sabato 30 luglio 2011
Della terzietà ed imparzialità del giudice
Cari amici,
molte volte mi è venuto il dubbio che l'appartenenza allo stesso Ordine Giudiziario e, talvolta, anche alla stessa "Corrente" della Magistratura del rappresentante dell'Accusa e del Giudicante (ai vari livelli e nelle varie fasi processuali) evidenzi, nel nostro Ordinamento,una grave "stortura".
E' difficile pensare che questi esimi Signori, anche nei casi di massima correttezza, non siano proclivi "ad intendersi"... emarginando (tendenzialmente) il difensore al ruolo di una sia pur qualificata "comparsa". Il dubbio si è rafforzato in me ancor più da quando, transitato in "Ausiliaria" ( ed avendo superato l'Esame per l'abilitazione all'esercizio della Professione forense nel lontano 1987) mi sono iscritto all'Albo degli Avvocati e mi sono messo a lavorare, sia pur non a tempo pieno, in un noto studio di penalisti di Roma. Il fatto diventa ancor più interessante qualora si consideri il ruolo davvero "dominante" che nell'attuale procedimento il Pubblico Ministero è andato via via sempre più assumendo, specie nelle "indagini preliminari" . Complice di ciò anche la riforma della Procedura Penale (1988) che, a parer mio, ha reso la Polizia giudiziaria sempre più "semplice esecutrice" dei voleri del P.M.
In passato le forze di polizia (gli Uff.li di PG, - si pensi al classico Maresciallo dei Carabinieri) redigevano il c.d. "Rapporto Giudiziario" che era il documento "cardine" dell'inchiesta e sviluppava la sua efficacia probatoria fino in Cassazione (se necessario) ed era controllato, specie nella forma, dagli stessi superiori gerarchici che assicuravano una certo indirizzo omogeneo. In esso veniva addirittura illustrata la personalità del reo e si entrava in tutti i particolari dell'indagine.
Adesso la Polizia Giudiziaria informa "senza ritardo" il P.M. del fatto reato e costui diviene subito il "deus ex machina". Decide lui, in totale autonomia come orientare le indagini ed in quale direzione, dà disposizioni e dirige (può addirittura affidare le indagini stesse ad un altro organo di polizia!). In pratica, contrariamente a quanto accade in molte altre Nazioni, il P. M. svolge anche e soprattutto, specie nella fase iniziale, le funzioni di "poliziotto", invadendo parzialmente un campo che in quasi tutto il mondo è affidato ad organi che dipendono dall'esecutivo (forze di Polizia). I Pubblici ministeri (in altre Nazioni - prosecutors, fiscales etc) intervengono successivamente e, soprattutto, nella seguente fase processuale). C'è da aggiungere poi che in i P.M.stessi (nell'ambito della loro ampia autonomia) sì, è vero, applicano la legge, ma prima di applicarla la "INTERPRETANO" e nell'interpretazione si evidenziano spesso difformità dovute alle differenze fra i singoli soggetti, che tra l'altro, non tutti provengono da identiche esperienze formative e può capitare così che ci sia chi intravede un reato laddove un collega non lo intravede, o chi riconosce in identiche situazioni figure di reato diverse da quelle che un altro collega intravede. Questi "personalismi"che possono risentire di formazioni (come già accennato) e "convinzioni" pregresse, nonchè aimè, talvolta anche di zelanti protagonismi (lo riconosce anche il Capo dello Stato) portano, specie nella delicatissima fase delle "indagini preliminari" a conseguenze difformi e talvolta criticabili, sì che potrebbe venire addirittura messa in dubbio la stessa che affermazione per la quale la "Legge è uguale per Tutti". In effetti,verrebbe da constatare, forse lo sarà nella sua fase "enunciativa", ma non sempre, aimè, in quella applicativa.
Secondo me sbagliano coloro che gridano allo scandalo al solo pensare che il P.M. possa essere inserito nell'Esecutivo e ne divenga, come in molte altre evolutissime Nazioni (es. Francia) il rappresentante in ambito processuale. Esistono infatti molte possibilità di aggiustamento e di controllo che potrebbero sottrarlo ad influenze "politiche". Si pensi, ad esempio, ad un suo eventuale collocamento nell'Avvocatura dello Stato, che, di per sè, darebbe più che adeguate garanzie di indipendenza e di imparzialità.
Altra soluzione che appare meno drastica (e non più rinviabile) è quella della "separazione delle carriere". Accusa e giudicante continuano ad appartenere allo stesso Ordine Giudiziario, ma in ruoli diversi, anche per rendere più difficile una inversione di compiti in occasioni future e, di conseguenza, una minore loro contiguità nelle fasi processuali. Ebbene, ho cercato di essere non eccessivamente tecnico ed il più chiaro possibile, anche per favorire chi non sia addentro alla specifica materia e vi prego di scusarmi se non ci sono riuscito. Consapevole di essermi comunque addentrato in un campo abbastanza insidioso e "minato" gradirei conoscere le vostre opinioni al riguardo .
Un caro saluto,
Vostro Carlo MORI
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Caro Carlino,
RispondiEliminati ringrazio innanzi tutto dello sforzo che hai dovuto compiere per rendere comprensibile una materia ostica e lontana dal comune pensare: ci sei riuscito perfettamente!
Nel tuo scritto, tu fai un elenco asettico delle "storture" che rendono il nostro "sistema giustizia" quanto di più lento ed ingarbugliato esista.
Allora io mi e ti chiedo: se quello che hai scritto tu (al di là degli aspetti tecnici) riflette la sensazione della maggioranza dei cittadini, cosa ha impedito finora ai nostri cosiddetti "eletti" di porvi rimedio?
Per caso, va bene così a tutti, al netto delle dichiarazioni più o meno sdegnate, in un'interminabile pantomima gattopardesca?
O la lobbie della magistratura è così potente da bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di riforma seria?
Un abbraccio,
Ettore.
Caro Carlo, hai toccato un problema che doveva essere ed è ancora l'essenza stessa della tanto paventata e discussa "Riforma giuridica". Come noto, con la novella formale del 1989, cui ti fai cenno, si è passati dal rito inquisitorio a quello accusatorio che, sostanzialmente, doveva prevedere la parità tra accusa e difesa, devolvendo le funzioni tipicamnente giudizarie, in particolare quelle restrittive, ad una figura terza: il Giudice. Sarebbe bello se in una lite con mia moglie potessi essere anche giudice! Orbene, ad oggi, con una serie di leggi impressionanti, si è tornati indietro, verso il rito inquisitorio e, metaforicammente, non si è giunti all'altra sponda del fiume. Si è ritornati nel mezzo del fiume, se non ancora più dietro, con il rischio di affogare: oggi, questo rischio è veramente serio. Ora, se il Legislatore ha varato questo nuovo (anzi, ormai vecchio perchè dall'89, sono trascorsi 22 anni circa) Codice di Procedura Penale introducendo il nostro sistema penale, con il rito accusatorio ( di derivazione anglo-sassone), nell'ottica occidentale, perchè non ha provveduto a regolamentare poi il principio-cardine che prevede una netta distinzione, nel processo, fra "parti" (accusa e difesa, ossia PM e Difensore)da un lato e "Giudice" dall'altro? Una riforma, quella dell'89, allora, veramente inutile. Anzi, nociva. Come affermi tu, ha tolto, fra l'altro, poteri alla PG affidandoli ad un magistrato che si è appiattito più su di un ruolo poliziesco (ma con i poteri del magistrato-giudice)che non su quelli di Pubblico Accusatore. Prima dell'89 avevamo, quali ufficiali di pg, poteri immensi, ma non ne eravamo pienamente coscienti; quanti fermi abbiamo operato! Avevamo comunque un doppio controllo, mentre ora questi PM-poliziotti soggiacciono solo alla legge e molti di loro sfruttano questi poteri per vantaggi personali. Come sai, però, questo problema ( quello della distinzione delle funzioni e della separazione delle carriere) si lega ad altri, dei quali mi limito, per ora, ad enunciare i due principali per dovere di completezza: l'obbligatorietà dell'azione penale, di rango cosstituzinale, e le indagini difensive che, pur legislativamente operative, non vengono svolte o svolte per modo di dire, per un motivo che riconduco ad una "certa mentalità forense" oramai desueta. Oggi, noi, avvocati provenienti dalle fila dell'Arma, dopo aver fatto il " Carabiniere" potremmo fare il "Contro-carabiniere". Chi meglio di noi?
RispondiEliminaCaro Carlo, come vedi, hai toccato il "nocciolo" vero sulla Giustizia che ha portato e sta portando tanti guai ma che politicamente, sia a destra sia a sinistra, non si vuol assolutamente risolvere. Perchè? Per incompetenza e superficialità? Per comodità di casta? Cui prodest? Questa problematica non è solo lacerante politicamente ma è un vulnus per il diritto stesso perchè non si applica un principio del sistema penale accusatorio incondizionamente applicato in tutti i Paesi dell'area occidentale. Di quale area noi facciamo parte? O in quale area i politici ci vogliono continuare a tenere? Perchè sempre in mezzo al guado con tutti i rischi che ciò comporta?. Un abbraccio sincero Marcello
Caro Ettore, non è facile darti una risposta esauriente.Credo che la situazione attuale scaturisca innanzitutto dal potere invero enorme
RispondiEliminaacquisito negli anni dal Potere Giudiziario che ormai, a mio modesto avviso, sovrasta gli altri due. Potere che peraltro appare ben poco disponibile a vedersi ridurre le proprie prerogative. Se poi si considera che pure in Parlamento siedono molti Magistrati od ex tali,
pronti a "partire" o a fare "da sponda", certi di un appoggio immmediato da parte delle Opposizioni e degli Orgasnismi sindacali delle "toghe".... Si tenga conto poi che le timide innovazioni riguardanti il settore sono state proposte frammentariamente, in modi e momenti sbagliati e, consentimelo, da persone sbagliate...e se infine si considera il malcostume esistente che favorisce l'acquisizione di facili consensi e di popolarità da parte di zelanti PM (anche
per indagini FLOP...). Un caro saluto Carlo MORI
Dopo aver riletto ll commento, mi scuso con Ettore perchè, procedendo d'istinto, ho, forse, data per scontate alcune acquisizioni giuridiche,risultando così poco chiaro. Se ciò è accaduto, chiedo venia, pronto a qualsiasi attività "riparatrice". Un abbraccio Marcello
RispondiEliminaCarissimo Carlo,
RispondiEliminasull’argomento,ricorderai, abbiamo già avuto un pur fugace confronto che mi vedeva tenacemente convinto dell’imprescindibile esigenza che siano garantite al pubblico ministero (p.m.) l’autonomia e l’indipendenza previste per il giudice. Condizione questa non incompatibile con l’eventuale separazione delle rispettive carriere. Quel che non ritengo accettabile è l’ipotesi di un p.m. inquadrato in una qualsiasi struttura gerarchica risalente al potere esecutivo. Il p.m. non deve curare solo gli interessi dello “stato apparato” ma , secondo la sua primaria missione, “veglia all’osservanza delle leggi”. Ed è proprio l’osservanza delle leggi la condizione essenziale di garanzia dei diritti di tutti. Conseguentemente tale funzione non può subire interferenze esterne, neanche ad opera di organi dell’apparato statale. E tale esigenza è avvertita non tanto e non solo nella fase processuale quanto ed ancor più nella fase di acquisizione della notizia di reato e, segnatamente, in quella molto delicata della ricerca della notizia di reato. E’ quindi vitale che tale funzione sia attribuita ad un organo soggetto soltanto alla legge. Ogni altra condizione non garantirebbe, neanche in linea teorica, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Concetto questo che si correla strettamente con quello, parimenti imprescindibile, dell’obbligatorietà dell’azione penale che , ove tale non fosse, si offrirebbe il fianco a facilmente comprensibili arbitrarietà, a prescindere dal soggetto eventualmente destinatario di tale facoltà.
Tanto premesso ritengo doveroso un minimo commento a talune Tue affermazioni.
Quanto al fatto che giudici e magistrati del pubblico ministero, per il fatto di appartenere al comune ordine giudiziario, siano “proclivi ad intendersi” ritengo che se ciò è in linea teorica possibile, ed in talune circostanze anche in linea di fatto, tuttavia l’affermazione è sostanzialmente contraddetta dalle statistiche degli esiti processuali. Mi sembra che le assoluzioni non richieste dai pubblici ministeri costituiscano una quota parte non trascurabile del tutto. E ciò contraddice anche l’affermazione secondo la quale il difensore sarebbe “emarginato a comparsa”. La parità di condizioni tra accusa e difesa è oggi adeguatamente garantita dal vigente codice di procedura. Se poi la difesa non si avvale di strumenti a sua disposizione, quale quello importantissimo delle indagini difensive,è questione che riguarda solo la medesima, anche se mi sembra che tale pratica stia assumendo una diffusione crescente, come dimostrano le recenti cronache di note vicende giudiziarie.
(segue …….)
Quanto poi ai rapporti tra p.m. e polizia giudiziaria(p.g.) debbo considerare che:
RispondiElimina• il vecchio rapporto giudiziario conteneva atti fidefacenti essendo tale qualità coerente con l’allora vigente sistema inquisitorio del quale, credo, siano in pochi ad avere nostalgia. L’attuale processo accusatorio postula, invece, che la prova debba formarsi in dibattimento nel contraddittorio delle parti e ciò è chiaramente incompatibile con l’acquisizione della prova al di fuori del processo. Il che mi sembra coerente ed adeguato, a meno di voler tornare indietro nella storia;
• l’affermazione che il p.m. “poliziotto” invada campi affidati all’esecutivo mi trova ugualmente dissenziente giacché alle forze di polizia sono attribuite le funzioni di polizia amministrativa e di pubblica sicurezza, mentre quelle di polizia giudiziaria, essendo funzionali al processo penale,sono e sono sempre state affidate alla direzione del p.m.;
• quanto alla condizione della polizia giudiziaria costretta in ambiti meramente esecutivi delle direttive del p.m., sicuramente riconoscibile nel testo originario del codice, è stata significativamente modificata, a favore della p.g., con la legge 26/3/01 n. 128 sicché oggi il terzo comma dell’art. 348 C.P.P. prevede che la p.g., dopo l’intervento del p.m., ne esegue le direttive “…ed inoltre svolge di propria iniziativa, informandone il pubblico ministero,tutte le altre attività di indagine per accertare i reati ovvero richieste da elementi successivamente emersi e ne assicura le nuove fonti di prova”. Peccato che non tutti gli operatori di p.g. ne tengano sempre e validamente conto.
Quanto, poi , all’affermazione che il p.m.” interpreta la legge” trovo naturale che ciò sia giacché caratteristica della stessa è la sua ineliminabile astrattezza. Tutti gli operatori del diritto sono chiamati ad interpretare la legge,p.g. compresa, e più di tutti i giudici i quali pure offrono interpretazioni anche divergenti. Non per nulla il sistema contiene in sé i necessari meccanismi correttivi costituiti dai diversi mezzi di impugnazione. L’essere quello giurisdizionale un potere diffuso assicura al cittadino l’affidabilità della Giustizia perché consente anche di correggere quelle patologie sempre possibili in tutte le azioni umane. Noi stessi non ne siamo immuni.
Ciò considerato e sperando anche di aver fornito qualche elemento utile per i dubbi dell’amico Ettore, concludo confermando i concetti espressi in premessa che mi vedono condividere unicamente l’ipotesi della separazione delle carriere.
Un forte abbraccio,
Emanuele Sticchi
Caro Emanuele, Pizzichino carissimo, ero sicuro di non trovarti completamente d'accordo e, credimi, anche per questo ho sollecitato il tuo pregevole intervento. Alimentare una dialettica credo sia utile e partecipativo. Come non darti ragione, Emanuele, in linea teorica? E' nella applicazione pratica che molte tue giuste considerazioni, sentite in ogni luogo, soprattutto quando parlano magistrati
RispondiEliminainteressati, alimentano notevoli perplessità. Un PM, non deve essere inserito in una struttura gerarchica facente capo all'Esecutivo ( io infatti riterrei giusto inserirlo nella Avvocatura dello Stato) ma neanche deve avere una discrezionalità che può tranquillamente sconfinare nell'arbitrio senza che si debba rispondere di nulla! Ed in questo confermo tutto ciò che ho detto. Un magistrato del PM che non viene nemmeno sottoposto nemmeno ad un controllo psicologico (come l'ultimo poliziotto o CC), per il semplice fatto di aver vinto il Concorso ha un potere discrezionale enorme, specie nella fase delle Indagini Preliminari quando il clamore mediatico si fa più sentire. La legge, quando la interpreti, la porti un po'dove vuoi, e puoi vedere un reato grave dove un altro non lo vede o puoi non vederlo dove tutti lo vedono. I controlli all'interno dell'apparato giudiziario sui provvedimenti presi sono non facili, soprattutto nei piccoli centri ove i giudicanti ed i PM (magari originari del posto - per loro è possibile) si conoscono da bambini,passano insieme il tempo libero etc. etc. L'osservanza delle leggi in modo "obiettivo" (garanzia per tutti come dici tu)
non è facile e la componente "personalistica" non è da trascurare. Ti basti sapere che nella stessa procura ho trovato chi sosteneva che un certo comportamento della polizia (giudiziaria ovviamente!) doveva essere scontato e chi asseriva al contrario, che quel comportamento poteva essere censurato come reato! Le indagini del difensore (?)
prova a farle e vedi che è facile ti trovi (se va
bene)un bell'avviso di garanzia! Con la vecchia procedura, caro Emanuele, non credo si tornerebbe indietro nella Storia, specie se si considera che la nuova è stata adottata quando gli stessi americani
stavano pensano di introdurre nel loro ordinamento il nostro sistema. Quanti viaggi inutili per altrettanto marginali testimonianze si eviterebbero
per il nostro personale e per tutte le forze di polizia! Le diverse interpretazioni ed i mezzi correttivi previsti nel sistema non credo siano sufficienti. Si pensi al povero MANNINO assolto dopo venti anni dall'infame accusa di associazione mafiosa... In sostanza, è necessaria -da subito- una maggiore azione di controllo specie nelle INDAGINI PRELIMINARI ed un più approfondito controllo (test psicologici e psichici compresi) per chi accede alle funzioni di magistrato. E non solo, chi di loro agisse con colpa grave o peggio, con dolo, dovrebbe essere chiamato a rispondere del proprio operato con procedimenti più incisivi rispetto agli attuali, che,sia in caso di violazioni giudiziarie che disciplinari,prevedono interventi dei loro colleghi.
Chiudo un po' in fretta, chè sono in ferie, ma l'argomento merita, lo riconosco, notevoli approfondimenti (visto che anche la politica non ha saputo fin ora trovare soluzioni) che alla lunga potrebbero divenire un po'pesanti in un blog. Caro Pizzico, spero di rivederti presto e continuare il nostro discorso che potrebbe essere comunque partecipato ai colleghi. Un abbraccio a Te ed a tutti i colleghi del 150 corso Carlo MORI
Ciao ragazzi, oggi ho ripreso il lavoro ed ho riaperto il nostro Blog. L'argomento è tanto interessante quanto tecnico e per questo, a mio avviso, non ha ricevuto, in termini numerici, i commenti che meritava. Da "addetto ai lavori" la penso come Emanuele; si alla divisione delle carriere ma assoluta autonomia rispetto all'esecutivo. L'idea di una magistratura inquirente inserita nell'avvocatura dello Stato è senz'altro buona (i concorsi per l'avvocatura dello Stato sono seri come quelli per la magistratura) ma si dovrebbero rivedere le dipendenze gerarchiche. Capisco che oltre alla preparazione scolastica si dovrebbero verificare anche gli aspetti psicologici e caratteriali (a Milano lavora un giudice che, nel 1977, avevo avuto come sottotenente e al quale avevo fatto delle pessime note caratteristiche) ma nel complesso ho maturato un'ottima considerazione sull'equilibrio della maggior parte dei giudici che ho conosciuto. A differenza di tanti miei colleghi che fanno solo penale, non mi sono mai sentito in posizione di inferiorità rispetto al PM e, nel rapporto con il giudicante, le posizioni sono sempre state paritarie. Nelle fattispecie da me analizzate, ho spesso riscontrato lacunoso e superficiale il lavoro della polizia giudiziaria e, almeno per la mia esperienza personale, non credo che ciò fosse dovuto alle direttive del PM il quale, al contrario, prende abbagli perchè male informato. Nell'anno in corso ho avuto tre assoluzioni con formula piena nei confronti di tre militari (due presso il tribunale militare ed uno presso quello ordinario) e vi garantisco che l'accusa è franata grazie alle lacune emerse nelle relazioni e nelle indagini espletate dal capitano dei Carabinieri di Solbiate Olona.
RispondiEliminaIl problema emerso nelle discussioni che hanno animato il nostro blog non è, comunque, tecnico ma politico ed è racchiuso nella convinzione, esternata anche da Ettore, che la magistratura sia una casta così potente da poter far cadere un governo legittimamaente eletto. Sulla base di questa convinzione i processi di tangentopoli, P2, P4 etc etc. non avrebbero lo scopo di colpire i malfattori ma di destabilizzare la maggioranza di turno. Io non la penso così e, anche se ho subito personalmente un errore giudiziario riconosciuto tale dopo dieci anni, ho stima e fiducia nella maggior parte dei giudici e dei PM che ho conosciuto e ai quali attribuisco un unico grosso e generalizzato difetto..lavorano poco.
Un abbraccio
Francesco
Caro Francesco, cari tutti, rimango fermamente convinto delle mie idee. Innanzi tutto, in un caso come quello in esame, non è possibile dividere l'aspetto tecnico da quello politico quando siamo difronte ad un potere così forte
RispondiEliminache ormai, è evidente, sovrasta e può condizionare gli altri. I processi che tu , Francesco, hai ricordato.. il caso P2 fu di natura politico-mediatica e non processuale. Solo dopo anni e pressioni politiche si arrivò ad un processo che vide assolti, in tutti i gradi, tutti gli imputati perchè"il fatto non sussiste" (ma nessuno lo ricorda)...la P4 (è un nome che non compare in nessuna carta processuale)..vedremo comunque come andrà a finire.. Tangentopoli poi, vide le assoluzioni prevalere abbondantemente sulle condanne e se ci fu qualcuno che approfittò e continua ad approfittare di quella circostanza, politicamente..sappiamo chi è.. e non credo sia
quel grande onesto che vuol sembrare. Non credo poi che possa essere determinante una esperienza di una singola difesa.. a fronte di tante esperienze..ma, ne parleremo a voce! Comunque non dovrebbe sfuggire la sensazione di un sempre più agguerrita difesa, almeno apparentemente, corporativa, da parte dei magistrati, dei loro poteri e dei loro diciamolo pure, dei loro privilegi. Prova a sfiorarli! Ok, a presto! Carlo MORI
Carissimo Carlo, sarà per me un piacere parlare personalmente con te delle nostre esperienze professionali. Le tue considerazioni sono oggettivamente riscontrabili ma quale corporazione non si autodifende?!. Le assoluzioni seguite ai vari processi mediatici e giudiziari dimostrano, poi, la sostanziale estraneità operativa fra la magistratura inquirente e quella giudicante (anche se condivido con te la convinzione sulla necessaria separazione delle carriere). Il punto focale sta nell'obbligatorietà dell'azione penale da parte della Procura quando ha notizia di reato perchè tutti i processi menzionati hanno avuto un fondamento. Possiamo discutere sull'eccessiva ridondanza mediatica dovuta, in gran parte, alla voglia di protagonismo di molti PM, ma non certo sulla mancanza dei presupposti processuali per le varie imputazioni. Il fatto è che la generale convinzione, espressa anche da te nell'ultimo commento, sull'imprenscindibile coinvolgimento politico della magistratura porta tutti a giudicare questo organo come se operasse al di fuori di qualsiasi legge o regola e non è così perchè sia il diritto processuale che quello sostanziale, ai quali la maggior parte dei giudici si attengono, è fatto da politici. Questa, a mio avviso errata, convinzione rafforza il legame ideologico con il gruppo politico di appartenenza facendo diventare onesto e vittima anche chi l'onestà non sa nemmeno che esiste.
RispondiEliminaSono per la separazione delle carriere perchè, per me, chi si abitua ad interpetare la legge a favore di una parte (accusa o difesa), non può facilmente cambiare "cappello" e mettersi a giudicare con equità.
Ritengo che la magistratura abbia moltissimi privilegi in termini economici ed operativi (lavorano veramente poco) ma mi e ti chiedo, chi li ha concessi?
Un abbraccio
Francesco
Caro Carlo senza dubbio sono molto ottimista e, tendenzialmente, tendo a giustificare più che a giudicare ma, normalmente, le mie conclusioni si basano su esperienze pratiche più che teoriche. Credo che la stessa cosa valga anche per te e, per questo, cercherò di analizzare in maniera ancora più approfondita gli argomenti trattati. Ti ringrazio per la risposta e ti saluto con affetto.
RispondiEliminaFrancesco
Ok Francesco, sarà sempre un piacere colloquiare con te. Riprenderemo il discorso. Forse esagero sul notevole potere assunto e concentratosi nelle mani dei Magistrati, che peraltro dispongono di loro rappresentanti (ed in ruoli tutt'altro che marginali) anche nella politica ove fanno da ottima, per loro,"sponda".... ma comunque.. un po' di ottimismo per il futuro bisogna averlo! E' anche loro interesse apportare dei correttivi.
RispondiEliminaUn abbraccio e.. a presto! Carlo