno viene preso davanti a Dio pronunciando il "sì" seguito dalla frase dell'officiante "l'uomo (ndr. compresi gli sposi) non osi separare ciò che Dio ha unito". Come sono sicuro tu sai altrettanto bene, il matrimonio religioso si perfeziona solo in presenza di alcuni prerequisiti quali la libera scelta, la finalizzazione del sacramento alla procreazione, la non ingannevole intenzione di ricevere e vivere il sacramento secondo gli insegnamenti di Gesù e della Chiesa, ivi compresa la indissolubilità del legame. La mancanza di questi pre-requisiti rendono "nullo" il matrimonio. Questo è il contesto (spirituale) nel quale si colloca il Matrimonio. Ogni altra forma di codificazione delle unioni è un surrogato che nulla ha a che vedere con i sentimenti, ma mira esclusivamente a regolamentare gli aspetti pratici e materiali. Ben venga qualunque forma di tutela, purchè non si vada oltre i limiti (riconoscendo per esempio il diritto all'adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali).
    Un caro saluto a tutti.
    Gino

    RispondiElimina
  4. Francesco Miredi12 ott 2010, 13:00:00

    Carissimo Gino, premetto che, come Ettore, non ho ancora una mentalità tanto aperta da prendere in considerazione coppie che non siano uomo/donna e la forma di tutela alla quale faccio riferimento è quella che dovrebbe proteggere chi (generalmente è la donna), durante la convivenza, ha contribuito più alla vita di coppia che ai guadagni personali. Questo principio, ormai acclarato in quasi tutti i paesi occidentali, dovrebbe prescindere dalla sacralità alla quale tu ti riferisci.
    I dogmi da te enunciati sono sacrosanti ma gli organi della Chiesa, in nome di essi, continuano ad annullare matrimoni a soggetti il cui primo requisito è la disponibilità economica.
    Tu sai che le cause presso la Sacra Rota posso essere seguite solo da un ristretto numero di avvocati (molto ben pagati) e il diritto applicato è molto aleatorio. Basta, infatti, per i principi da te annunciati, dimostrare, attraverso anche un solo testimone, che si è giunti al matrimonio con l'accordo implicito di non avere figli o con la convinzione di essere stati costretti a farlo, che il matrimonio viene dichiarato nullo e non solo sciolto come quello civile.
    Io considero la valenza sacramentale del matrimonio perchè con mia moglie ho fatto una promessa a Dio ma i nostri sentimenti non erano e non sono diversi da chi la promessa l'ha fatta solo all'altro. E' questo l'aspetto sul quale dovremmo soffermarci;se esiste o meno una obbligatorietà quando finisce, per uno solo, l'amore, indipendentemente da come questo amore è stato dichiarato. Grazie per le tue considerazioni.
    Francesco

    RispondiElimina
  5. Ragazzi,
    ci siamo avventurati in mare molto pericoloso, come pericolisissimo può essere solo l'avventuarsi nella sfera dei sentimenti, con il carico da undici di quando, questi sentimenti, sono pure ammantati di spiritualità.
    Allora cercherò di fare un ragionamento eminentemente pratico, oggettivo che prescinda il più possibile da ogni influenza religiosa.
    Non vi è dubbio che, in termini crudi, il matrimonio sia essenzialmente un "contratto" stipulato tra due esseri pensanti e consenzienti che, liberamente, decidono di unire le loro esistenze, formalizzando la decisione difronte ad una "autorità", alla presenza di testimoni.
    Che poi questo contratto sia ingentilito, sublimato, impreziosito da un sentimento di Amore sincero è, sempre in termini crudi, del tutto ininfluente.
    Ma resta pur sempre un contratto e, come tale, comporta dei doveri e dei diritti, secondo le norme dettate ed accettate di quella "autorità".
    Non vi è dubbio che il matrimonio pone numerosi vincoli che quella stessa "autorità" bilancia con l'elargizione di diritti di vario genere e non basta, secondo me, che "l'impegno" sia bilaterale ed informale, perché, si sa, che l'assenza di un imprimatur lascia molti e pericolosi (quasi sempre egoistici) margini interpretativi a quello stesso impegno.
    Non va sottaciuto, inoltre, l'altro aspetto delle unioni non-matrimonili che è quello connesso con gli obblighi fiscali dei due soggetti; e, questo, non mi sembra tatto etico, bensì piuttosto una vera e propria frode.
    In conclusione, parità di diritti se c'è parità di doveri; in caso contrario, si creerebbe sì una disparità inconcepibile e discriminante.
    Per piacere, se vogliamo continuare a discutere di questo affascinante argomento, non facciamo nemmeno un accenno a coppie non eterosessuali.
    Per quanto riguarda la Chiesa, non vorrei farmi trascinare dal mio noto anticlericalismo e, quindi, taccio: per il momento.
    Ciao a tutti,
    Ettore.

    RispondiElimina
  6. Luigi Chiavarelli13 ott 2010, 01:43:00

    Ridotto ai suoi termini essenziali, non mi sembra che l’ argomento sia poi così complesso. Vuoi che il tuo legame abbia delle tutele accettando anche gli oneri conseguenti? Firma il contratto matrimoniale. Vuoi mantenerti libero? Convivi. Non riesco a comprendere perché debba essere presa in considerazione una tutela a chi tali obblighi rifugge.
    Completamente diverso è il matrimonio cristiano che, anche per la sua irreversibilità, è molto più articolato e complesso in ogni sua fase e l’aspetto “contrattuale” è solo un aspetto giuridico non sostanziale. Prevede un congruo periodo di conoscenza (fidanzamento) e vieta i rapporti prematrimoniali che potrebbero impedire di percepire a pieno la vera realtà del rapporto basato anche, ma direi soprattutto, su una profonda, reciproca conoscenza caratteriale e spirituale al fondo della quale e non all’inizio sta, come coronamento, il rapporto fisico. Quest’ultimo, infatti, diventerà sempre meno importante col passare del tempo mentre l’amicizia, la complementarietà, la complicità, direi quasi il ”cameratismo” con la propria compagna, diventerà prevalente.
    Nell’ottica cristiana il sentimento principale deve essere: “Ti sposo perché voglio renderti felice e in questo sta anche la mia felicità”. La visione attualmente corrente nel matrimonio laico è invece: “Sto con te perché tu mi rendi felice” . Nel matrimonio cristiano la responsabilità della cattiva riuscita dell’unione ricade in prevalenza sul soggetto, in quello laico sull’ oggetto, il partner: “Lui/lei, non mi rende più felice”. Le differenze mi sembrano già sostanziali, senza tener conto della grande, fondamentale valenza dell’aspetto sacramentale e anche in questo il matrimonio cristiano mi sembra molto più pragmatico. Il cristiano infatti sa che è talmente difficile mantenere gli impegni matrimoniali ed è così conscio della propria debolezza che si affida a Dio. Non mi sembra poco.
    Per quanto concerne la “Sacra Rota”, (molto meno cara di quello che si pensa tant’è vero che la maggior parte dei casi sono di gente non abbiente), non vedo nulla di scandaloso nel suo comportamento. La giustizia ecclesiastica è solo burocratica: prende atto che, dalle prove addotte, il matrimonio in realtà non c’è stato. Se le prove sono reali il verdetto ha valore se non lo sono i ricorrenti fanno sacrilegio e il matrimonio resta valido perché chi ha “ratificato” l’unione non è un sindaco o il prete ma il Padreterno, un tipetto un po’ difficile da turlupinare.
    Luigi (Giggione)

    RispondiElimina
  7. Gigi è stato come al solito più che esauriente. Voglio aggiungere solo una riflessione in merito al valore degli impegni presi. Nel Giuramento, noi abbiamo giurato la nostra fedeltà di Soldati davanti alla Bandiera e tacciamo di "spergiuro" chi non rispetta questo impegno. E' un atto che ci ha fatto e ci fa ancora tremare i polsi per la rilevanza che ha avuto e ancora ha nella nostra vita, tant'è che lo consideriamo un impegno sacro. Ma con tutto il rispetto, l'impegno preso davanti a Dio nel Matrimonio può forse essere messo sullo stesso piano o valere addirittura meno?
    Un'ultima considerazione per Ettore. Non bisogna confondere l'anticlericalismo con la Chiesa, il comportamento di alcuni uomini con l'Istituzione voluta da Cristo. Già in passato Gigi era stato molto esauriente anche su questo. Anche in questo caso desidero solo aggiungere una mia riflessione. Quando Cristo fondò la Chiesa ci mise a capo Simone, cioè l'uomo che nella notte del tradimento di Giuda lo aveva rinnegato tre volte. Simone però è anche Pietro, il primo Papa, che poi morì in croce per testimoniare la sua Fede e si fece cocifiggere a testa in giù non ritendosi degno di morire come Gesù. Evidentemente Gesù nell'operare le sue scelte era molto meno talebano di molti uomini.

    RispondiElimina
  8. Francesco Miredi14 ott 2010, 10:49:00

    Come dice Giggione, non credo che l'argomento sia complesso se preso in ogni singolo aspetto. Dal punto di vista religioso quanto affermato dai due Luigi non ammette repliche perchè trattasi di principi intimamente legati alla fede e quindi incontrovertibili. Non so da dove siano stati presi i dati per i quali si possa dire che la povera gente si rivolge alla Sacra Rota perchè esso è l'unico tribunale che non ammette il gratuito patrocinio e ogni causa costa dai 15 ai 45 mila euro.
    Sotto l'aspetto contrattualistico mi rimangono i dubbi sul perchè il relativo contratto debba considerarsi concluso solo se fatto in maniera formale; ripeto questi dubbi sono stati fugati da apposite leggi in quasi tutti i paesi europei.
    Ciao a tutti
    Francesco

    RispondiElimina

Scrivi qui i tuoi commenti .