mercoledì 6 ottobre 2010

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Iscrizione per i militari ai partiti politici.

La Difesa ammette : è legittima.





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Cosa ne pensate ???
(Q.d.b)

9 commenti:

  1. Ho letto l'articolo indicato dal link e non ho obiezioni sulla legittimità di iscrizione a partiti politici, così come bene argomentata dall'autore dell'articolo pubblicato su Informazioni della Difesa.

    Per quanto riguarda me (e solo me) proverei un disagio a iscrivermi a un partito. Mi piace considerarmi ancora "servo" del popolo italiano nel suo insieme e non solo di una parte. Ho scritto "servo" perché ho servito la Patria per 30 anni.

    E poi riprendo (mutuandola indegnamente) la bellissima frase che indica l'ultimo dei titoli del Papa: "Servo dei servi di Dio".

    Giovanni Bernardi

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  2. Sono vecchio, decisamente vecchio e sono stanco. Nessun dramma, però. La mia non è una condizione fisica nè tantomeno psicologica. Denuncio la stanchezza perché sto per effettuare, mi auguro, l' ultimo trasloco verso casa mia: ai dodici precedenti vi aveva accudito mia moglie ed io avevo gradito. Ora mi è toccato lavorare e ciò non è stato per me agevole. La vecchiaia: la attribuisco alla mia incapacità di comprendere alcune situazioni che in questa società, ed in quella militare in particolare, appaiono incomprensibili. Mi riferisco alla possibilità per i militari di iscriversi ai partiti politici. La notizia mi ha sorpreso non poco ma non mi ha meravigliato. Un'altra prerogativa cancellata, un altro baluardo abbattuto, un ennesimo dovere archiviato, un particolare diritto riconosciuto.
    Non si deve avere paura delle novità, non si deve esecrare chi combatte per una causa giusta, ed in democrazia, per fortuna tutte lo sono; ma non si può dimenticare che la condizione del militare che, nella pace si prepara a situazioni estreme che possono richiedergli anche il sacrificio della vita . Al militare, dunque, va richiesto un abito particolare, fatto di rinunce che, paradossalmente ampliano la sua libertà. Non giocano a favore le politiche della sua condizione familiare, facilitata da matrimoni in giovanissima età, da convivenze consentite, da liberalità per la " sana" crescita dei figli, da mammi che antepongono il loro dovere di genitore affievolendo quello, altrettanto sacrosanto, di lavorare per l' Istituzione di appartenenza ed, in buona sostanza per il cittadino. L' elenco è lungo e tutti Voi avete o state facendo salti mortali per far tornare i conti. Quanto mi è stato anticipato da Oliviero costituirà , ne sono certo, motivo di ulteriori richieste di spazio: ed in nome di un populismo che non conosce freni esso verrà concesso. Tornerà utile, allora, fare la conta, nelle nostre Caserme, di chi potrà essere impiegato senza condizionamenti.
    Non mi dilungo. La strada ora percorsa può anche essere luminosa ma, certo, deve trovare dei piloti in grado di guidare queste variegate popolazioni di aventi diritto verso l' obiettivo. Come si potrà più chiamare comandante un individuo gravato da preoccupazioni diverse da quelle che costituivano le nostre linee guida e come, soprattutto, potranno essere definite truppe l' assieme di portatori , non sempre sani ed integerrimi , di preoccupazioni ed ambizioni esterne all' ambito professionale?
    Non Vi nascondo che questa nuova iniziativa della politica nella Difesa mi preoccupa non poco come cittadino innanzitutto. Sono certo che il dibattito che ne scaturirà sulla stampa assorbirà un po' di spazio, esaurendosi nel giro di poche ore. I problemi, quelli veri, resteranno ai "piloti" ai quali va, sin da ora, la mia solidarietà ,ma solo questa... Sono, infatti , felice di essere "vecchio " e che mi sia stata risparmiata, in comando, quest' ultima provocazione!
    Vi abbraccio, con l' affetto di sempre
    Carlo Minchiotti

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  3. Cari amici,
    prima di rispondere a quanto proposto da Oliviero vorrei raccomandare a Carlo di non sentirsi vecchio, noi abbiamo la nostra età ed i riflessi ed il vigore fisico non sono quelli dei vent’anni, ma non dobbiamo sentirsi vecchi in modo, mi sembra di capire, negativo. No, abbiamo ancora tanto da dare.
    Venendo alla questione in esame, non vorrei sembrare irriguardoso nei confronti di quanto riportato con enfasi nell’articolo oggetto di riflessione, sia perché sono abbonato ad “Informazioni della Difesa”, sia perché la problematica mi era nota.
    Infatti, già nella prima Repubblica ho conosciuto onorevoli “militari” e, come tali, avevano aderito a partiti politici. Tuttavia, è vero che da qualche anno la partecipazione all’agone politico è sempre piu’ frequente; tanto che sono concesse anche speciali licenze per lo svolgimento della campagna elettorale.
    Il problema potrebbe nascere qualora ricorrano le condizioni richiamate da Carlo: “ulteriori richieste di spazio in nome di un populismo che non conosce freni …, chi potrà essere impiegato senza condizionamenti?”
    Questo non deve succedere. Occorre una grande crescita democratica: la “religione” non dovrà mai essere il partito, ma “il bene Supremo della nazione” (purtroppo i leader politici danno un cattivo esempio, per un voto sono disposti a qualsiasi compromesso e non tanto per il bene del partito, soprattutto per interesse personale).
    Per ora i militari sono stati bravi ad osservare la normativa ed attenersi al proprio dovere senza condizionamenti. Molto piu’ bravi di altre Istituzioni.
    Per quanto riguarda la difficoltà ad iscriversi a partiti politici, richiamata da Giovanni, noi della nostra generazione proviamo tutti un certo imbarazzo, ma si può rendere un grande servizio alla collettività nel suo insieme (“servo dei servi”) anche svolgendo il mandato politico nell’interesse della patria.
    Raffaele SUFFOLETTA

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  4. Francesco Miredi7 ott 2010, 16:37:00

    Da "civile" mi è stato chiesto più volte di entrare in politica ma ho sempre rifiutato perchè, per i valori che la divisa e la bandiera mi hanno lasciato, mi sono sentito e mi sento militare. Questi valori non contemplano alcun senso di servitù verso il popolo ma si concretizzano nella consapevolezza di dover operare esclusivamente per il suo bene.
    Un politico ha come obiettivo principale l'interesse partitico e personale e non ha alcuna remora a modificare anche i propri ideali (quali siano oggi è difficile comprendere) pur di raggiungerlo; come è possibile, quindi, pensare che un militare in servizio possa operare per un minimum e non per l'intero paese. Potrebbe un generale attivista leghista sostenere un inno o una bandiera diversi da quelli italiani? o avvalorare le frasi inneggianti, anche attraverso la violenza, alla secessione?!
    Concordo pienamente con l'analisi di Carlo e auspico sempre che il cittadino, sia esso militare o no, stia attento alla gestione dello Stato,ponderando il proprio voto, perchè ne è parte integrante.
    Chi copre cariche istituzionali deve, però, scegliere fra il continuare a coprirle con neutralità e aderanza al giuramento fatto o spogliarsi del proprio status e ricoprirne un altro.

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  5. Fino a circa 20 anni esisteva una regola più deontologica che normativa per la quale anche i magistrati evitavano di manifestare le proprie idee politiche e, soprattutto partitiche, in quanto questo poteva incrinarne l'immagine di imparzialità che era la caratteristica fondamentale della figura del giudice. Da quando questa barriera è caduta, sono sotto gli occhi di tutti le macerie lasciate sul terreno. Spero che questo non avvenga anche per i militari.

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  6. Leggere le frasi moderate e sagge dei miei compagni di corso mi dà conforto. Non è che io non voglia accettare l'evoluzione dei tempi. L'ho accettata per 60 anni (61 il 21 novembre) e ora addirittura cerco di inseguirla.

    Pensate che ho fatto tutte le elementari con la suora che all'inizio delle lezioni riempiva i calamai con l'inchiostro. E ora Internet azzera le distanze e ci fa stare tutti nella stessa stanza.

    Io provo un certo disagio anche quando i dipendenti pubblici (non militari), in particolare quelli addetti ai servizi pubblici, fanno sciopero. E' solo un disagio, niente di più. Perché penso che il loro sciopero, se è contro il "padrone", ricade negli effetti contro i loro "padroni" cittadini comuni: tutti noi.

    Con questo, è lungi da me l'idea di porre delle limitazioni allo sciopero. Mi piacerebbe però che tutti noi avessimo una coscienza civica più sviluppata. E che applicassimo la parola "rispetto" più di frequente.

    Rispetto per le idee, per le persone, per gli animali, per le cose, per noi stessi...

    Giovanni Bernardi

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  7. Carlo e Francesco hanno detto tutto e di più; personalmente, concordo in toto con le loro analisi: amara, intrisa di un romanticismo di alte vette, quella di Carlo; lucida e pragnmatica quella di Francesco.
    Il carico da undici, poi, ce lo ha messo Gino con quel macigno di cruda realtà che non ammette repliche.
    Non voglio entrare nel merito delle arrampicate sugli specchi dell'estensore dell'articolo per un semplice fatto di decenza.
    Una cosa però non è stata analizzata appieno e, dato che è l'ultima che mi rimane, lo voglio fare partendo da due domande che mi ha posto il buon Oliviero: "Tu pensi che, iscriversi ai partiti, significhi rinnegare il Giuramento fatto 40 anni fa a Torino?" ed ancora "Mi spieghi allora cosa sono tutti quiei Militari che si sono dati alla politica?"
    Alla prima, la mia risposta è un SI' convinto e senza possibilità di discussione; come è stato già detto, l'appartenenza ad una "parte" esclude la possibilità di dedicarsi al "tutto".
    E noi, 40 anni fa e tanti altri prima e dopo di noi, abbiamo giurato fedeltà (cioé dedizione assoluta ed incondizionata) ad un "tutto" che prescinde dalle "parti", anzi le esclude proprio.
    Dato che sono stati fatti riferimenti religiosi, butto sul tappeto il monito evangelico "non si può servire contemporaneamente Dio e mammona", così stiamo tutti zitti.
    La seconda domanda (quella sui Militari in politica) induce una risposta molto ma molto triste che ripropone, in qualche misura, la considerazione che i politici hanno di noi.
    Caro Zuff, tutti i Militari che sono "entrati in politica"(sic!) non hanno "aderito" proprio a niente, bensì hanno ascoltato le sirene che li hanno coattati, con la prospettiva di una bella "sistemazione".
    Infatti, tutti questi personaggi (pochi per la verità) che, in servizio si consideravano i vice del Padreterno, una volta occupato lo scranno, sono piombati nell'anonimato più oscuro ed umiliante.
    Non appaiono mai, non fanno dichirazioni, si limitano ad alzare il braccio a comando ed a farsi i c... propri; sono stati semplicemente usati per aggiungere un titolo altisonante nel deserto di una "parte": sai, fa sempre chic dire che il Generale tal dei tali è candidato in quella "parte"!!!
    E concludo, chiedendo a Zuff ed a Pipo che so essere fini conoscitori della materia, se esiste un qualsiasi altro Paese di libera democrazia al mondo in cui un Militare può essere anche un iscritto ad un partito.
    Ciao a tutti,
    Ettore.

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  8. Ettore,
    la chiusura del tuo intervento mi ha lasciato perplesso. Tu scrivi:

    "E concludo, chiedendo a Zuff ed a Pipo che so essere fini conoscitori della materia, se esiste un qualsiasi altro Paese di libera democrazia al mondo in cui un Militare può essere anche un iscritto ad un partito".

    1. Intervengo su Blogspot con un account di Google che, per ricordare il modo in cui mi chiama mia figlia, ho deciso che fosse Pipo. Ma io sono Giovanni; Giovanni Bernardi.

    2. Non sono profondo conoscitore della materia. E' vero che ho avuto contatti con ufficiali e funzionari di tutte le nazioni della Nato e amiche della Nato, ma non ho mai trattato con loro questi argomenti. Posso solo immaginare che nei Paesi scandinavi sia ammessa la facoltà di iscriversi a partiti politici. Con Paesi scandinavi intendo Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca, che anche se non appartiene fisicamente alla Penisola, ha tuttavia lingua e tradizioni simili a Svezia e Norvegia. Aggiungo tra i Paesi - diciamo così - all'avanguardia anche l'Olanda. Ma la mia è solo una supposizione, una illazione, che non ha alcun fondamento.

    Per quanto riguarda me, e concludo, l'iscrizione a un partito politico mi ripugna. E - ribadisco - mi riferisco a me, senza nulla obiettare a chi la pensa diversamente da me.

    Per cui, se generali della Forze armate hanno ceduto alle lusinghe delle sirene e sono stati eletti deputati e senatori, questo è un fatto che non riguarda me, ma loro. Lungi da me l'idea di giudicarli.

    Grazie per l'attenzione.
    Giovanni Bernardi

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  9. Caro Ettore, se i militari sono stati eletti nelle liste di un partito implicitamente hanno aderito a quel partito. Concordo pienamente con te che hanno ceduto alle lusinghe delle sirene, e non aggiungo altro, poi si sono nascosti. Chissà se hanno mai alzato un dito a favore delle FFAA.
    Sono però convinto che la Politica con la maiuscola sia un servire nobilmente la nazione, purtroppo non è mai con la maiuscola. Basta osservare le dichiarazioni di questi giorni, di alcuni leader, IPOCRITI, non ne sopporto piu' nessuno. L'ultima: facciamo un governo tecnico e in due mesi variamo una nuova legge elettorale, poi alle urne. La legge elettorale è una cosa seria e non si può fare in due mesi con una tale partitocrazia. Così ad una porcata ne aggiungiamo un'altra.
    Forse, l'anno prossimo con l'Istituto Abruzzese di Storia organizzeremo un convegno sulla Politica con la maiuscola.
    Per quanto riguarda la seconda domanda: se in altri paesi i militari possono iscriversi a partiti politici, al momento non so risponderti, ma a naso penso ce ne siano, Cercherò di fare una ricerca.
    Ciao Suffoletta

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