lunedì 25 luglio 2011
Rispetto
"La Morte ha avuto ragione di un’altra Vita italiana in un paese lontano .
Cerco di mettermi nelle vesti di un qualsiasi genitore, delle mogli, dei figli grandicelli, delle fidanzate, dei fratelli e delle sorelle di quei ragazzi che ogni giorno , ne sono sicuro, si chiedono che cosa riservi loro il destino.
La loro vita deve scorrere diversamente da quella che mi vede, ci vede, ogni giorno attivi in questa società del benessere. Uno di quei parenti sa per certo che nessuna delle agiatezze riservateci può essere goduta dal familiare in missione.
Nulla e' uguale al nostro modo di vivere, ma non deve essere questo il loro problema.
Come sempre il rischio di chi lo corre e la paura di quelli che restano sono in qualche modo metabolizzati ed esorcizzati, pur restando integri ed incombenti nelle loro coscienze. E , cosi, le loro giornate non possono essere spensierate né avere quegli sprazzi di serenità che ognuno di noi ha, pur in presenza di problematiche incombenti, di familiari lontani, di situazioni critiche che un sorriso riescono a strappartelo, comunque .
Ma deve essere difficile pensare che analoghi sentimenti possano albergare tra chi ha un parente in missione. Le notizie brutte hanno sempre, in quei casi, la veste di una uniforme, di più uniformi che, con grande partecipazione , si stringono in una comunione di sentimenti.
Ma, mi chiedo, quando fortunatamente, ed e' la stragrande maggioranza dei casi, ciò non si verifica, siamo certi che le sollecitazioni non abbiano comunque modificato anche il modo di essere di chi e' in attesa del rientro del proprio Caro?
A queste persone sconosciute e forse poco considerate , che prendono corpo solo quando offrono il loro dolore e la loro considerevole dignità a testimoni scomodi della loro tragedia, vuole oggi andare, con il mio pensiero, la simpatia e la più alta considerazione per ciò che essi rappresentano nel sostegno ai loro Cari ed alla Nazione tutta”.
Vi abbraccio,
Carlo Minchiotti.
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Caro Carlo non ci sono commenti al tuo pensiero ma solo condivisione. Credo che la sofferenza meno sopportabile su questa terra sia quella di sopravvivere al morte di un figlio.
RispondiEliminaTi abbraccio
Francesco
Non si può non essere d'accordo con la profonda e sentita riflessione di Carletto; così come non si può che convenire con quanto ha scritto Francesco.
RispondiEliminaPurtroppo, noi umani che ci vantiamo di essere la migliore e la più riuscita creatura, addirittura ad "immagine e somiglianza" del Creatore, siamo capaci anche di questo: invertire l'ordine naturale delle cose che vuole siano i figli a sopravvivere ai padri.
Vi abbraccio,
Ettore.
Caro Carlo, la tua riflessione mi ha colpito al punto che, dovendo scrivere un editoriale per il periodico dell'Istituto del Nastro Azzurro, ha deciso di cambiare l'argomento ed ho trattato dei nostri Caduti, citando integralmente quanto hai scritto. Sei d'accordo che venga pubblicato in tuo pensiero ed il tuo nome? Dovresti rispondermi per favore entro domani perchè il giornale va in tipografia, anche se uscirà a settembre. Grazie
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