Ho letto l’articolo della Casoli sulla nomina del Gen. Graziano quale capo di SME, ritengo di non concordare su alcuni punti, ma andiamo in ordine.
Anch’io, naturalmente, ho mosso i primi passi da Ufficiale con le procedure di “alta tecnologia” che prevedevano di operare sul carro armato con il fil di ferro e con la bottiglietta del succo di frutta per aiutare i motorini di avviamento degli M47 più restii ad andare in moto alle 5 del mattino!

Chiaramente dopo la Scuola di Applicazione pensavamo di trovare un ambiente più adeguato a chi aveva frequentato un corso di studi più da ingegnere che da “meccanico”! Ma quegli studi ci consentirono di avere nei confronti dei nostri carristi (molti con licenza elementare, alcuni con licenza media e pochissimi con frequenza di scuola media superiore, ma tutti già con qualche anno di lavoro) un vantaggio culturale che ci permetteva di rimettere le cose a posto quando dal punto di vista pratico (interventi meccanici) avevamo chiare difficoltà. Il gap, che ci metteva in difficoltà nei confronti dei soldati, chiaramente si riduceva nel tempo con l’esperienza. Ricordo questo passaggio per dire che alla fine avevamo tutti gli strumenti per Comandare. La nostra leadership non era messa in discussione perché nell’Esercito dell’epoca, che aveva il compito primario di addestrare i soldati di leva, potevamo gestire con professionalità le nostre risorse. Sono sicuro che le stesse impressioni iniziali le abbiano provate anche i nostri colleghi di corso delle altre armi, anche se con sfumature diverse. Quell’Esercito non aveva bisogno di grandi ristrutturazioni, ma di pochi adeguamenti legati alla tecnologia e a esigenze di carattere sociale.
La premessa è indispensabile per dire che ho un grande rispetto per i giovani Ufficiali. Questi oggi giungono ai Reparti trovando risorse umane molto diverse da quelle che abbiamo trovato noi (molto più preparate, sia culturalmente sia professionalmente), ma soprattutto devono impiegare i loro dipendenti in operazioni fuori area. Il nemico una volta era “Arancione”, oggi non è più rappresentato ma è presente e non ha remore a impiegare qualsiasi strumento per colpire e non tiene conto di nessuna regola/dottrina! Ritengo che i nuovi Comandanti percorrano una strada più complessa di quella che abbiamo percorso noi.
Il tempo è passato e la nostra cultura ci consente anche di fornire un pensiero sulla scelta del futuro Capo di SME. Parlo dell’opportunità della scelta perché non si discute la figura del Gen. C.A. Claudio Graziano, brillantissimo generale che ho avuto modo di conoscere e con il quale ho lavorato, quando formammo un gruppo di lavoro per la sperimentazione dell’attuale logistica. L’ho apprezzato per la determinazione e le competenze che ha.
Qualcuno chiede che la F.A. fornisca certezze e non ci siano situazioni di incertezza. Questa idea andava bene quando l’Italia aveva le risorse per permettersi un Esercito corposo. Oggi c’è l’esigenza di “risparmiare” per bilanci impossibili dovuti a una crisi evidente, che non consente più di pensare a un Esercito come quello che abbiamo. Quindi ben venga un Capo di SME che abbia idee nuove per innovare e il coraggio per imporre le scelte che dovranno essere dolorose. Sarà quindi necessario che anche gli altri Gen. di C.A. condividano le scelte e le sostengano, così come molti fecero (purtroppo non tutti) con Il Gen. Cervoni, quando questi ristrutturò l’Esercito alla fine degli anni 90. Non possiamo pensare che la nostra Forza Armata sia immobile mentre tutte le grandi aziende si adeguano ai tempi.
L’anzianità fa grado? Penso proprio di sì. Ecco perché possiamo criticare la scelta del Ministro. Il Gen. Graziano merita l’incarico che ricoprirà dal 6 dicembre, ma dovrà gestire molti generali di vertice più anziani di lui! Generali che non avranno più stimoli e che, non potendo aspirare al vertice dell’Esercito, potrebbero non sacrificarsi per raggiungere gli obiettivi operativi che il Capo fisserà. È possibile che non si sia potuto individuare un generale più anziano per ricoprire la massima carica? Tenendo anche conto che l’età del Gen. Graziano gli avrebbe permesso di raggiungere il vertice in futuro. La mia considerazione non vuol togliere nulla al Capo in coming, ma mette in discussione l’opportunità della scelta. Una grande industria può scegliere il suo top manager individuandolo tra quelli che si fanno notare anche in altre società, da noi questo non è possibile. La nostra dirigenza si forma nell’ambito della stessa organizzazione. L’anzianità è importante, così come lo è l’aspirazione che un Ufficiale deve avere. Ricordo che alcuni anni fa fu nominato al vertice delle FOTER un Generale meno anziano di un Comandante dipendente, quest’ultimo non gradì la nomina e si fece sostituire, al cambio, con un gesto inqualificabile, non si presentò in disprezzo del suo Comandante! Pertanto precedenti pericolosi ce ne sono già stati! Si poteva fare meglio!
Andrea Caso